Avvenire di Calabria

Tregua a Gaza: i cristiani di Gaza scrivono a Papa Francesco, “grazie per l’aiuto!”. Romanelli (parroco), “molti non riconoscono più il quartiere dove vivevano”

di Redazione Web

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“Siamo tanto felici nel ringraziare Papa Francesco per il suo continuo aiuto e gli sforzi profusi a nostro favore. Dal profondo del nostro cuore, lo ringraziamo e chiediamo al Signore di benedire lui e il suo lavoro spirituale e umanitario a Gaza e in tutto il mondo”: è il testo del breve messaggio che la parrocchia latina della Sacra Famiglia, l’unica cattolica di Gaza, ha inviato a Papa Francesco. A renderlo noto è il Patriarcato latino di Gerusalemme, che oggi ha diffuso un’intervista al parroco, padre Gabriel Romanelli, in seguito all’annuncio del cessate il fuoco a Gaza. “Il rumore delle esplosioni e dei droni è finalmente cessato, offrendo sollievo a molti. Diversi fedeli – spiega il parroco di origini argentine – hanno lasciato la parrocchia per controllare le loro case o ciò che ne rimaneva. Alcuni hanno scoperto che sono state completamente distrutte, mentre altri non riescono a più localizzarle e persino a riconoscere i quartieri in cui un tempo vivevano”. “Il cessate il fuoco – racconta il religioso – ha destato emozioni di gioia e speranza. È un passo avanti significativo, che offre speranza, ma non segna la fine del conflitto. Preghiamo affinché questo sia l’inizio di una pace duratura. Facciamo affidamento sugli sforzi internazionali per porre fine alla guerra e concentrarci sul futuro del Medio Oriente e della Terra Santa”. Davanti adesso c’è l’enorme opera di ricostruzione, materiale e morale della Striscia e dei suoi abitanti: “La prima fase della ricostruzione, che dovrebbe durare 42 giorni, è piena di sfide – rimarca il parroco -. Le persone cercano disperatamente aiuti per far fronte a gravi carenze di beni essenziali come acqua, carburante e cibo. Le difficoltà sono palpabili, ma lo sono anche la speranza e la resistenza, mentre la comunità si aggrappa alla possibilità di tornare a una sorta di normalità”. La parrocchia, sin dall’inizio della guerra, è sempre stata impegnata a dare aiuto a chi era più nel bisogno, non solo cristiani, ma anche famiglie musulmane delle zone vicine alla chiesa.

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