
Settimana Santa e Pasqua: su Tv2000 celebrazioni, film e documentari
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“Interrompere immediatamente gli attacchi contro i manifestanti pacifici, i giornalisti e mezzi di informazione”. E’ la richiesta di Amnesty International e altre 11 organizzazioni alle autorità turche nella quale si chiede, inoltre, di “garantire il diritto di riunione pacifica e alla libertà di espressione durante le proteste. Le organizzazioni esprimono “forte preoccupazione per la recente intensificazione della repressione da parte del governo nei confronti della libertà di espressione e del diritto di riunione pacifica, in seguito all’arresto del sindaco di Istanbul, Ekrem İmamoğlu. Decine di migliaia di persone continuano a prendere parte alle manifestazioni di massa, perlopiù pacifiche, in tutta la Turchia, nel più grande movimento di protesta dell’ultimo decennio. Le proteste, iniziate nelle principali città, si sono diffuse in tutto il paese, mentre la polizia ha risposto con l’uso illegale e indiscriminato della forza per disperdere la folla. Anche i giornalisti sono soggetti a gravi restrizioni, tra cui arresti e aggressioni fisiche, e le piattaforme di social media sono state sottoposte a pressioni per censurare le informazioni sugli eventi in corso”. Il governo – si legge nella lettera – deve “porre immediatamente fine agli attacchi contro i manifestanti pacifici, smettere di prendere di mira giornalisti e testate giornalistiche e interrompere la repressione della libertà di espressione online”. Inoltre chiedono alle piattaforme social di “adottare misure urgenti per ripristinare l’accesso agli account bloccati che contengono contenuti protetti e di garantire la piena accessibilità dei loro servizi”. Le associazioni ricordano alle autorità turche che, “in base al diritto internazionale dei diritti umani, hanno l’obbligo di rispettare e garantire il diritto di ogni persona alla libertà di riunione pacifica. Eventuali restrizioni a questo diritto devono essere definite con precisione dalla legge, perseguire un obiettivo legittimo e risultare necessarie e proporzionate a tale obiettivo. I divieti assoluti delle proteste sono sproporzionati e ingiustificabili”. Inoltre, “condanniamo fermamente l’uso della forza contro i manifestanti pacifici. L’uso della forza da parte della polizia deve essere strettamente necessario e proporzionato: deve essere impiegata solo la quantità minima di forza indispensabile, e, chi ne fa uso, deve essere sempre chiamato a risponderne. Chiediamo alle autorità di garantire che qualsiasi accusa di uso illegale della forza e di altre violazioni dei diritti umani da parte delle forze di sicurezza, comprese violenze di genere, torture e maltrattamenti inflitti ai manifestanti, sia oggetto di un’indagine efficace, imparziale e tempestiva”. Nela lettera si sottolinea anche che i social media rappresentano uno degli ultimi canali attraverso i quali le persone in Turchia possono “accedere a voci indipendenti” e dove le persone attiviste e i giornalisti possono “esprimere le proprie opinioni in modo relativamente libero”. In risposta alle proteste di massa, le autorità hanno imposto “severe restrizioni ai social media e alle applicazioni di messaggistica, ordinando alle piattaforme di bloccare i contenuti relativi alle proteste”. “Le autorità – scrivono – devono astenersi dall’utilizzare mezzi legali ed extralegali per esercitare pressioni sulle piattaforme social affinché censurino contenuti online in violazione degli obblighi internazionali in materia di diritti umani, in particolare i contenuti di natura politica, che godono del massimo livello di protezione. La Turchia deve garantire un accesso libero e senza restrizioni a Internet e revocare tutti gli ordini illegali di blocco degli account social di chi esercita il diritto alla libertà di espressione per criticare le autorità”. Da qui l’appello alle piattaforme di social media affinché “resistano alle pressioni politiche e si astengano dal limitare l’accesso a espressioni tutelate. Invece di accettare passivamente gli ordini di blocco, esortiamo le piattaforme a intraprendere tutte le azioni possibili per limitarne l’ambito e la durata, inclusa la contestazione della loro legittimità in sede giudiziaria”.
Fonte: AgensirSettimana Santa e Pasqua: su Tv2000 celebrazioni, film e documentari
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