Sanità, in Calabria il 7,3% delle famiglie ha rinunciato alle cure
È ancora un quadro preoccupante quello che emerge dall’ultimo report della Fondazione Gimbe
In occasione dell’approvazione dell’ultimo Dpcm anche a Reggio Calabria tanti sono scesi in piazza per protestare contro le misure restrittive e l’inserimento della Calabria nella cd “zona rossa”. Pur comprendendo le difficoltà economiche di esercizi e commercianti, che auspichiamo possano essere sostenuti dai ristori promessi, stupisce che simili manifestazioni siano state così partecipate, mentre le iniziative volte a garantire l’erogazione di servizi sanitari abbiano visto i cittadini spesso assenti.
Non si può più ignorare la drammaticità dell’attuale momento storico: le file fuori dagli ospedali, da Milano a Napoli, attestano, ove ve ne fosse bisogno, che il problema non è poter uscire regolarmente di casa, ma semmai limitare le uscite per evitare il contagio. Eppure sui social girano i video della movida dell’ultimo fine settimana, segno di scarsa responsabilità, mentre sarebbe opportuno attenersi alle regole imposte dalla pandemia per evitare il peggio in tutto il Paese.
Questo non può essere nè il tempo delle strumentalizzazioni, magari a tutela di interessi privati o di pochi, né tantomeno delle divisioni politiche, bensì quello da utilizzare per lavorare insieme facendo ciascuno la propria parte e facendola al meglio, perché la situazione non sfugga di mano. Perchè anche in Calabria i numeri dei contagi sono aumentati di parecchio e continuano a crescere, così come i decessi, le attese per i tamponi sono sempre più lunghe e per poterne disporre in tempi rapidi bisogna rivolgersi ai privati. Siamo zona rossa proprio perché la sanità non è stata capace di riorganizzarsi neanche per l’emergenza Covid-19.
Il dato reale è che in Calabria la situazione delle strutture e dei servizi sanitari è drammatica. Ma ancor di più lo sono le strutture ospedaliere della nostra Città Metropolitana: il G.O.M. (unico Hub Dea di II livello), i due Presidi Ospedalieri di Locri e di Polistena (entrambi Spoke Dea di primo livello) – di cui non sono ancora chiare le competenze – e i due Ospedali (di I intervento) di Melito P.S. e di Gioia Tauro.
I tamponi del territorio cittadino vengono esaminati con gran ritardo a causa del numero elevato in rapporto all’esiguità del personale e la Procura ha aperto un’apposita inchiesta per il mancato tracciamento dei positivi al Covid da parte dell’ASP. Si sa che in tempo di pandemia, anche la corretta raccolta dei dati è fondamentale sia per definire la strategia sia per informare correttamente i cittadini che devono sostenere le scelte effettuate.
In questi giorni abbiamo assistito alla penosa vicenda dell’avvicendamento del Commissario ad acta per l’attuazione del Piano di rientro del disavanzo del settore sanitario della Regione Calabria, con le dimissioni del Gen. Cotticelli ed a seguire la nomina del dr. Zuccatelli, candidato alle ultime politiche con LEU, già interno al sistema sanitario calabrese ed ancor meno rassicurante per i cittadini che giustamente da più parti chiedono di meglio.
Un Commissariamento iniziato dal 2010 a seguito dell’approvazione nel 2009 del Piano di rientro da parte della Giunta regionale a guida Loiero, incarico assegnato per alcuni anni al Presidente pro -tempore della Regione Calabria Scopelliti quindi, dopo un breve periodo del Gen. Pezzi, transitato all’Ing. Scura e, infine, nel 2018, al Gen. Cotticelli.
Oggi la via da seguire è abbastanza chiara: la sanità dev’essere affidata ad un manager che abbia già dato prova di capacità di direzione e/o risanamento di aziende di simili dimensioni, non un politico, nè un soggetto coinvolto da interessi privati o collegato a quei centri di potere che di fatto hanno influenzato le scelte sanitarie depredando il territorio dei servizi essenziali, né tantomeno già implicato in inchieste e vicende giudiziarie. Così come il gruppo di lavoro va rinnovato.
Della mancata attuazione del cd Piano Covid non ne hanno mai parlato né i politici, né gli addetti ai lavori: i cittadini lo hanno appreso solo grazie ad un’incredibile intervista televisiva. Niente né dalla Regione, né dal Comune. Come Laboratorio politico – Patto Civico, nell’articolo “In Calabria è tempo di riprogrammare la sanità” pubblicato il 7 aprile scorso da “Il Dispaccio”, ne avevamo già denunciato la mancata pubblicazione.
Il “Documento di riordino della Rete Ospedaliera in Emergenza Covid-19” in effetti veniva adottato da Cotticelli solo il 18 giugno, integrato il 3 luglio successivo, quindi approvato il 16 luglio dal Ministero della Salute. Il documento prevede:
- per il GOM una dotazione aggiuntiva di n. 20 posti di Terapia Intensiva (oltre i 24 già attivi) e di 27 posti di Terapia Semi-intensiva, un Pronto Soccorso dedicato e tre mezzi di soccorso avanzato;
- per l’Ospedale di Locri una dotazione aggiuntiva di n. 8 posti di Terapia Intensiva (oltre i 10 già attivi) e di 4 posti di Terapia Semi-intensiva, con ampliamento del Pronto Soccorso dedicato; per l’Ospedale di Polistena una dotazione aggiuntiva di n. 6 posti di Terapia Intensiva (oltre i 12 già attivi) e di 6 posti di Terapia Semi-intensiva, con realizzazione del Pronto Soccorso dedicato.
Numeri che appaiono comunque minimali, 71 all’Azienda Ospedaliera per il GOM e 46 all’ASP per gli ospedali di Locri e Polistena, per un totale di n. 117 posti letto.
Ad oggi i cittadini non hanno ancora chiaro cosa sia stato realizzato di quanto previsto. Dalla stampa sappiamo che presso il GOM ci sarebbero ricoverati 75 pazienti (di cui 5 in Terapia Intensiva). Nel contempo il reparto ortopedia è stato chiuso per Covid, così come un piano del reparto medicina del Morelli, mentre il reparto OBI (Osservazione Breve Intensiva) è in grande sofferenza con permanenza dei pazienti otre i tempi programmati. Non risulta essere stato assunto personale in supporto, né alcuna iniziativa volta al rafforzamento della medicina territoriale per alleggerire quella ospedaliera. Quale la tempistica per l’utilizzo dei fondi, chi ne curerà l’impiego? Quante assunzioni programmate, con quali qualifiche, per quali reparti? Sono state acquistate le tre ambulanze per il G.O.M.? Le strutture dispongono di respiratori e bombole di ossigeno in numero sufficiente? Queste e tante altre le domande a cui va data urgente risposta.
I cittadini hanno diritto di sapere. E chiedono che tutti i livelli politici locali, invece di rimpallarsi le responsabilità, promuovano un Tavolo stabile di lavoro per collaborare in modo continuativo, assumendo decisioni condivise e mettendo a servizio di tutti strumenti, personale e competenze per far fronte nel miglior modo possibile, in spirito di coesione, al difficile momento storico.
Maria Laura Tortorella
Laboratorio politico – Patto Civico
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