Calabria, diventa realtà la premialità per le imprese che resistono alla ‘ndrangheta
L’annuncio del presidente della commissione regionale anti-‘ndrangheta Pietro Molinaro: «Oltre al valore simbolico, adesso anche valenza concreta».
Prosegue l'attività del sezione Misure di Prevenzione del Tribunale di Reggio Calabria. Nel mirino dei magistrati è finito il patrimonio di Giuseppe Stefano Tito Liuzzo, imprenditore legato - secondo la Dda - al clan di 'ndrangheta dei Rosmini.
Liuzzo, assieme ad altri 46 fermati, avrebbe rappresentato il cartello di imprese che avevano i monopoli degli appalti privati nell'edilizia in tutta la zona sud della città di Reggio Calabria. In primo grado la sua posizione è stata considerata colpevole dai giudice, con una condanna a 14 anni e sei mesi.
Oggi sono stasti posti i sigilli al patrimonio di due milioni e mezzo di euro tra ditte, immobili e rapporti finanziari.
L'operazione è stata condotta dal Gico del Nucleo di Polizia Tributaria di Reggio Calabria.
L’annuncio del presidente della commissione regionale anti-‘ndrangheta Pietro Molinaro: «Oltre al valore simbolico, adesso anche valenza concreta».
Una nuova idea per la gestione dei beni confiscati alle mafie. Per il Fai, affidarli alle imprese che hanno denunciato i clan può essere una soluzione per il loro riuso sociale.
Profonda preoccupazione per il grave atto di violenza compiuto nella zona marina della cittadina cosentina è stata espressa dal vescovo di San Marco – Scalea, monsignor Rega.