La diocesi di Mileto-Tropea-Nicotera ha voluto omaggiare la memoria del Servo di Dio con una tre giorni di spiritualità
Tropea ricorda il pio transito di don Francesco Mottola
Particolarmente sentita è stata la veglia che ha consentito a tantissimi fedeli di conoscere più da vicino la figura del sacerdote
di Zaira Sorrenti
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Tropea ricorda il pio transito di don Francesco Mottola: tre giorni di preghiera per la comunità di Tropea per il Servo di Dio.
Tropea ricorda il pio transito di don Francesco Mottola
La veglia
“Sulla barca di Gesù con don Mottola” è stato il primo dei due momenti di preghiera proposto alla comunità tropeana dalla famiglia degli Oblati e delle Oblate del Sacro Cuore, svoltisi entrambi nel convento “La Sanità” dei Frati Minori di Calabria, per ricordare, come ha sottolineato don Felice Palamara, la vicinanza di don Mottola al santo di Assisi; lui che fu anche terziario francescano.
La veglia divisa in tre parti ha avuto il suo centro nell’adorazione di Gesù Eucarestia, accolto con ceri accesi dall’assemblea orante. I brani del vangelo scelti per la meditazione, commentati con gli scritti di don Mottola, hanno invitato ad un affidamento sincero e totale alla volontà di Dio che avviene, innanzitutto, “sgretolandosi” fino alla distruzione di sé – come suggeriva il Servo di Dio “togliendo almeno una pietra al giorno” e tenendo lo sguardo fisso al cielo: per questo ciascuno è stato invitato a gettare nelle reti da pesca, che circondavano l’altare, sassi, simbolo di un io ripiegato su se stesso che desidera rinnovarsi in Cristo. Come può avvenire il cambiamento? Operando con carità e fede, binomio su cui Don Mottola ha strutturato la sua vita, come ha ricordato il Fratello maggiore dei sacerdoti oblati, don Francesco Sicari
Un momento della Veglia a Tropea
Le parole del parroco
Ripartire da una fede autentica per trasformare la vita e la realtà in cui viviamo. «È un ora grigia, Signore, per la tua chiesa santa» scriveva don Mottola. Preghiera quanto mai attuale, ha sottolineato don Sicari: «possiamo farla nostra oggi in cui viviamo un’ora grigia a livello umano: vediamo l’uomo sempre più sciogliersi e perdere il senso della sua identità e dell’appartenenza; e anche a livello sociale e spirituale». Ma possiamo colorare il presente con i colori della passione e dell’ardore che la fiamma della fede genera: «Così è stato per don Mottola, giovane, uomo, sacerdote appassionato». E poi la carità, ha aggiunto don Sicari: «Quando uno ha Cristo nel cuore non può essere indifferente ai fratelli, perché il fratello è parte di sé. Così ha fatto don Mottola andando nei tuguri tropeani insieme ai giovani portando e diventando lui stesso carezza di Dio per gli altri».
Il rosario
Il giorno seguente, l’incontro dal titolo “Contempliamo don Mottola con Maria”: il rosario guidato da don Giuseppe Vallone. Preghiera amata e recitata da don Mottola fino a poco prima di spegnersi. I misteri, legati alla vita del prossimo Beato, hanno avuto come filo rosso l’amore per i più poveri, amati quali fratelli, figli di Maria, unica Madre.
La celebrazione
Il culmine dei giorni in preparazione al pio transito del Servo di Dio, don Francesco Mottola, è stata la solenne celebrazione eucaristica, presieduta dal Vescovo della diocesi di Mileto-Nicotera-Tropea, mons. Luigi Renzo, nel giorno in cui si fa memoria del suo ritorno alla casa del Padre: «una giornata carica di significato» per la memoria dei Santi Pietro e Paolo, per il ricordo di Don Mottola e per la presentazione di Francesco Colaci al ministero dell’accolitato e per l’ammissione agli ordini sacri, in vista del sacerdozio, di Giovanni D’Angelo e Filippo Grillo, entrambi della parrocchia “Sacra Famiglia” di Vibo Valentia.
Concomitanze che «non possono non rendere contento Don Francesco Mottola, che ha amato la Chiesa e dedicato molti anni alla formazione dei sacerdoti, prima di fondare le famiglie degli Oblati e delle Oblate», ha aggiunto mons. Renzo: «Nella testimonianza dei santi apostoli, Pietro e Paolo, e nel beato don Francesco Mottola possiamo trovare riferimento sicuro e l’entusiasmo per vivere da fratelli e testimoniare al mondo il vangelo». Un aspetto più di altri è stato messo in evidenza dal presule: la devozione di don Mottola al cuore di Gesù che ha generato in lui un amore incondizionato e fedele «fino all’identificazione personale con la sofferenza redentiva di Cristo, come diceva: “Usque ad sanguinem”». Nel suo diario spirituale scriveva: «Nella gioia, nel dolore, nelle vittorie, nel disprezzo, nella calunnia, sempre non mea sed tua volutas fiat!».
L'Adorazione Eucaristica a Tropea
Le parole del vescovo
Prima della benedizione finale, il Vescovo ha consegnato alle comunità della cattedrale di Mileto e della concattedrale di Nicotera e alle case della carità di Vibo Valentia, Limbadi, e alla casa madre di Tropea, una lampada la cui fiamma viene accesa dalla prima lampada offerta alla Serva di Dio, Irma Scrugli, in occasione della traslazione del corpo di don Mottola in cattedrale.
«Questa fiamma sia memoria della testimonianza di vita del venerabile Servo di Dio don Mottola che chiedeva sempre al Signore di essere una lampada che arde. Questa luce che ora risplende nella nostra diocesi ci ricordi l’amabilità e la letizia con le quali sempre la nostra fede deve brillare dando testimonianza a tutti che Dio è la nostra forza e la nostra speranza». Queste parole, pronunciate prima della benedizione finale da don Francesco Sicari, hanno acceso nell’assemblea il desiderio di seguire l’esempio di un testimone che ha percorso le vie di Tropea diffondendo il profumo di Cristo: «una grande commozione. Anche oggi abbiamo sentito don Francesco vicino a noi» ha confidato Lucia, oblata e figlia devota di don Mottola.
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