Avvenire di Calabria

Intervista al neo direttore dell'Ente Parco nazionale d'Aspromonte a pochi giorno dalla sua nomina

Ambiente, Putortì: «La natura ci educa al rispetto dell’altro»

«Conservazione e valorizzazione», sono le due direttrici su ci puntare non solo in prospettiva ecologica, ma anche educativa e relazionale»

di Francesco Chindemi

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«Conservazione e valorizzazione», sono le due direttrici su ci puntare non solo in prospettiva ecologica, ma anche educativa e relazionale. Lo afferma il neo direttore dell’Ente parco d’Aspromonte, il dottor Giuseppe Putortì nell'intervista rilasciata ad Avvenire di Calabria.

Funzionario economico finanziario in servizio presso la Prefettura di Reggio Calabria, il dottor Giuseppe Putortì conosce bene il territorio della città metropolitana, visti i trascorsi da commissario prefettizio in molti comuni di tutte le aree del reggino.


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Forte di questa conoscenza acquista grazie all’esperienza maturata negli anni, Giuseppe Putortì si è messo già al lavoro al servizio dell’Ente Parco nazionale dell’Aspromonte, dove pochi giorni fa si è insediato come neo direttore dopo la nomina giunta dal ministro della transizione ecologica, Roberto Cingolani.

Dottor Putortì iniziamo da questo importante incarico che le è stato affidato come direttore del Parco d'Aspromonte. Sicuramente diverso da quanto fin qui fatto.

Ringrazio il ministro per aver fatto ricadere la sua scelta su di me. Un’attenzione istituzionale che, senza dubbio mi gratifica, è mi spinge a far bene, naturalmente insieme al presidente del Parco e a tutto il Consiglio direttivo, composto da esperti e studiosi di tutto rispetto. Sono convito che insieme faremo un ottimo lavoro. Il ruolo dell’Ente parco per il territorio.

Su cosa bisogna puntare?

Credo che si debba puntare necessariamente sulla conservazione e valorizzazione delle nostre risorse naturali. Il rispetto della natura è anche il rispetto e la valorizzazione delle nostre identità culturali, tra l’altro legate indissolubilmente alla montagna reggina.

Che poi è il sale per dare valore anche alle relazioni interpersonali, di cui tanto ce n’è bisogno.

Infatti. Non è un caso che il parco ha bisogno di essere amato. Lo abbiamo scoperto drammaticamente lo scorso anno a causa degli incendi che lo hanno devastato. L’amore verso il Parco e ciò che rappresenta è il risultato di un passaggio di testimone da una generazione all’altra che non può che esser d’esempio oggi, in cui si parla tanto della necessità affidare la nostra casa comune alle future generazioni in ottime condizioni.

Insomma, la natura è una sorta di ponte tra generazioni

È proprio così, assumendo quasi una funzione pedagogica ed educativa. Nel presentare giorni fa il progetto “Pastori custodi” sono rimasto colpito da un pastore di San Luca che mi ha “raccontato” per filo e per segno tutta la vita dell’ecosistema aspromontano con naturalezza e, soprattutto, tanta passione e amore. Come parlerebbe un padre del proprio figlio. Un amore, certamente, frutto di quanto raccolto dalla generazione che lo ha preceduto e gli ha consegnato questa preziosa risorsa che è la montagna.

Sembra la sintesi di quanto ci dice papa Francesco nella sua Laudato si’

Il gesuita filosofo, Pierre Teilhard de Chardin nello spiegarci il concetto di evoluzione ci dice appunto che è «un muoversi verso» che è il fine della pace ascritto nella volontà di Dio. E quini la natura si muove verso l’uomo e l’uomo, di conseguenza, deve muoversi verso la natura. D’altra parte il termine “verde” nella Sacra scrittura indica la natura e simboleggia speranza e sicurezza della nostra esistenza.


PER APPROFONDIRE: Giuseppe Putortì nuovo direttore dell’Ente Parco nazionale dell’Aspromonte


Lo stesso termine “natura”, sempre nella Bibbia, ha lo stesso valore numerico del nome di Dio (Elohim in ebraico). Già il testo sacro affida all’uomo la conservazione di ciò che il Signore ha creato. Entrare in relazione con la natura, significa entrare in relazione con l’altro e con le generazioni che c’erano prima e che verranno.

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