Avvenire di Calabria

Dall’igiene personale sino alla mensa e refettorio: così i giovani si sono messi totalmente in gioco

A servizio degli ultimi: «Ringrazio Cucullaro»

Federico Minniti

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Nuova tappa del percorso de L’Avvenire di Calabria sul Soggiorno Sociale 2017. Dopo aver raccolto tantissime testimonianze sull’esperienze pregresse, questa volta il settimanale ha deciso di vivere in prima persona i giorni di Cucullaro. In questa pagina potrete leggere tantissime storie che parlano di un appassionato e gratuito servizio al prossimo. Si tratta di una minima parte del caleidoscopio di emozioni ed aneddoti che in una settimana ciascuno dei partecipanti ha raccolto nel proprio ricordo. Il grande filo conduttore è dato dalla grande disponibilità d’animo che volontari e ospiti hanno messo per vivere insieme questa esperienza che li ha portati spesso ad un confronto schietto, senza filtri o maschere, e che ha ridonato a tutti la bellezza dell’incontro, del “perdere tempo” in una chiacchierata con uno “sconosciuto” capace di donarsi con sorrisi ed abbracci sinceri. Così il Soggiorno Sociale conserva una magia unica che permette davvero di inserirlo in una tappa formativa di assoluto spessore morale all’interno, soprattutto, di tanti giovani che hanno scelto e sceglieranno di viverlo. L’appuntamento è all’anno prossimo con una serie di “fermate” obbligatorie nel corso dell’annualità che vi racconteremo.

Prosegue il nostro progetto di giornalismo con i ragazzi del Tribunale per i Minorenni di Reggio Calabria. Questa settimana sono stati i nostri “corrispondenti” al Soggiorno Sociale della Caritas. Il primo articolo è di S.S. e B.G.:

Il campo di Cucullaro ci ha trasmesso tantissime emozioni, una di queste è derivata dall’impatto con alcuni ragazzi con disabilità. Appena arrivati a Cucullaro, siamo stati divisi in vari gruppi distinti per colori (giallo, verde, rosso, arancione e di colore viola i responsabili). Questi gruppi ogni giorno si suddividevano in varie mansioni: pulizie, che consisteva nel pulire tutte le stanze dello stabile di mattina, e dopo colazione pulire tutti i piatti, posate, lo stesso si ripeteva a pranzo e cena; refettorio. che consisteva nell’apparecchiare, sparecchiare e ripulire la sala a colazione, pranzo e cena per volontari e ospiti, nonché servire la merenda nel pomeriggio; ascolto e igiene, che consisteva nel fare la doccia agli ospiti più bisognosi, dopo la doccia avevamo il compito di scendere in cortile e stare ad ascoltare e confrontarci con vari ospiti.

Oltre queste azioni siamo stati impegnati nell’animazione, che consisteva nell’animare la giornata in vari modi. La mattina si cominciava ad animare con musica di vario genere; il pomeriggio dopo pranzo il gruppo di animazione si riuniva per organizzare lo spettacolo pomeridiano e serale, che consisteva nell’imitare più talk sow come Italia’s got talent che è stato simpaticamente trasformato in Cucullaro’s got talent e Take me out.

Il primo giorno siamo stati impegnati nell’accoglienza degli ospiti all’entrata, andandogli incontro per poi prendere i loro bagagli e accompagnarli alla reception nel quale venivano ritirate le chiavi delle loro stanze assegnate.

S.: «Ho trovato un fratello»

«In questa esperienza fatta a Cucullaro mi sono trovato benissimo con volontari e ospiti e abbiamo fatte nuove amicizie. In particolare ho conosciuto una persona di nome Antonio e l’ho visto come un fratello perché avevamo molte cose in comune e con lui parlavo di più; poi mi sono legato ad una ragazza che si chiama Andrea che era in gruppo con me questa ragazza con cui mi sono legato».

B.: «Il più bel dono è stato l’ascolto»

«Appena arrivato a Cucullaro mi sono trovato un po’ spiazzato dal fatto di dover lavorare per la prima volta in vita mia con ragazzi disabili, invece, appena ho incontrato alcuni di loro mi sono ricreduto. Cucullaro in poche parole mi ha fatto capire di guardare oltre, guardare oltre all’apparenza e di non dubitare delle potenzialità del prossimo; a Cucullaro ho legato quasi con tutti sia volontari che ospiti soprattutto con volontari, una di queste si chiama Anna ed era la mia capogruppo e molti momenti in cui sono stato abbastanza scansafatiche mi ha ricordato il motivo per cui mi trovavo lì cioè aiutare il prossimo e me stesso da ogni punto di vista, la mansione che mi ha emozionato di più è stato l’ascolto perché ho potuto confrontare la mia vita con quella di altre persone che mi hanno tirato fuori qualche lacrima e mi ritengo fortunatissimo. Mi sento, infine, di dire: grazie Cucullaro».

Il secondo articolo è di G.D.V. e R.K..

Abbiamo partecipato al Soggiorno sociale che si fa una volta all’anno quasi sempre in estate, noi abbiamo partecipato come volontari.

All’inizio non eravamo molto convinti perché pensavamo di non essere in grado. Il primo giorno ci siamo recati a Cucullaro e ci siamo sistemati nelle proprie stanze; la sera dopo cena c’è stata una formazione di gruppo, ci siamo presentati per conoscerci e dopo ci hanno informato delle persone che sarebbero venuti il giorno seguente, in particolare di alcuni ragazzi con problemi gravi. La mattina presto già eravamo pronti ad accogliere gli ospiti. Noi volontari del gruppo arancione eravamo nel turno animazione, che consisteva di intrattenere gli ospiti. Verso le 13 abbiamo fatto accomodare gli ospiti nella sala da pranzo. Dopo ciò c’è stato il riposo pomeridiano. Intanto noi volontari preparavamo dei giochi da fare nel pomeriggio. Appena svegliati gli ospiti li abbiamo fatti accomodare fuori per iniziare i giochi dove sia noi che loro ci siamo divertiti, a seguire c’è stata la Messa. Dopo c’è stata la cena, seguito dal karaoke e anche da due spettacoli teatrali molto divertenti.

 

G: «Ho visto l’amore di un padre»

Il più bel momento è stato l’ascolto che consiste nello stare a contatto gli ospiti, perché mi sono emozionato parlando con i genitori di alcuni ragazzi disabili perché li vedevo molto stanchi della vita che dovevano sopportare, ma anche della forza e l’amore che tenevano per loro.

R: «Il dono di regalare un sorriso»

Mi è piaciuto molto quando mi dovevo occupare di un ragazzo autistico, quando lo portavo in giro, a giocare con la sabbia, con la farina e lo facevo anche colorare. Sono entusiasta nel vedere il ragazzo felice; mi sono accorto che per rubare un sorriso ci vuole solo un gesto.

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