Avvenire di Calabria

A Spazio Open rivive la stagione dei sequestri con Melia e Veltri

Una pagina di storia mortificante e mai dimenticata dal territorio

di Redazione Web

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Da inviati sul campo trent’anni dopo raccontano quei giorni

Allo Spazio Open di via Filippini l’intellettuale e sindacalista Aldo Libri incontra nel suo salotto i giornalisti Pietro Melia e Filippo Veltri. L’occasione è la presentazione dei due volumi inchiesta sui sequestri di persona.


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Una stagione oscura, lontana, durata vent’anni esatti dal 1972, eppure ancora capace di trascinare un immaginario collettivo quando si parla di Aspromonte e Calabria. Momenti terribili non ancora chiari per certi versi. Fatti di gente che per una busta della spesa sulle colline teneva un ostaggio per una giornata intera. Episodi che dopo il triangolo jonico rimandavano alla sola terra sarda e in nessun altro luogo più. Impossibile paragonare, distinguere. Soprattutto in quegli anni fatti di terrore.

Di certo c’è che la ‘ndrangheta quando capì che le grandi opere avrebbero portato economia sul territorio non ci pensò due volte a chiudere il capitolo. Le nuove leve intanto a prezzo della morte puntavano sulla droga e i soldi facili.

Per l’area del reggino una ferita che sembra ancora non completamente rimarginata seppure nel ricordo. Forse troppi silenzi restano ancora in quegli anfratti tra boschi e armacere. Troppe ombre si aggirano in quei luoghi dove nessuno è voluto mai tornare per dare un contorno e con esso un limite a quei giorni di paura.

Storie raccontate da Melia e Veltri giornalisti sul campo

Come nel caso del libro di Pietro Melia dedicato al sequestro di Tobia Matarazzi. Come lo stesso giornalista racconta, una sera lo incontrò in modo casuale a Roma. Lui aveva seguito la vicenda sul campo. «Gli ex ostaggi dell’anonima sequestri non confidano mai le loro pene» dice. Il libro edito da Città del Sole Edizioni rappresenta una eccezione in tal senso. Dopo mesi quei giorni terribili vengono finalmente buttati fuori dallo stomaco, in un racconto che attraverserà le pagine confidenziali quanto drammatiche del libro a lui dedicato. Per lui un solco che lo segnerà per sempre nella vita. Per quei tempi nella conta dei numeri, uno dei sequestri più brevi per cui non venne pagato nemmeno il riscatto. Già, quel bisogno di contanti che faceva la differenza tra chi poteva tornare a casa e chi no.


PER APPROFONDIRE: Concluso il corso di formazione del progetto “Una culla di libri”


E qui si inserisce il ruolo dello Stato, aggiunge Filippo Veltri che nel suo volume fa un’ampia panoramica di quella stagione. Un momento in cui l’Italia delle Istituzioni era letteralmente assediata dalla pressione dell’opinione pubblica incredula davanti a quanto stava accadendo in terra di Calabria sotto gli occhi di tutto il mondo. Mentre tutti, brutti e cattivi, venivano virtualmente allineati a necessari in caso di bisogno. Almeno così hanno pensato in molti fino ad oggi.

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