
Il segreto di Francesco. La riflessione dell’arcivescovo Morrone sul Papa venuto «dalla fine del mondo»
Un momento di intensa comunione ecclesiale ha riunito la comunità diocesana di Reggio Calabria –
Il 20 aprile del 1993 nasceva al cielo don Tonino Bello, vescovo di Molfetta e presidente di Pax Christi. A distanza di trent'anni la sua profezia di pace è ancora attuale.
Monsignor Antonio Bello, per tutti "don Tonino" ha lasciato prematuramente la vita terrena esattamente 30 anni fa. Il 20 aprile sono in molti a ricordarlo.
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Don Tonino Bello «ha saputo interpretare un linguaggio capace di aprire i cuori al bene e alla solidarietà. Parlava in modo chiaro e comprensibile alle persone, era capace di aprire i cuori all’amore di Dio e dei fratelli. Non è stato soltanto profetico, perché non ha semplicemente atteso in vita qualcosa che ancora non c’era. Piuttosto ha saputo cogliere il bene che è già presente nel popolo di Dio e lo ha servito fino alla fine». Questo il ricordo di monsignor Giuseppe Baturi, arcivescovo di Cagliari e segretario generale della Cei.
Baturi, nel ricordare ancora monsignor Bello, auspica che «la capacità di coniugare l’amore in Dio e la fiducia in Lui, perché don Tonino era uomo di fede, con il servizio ai fratelli sia talmente diffusa da trasformare l’Italia. Santa Caterina diceva: "Se sarete quello che dovete essere, metterete fuoco in tutto il mondo". E ce n’è davvero bisogno».
Per il Segretario della Cei, infime, c'è ancora necessità di «guardare ai grandi esempi come don Tonino». Questo, aggiunge, «ci deve aiutare a scoprire anche gli esempi sconosciuti di dedizione e di amore nelle nostre comunità. Tanta gente dà la vita in maniera totalmente gratuita e ne ignoriamo persino il nome».
Semplicemente: «Grazie don Tonino». Il vescovo di Cassano Jonio e vice presidente della Cei, monsignor Francesco Savino è stato di monsignor Bello un amico fraterno. In occasione del trentesimo anniversario della morte di don Tonino Bello, lo ricorda «sui cornicioni, ovvero la metafora della conversione permanente», condividendone uno dei suoi più celebri pensieri sul tema.
Scriveva don Tonino Bello: «È difficile per noi rimanere sulla corda, camminare sui cornicioni, sottoporci alla conversione permanente. Amiamo pagare una volta per tutte. Preferiamo correre soltanto per un tratto di strada. Ma poi, appena trovata una piazzola libera, ci stabilizziamo nel ristagno delle nostre abitudini, dei nostri comodi. E diventiamo borghesi».
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«Il cammino - ancora don Tonino Bello - come costume ci terrorizza. Il sottoporci alla costanza di una revisione critica ci sgomenta. Affrontare il rischio di una itineranza faticosa e imprevedibile ci rattrista. Lo Spirito Santo, invece, ci chiama a lasciare il sedentarismo comodo dei nostri parcheggi, per metterci sulla strada subendone i pericoli. Ci obbliga a pagare, senza comodità forfettarie, il prezzo delle piccole numerosissime rate di un impegno duro, scomodo, ma rinnovatore».
Un momento di intensa comunione ecclesiale ha riunito la comunità diocesana di Reggio Calabria –
L’evento quest’anno assume un significato ancora più profondo, intrecciandosi con il lutto che ha colpito la Chiesa universale.
Domani, domenica 27 aprile, torna in edicola e in parrocchia Avvenire di Calabria con un