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Originario dell’arcidiocesi di Catanzaro-Squillace, gli auguri dell’arcivescovo Maniago: «Il Signore lo custodisca nel suo nuovo ministero».
Domenica, in occasione della XXXI Giornata Mondiale del Malato, l’arcivescovo di Catanzaro, monsignor Claudio Maniago ha visitato due “luoghi di sofferenza” della diocesi, per far sentire ad ammalati, famiglie e personale sanitario la sua vicinanza. Al mattino si è recato presso il Policlinico universitario, campus “Salvatore Venuta”, in località Germaneto a Catanzaro, dove, dopo un momento di preghiera iniziale durante il quale, utilizzando l’icona biblica del buon samaritano, ha sottolineato la cura con cui il personale sanitario deve accostarsi al malato, l’arcivescovo ha fatto visita ai reparti, incontrando e pregando con gli ammalati e rivolgendo loro parole di affetto, di consolazione e di vicinanza in questo momento particolare della loro vita.
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Sono stati momenti di Grazia, durante i quali monsignor Maniago ha invitato tutti i presenti a non perdere la speranza, ma a rinnovarla ogni giorno per non fermarsi dinanzi alle difficoltà. Ha, inoltre, invitato a guardare oltre per poter intravvedere nel volto di ogni ammalato il volto stesso di Gesù crocifisso. Nel pomeriggio, poi, si è recato presso l’Auditorium di Fondazione Betania, dove ha incontrato gli ospiti delle strutture di Karol Betania e di Fondazione Città Solidale. Dopo aver ringraziato il prefetto di Catanzaro Enrico Ricci, l’arcivescovo ha manifestato la gioia di essere lì: «Ci incontriamo fra di noi, tra varie strutture, realtà, dal nostro lavoro, veniamo da tutti i nostri impegni, però, adesso, siamo insieme, ci incontriamo e viviamo un momento di gioia. Gioia perché quando si sta insieme si è più contenti. Quando si è soli è difficile essere contenti, perché ci manca qualcuno da guardare o con cui condividere la nostra situazione, quello che sentiamo. Oggi guardiamo le persone più fragili, ma oggi siamo insieme, oggi questa differenza non c’è».
L’arcivescovo ha poi sottolineato che «il bello di questa celebrazione è che ci siamo incontrati e che sappiamo che c’è qualcuno che fedelmente non ci abbandona mai e anche quando ci sentiamo un po’ soli, che magari si sono dimenticati di noi, Lui no, Lui c’è. Questa è la nostra gioia». Ma dire che il Signore è con noi non basta. «C’è un’antica preghiera – ha continuato monsignor Maniago – che diceva che Cristo non ha mani, ha soltanto le nostre mani per fare oggi il suo lavoro, Cristo non ha mezzi, ha soltanto il nostro aiuto. Il Signore si rende presente attraverso altre persone. Persone che hanno cura di noi, che si danno da fare perché la nostra vita sia più dignitosa possibile, persone che costruiscono strutture come quella in cui siamo ospitati, pensate proprio perché si abbia cura di chi è in difficoltà. Allora, oggi è giorno di festa per le persone fragili ma anche per tutti gli operatori, per le tante persone che offrono il loro tempo perché credono alla fedeltà del Signore che si manifesta». Percorrendo le corsie dei reparti, visitando le varie strutture e avvicinandosi ai letti degli ammalati, il vescovo catanzarese ha potuto accogliere le lacrime, le preghiere e le speranze di quanti ha incontrato.
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