Avvenire di Calabria

Il pastore della Chiesa diocesana di Reggio Calabria - Bova è intervenuto ai lavori dell'assemblea pubblica del Terzo Settore

Asp in dissesto, Morosini: «Violenta presa in giro dello Stato»

Federico Minniti

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Quando un anno fa scrisse la lettera aperta al ministro della Salute, Giulia Grillo, monsignor Giuseppe Fiorini Morosini, arcivescovo di Reggio Calabria - Bova, non avrebbe mai immaginato che uno degli effetti del tanto sbandierato DL Calabria avrebbe implicitamente portato alla richiesta di dissesto dell'Asp reggina da parte dell'attuale gestione affidata a una triade commissariale. Dopo l'onta della conclamata infiltrazione della 'ndrangheta nei gangli dell'Azienda sanitaria provinciale adesso, quindi, si è a un passo dalla dichiarazione di default finanziario dell'Ente.

 
«È un bel fascio di fiori che hanno regalato alla Calabria - commenta laconico il presule -  purtroppo sono quei fiori che hanno colore di corona mortuaria. Non fiori che esaltano la vita, ma che ricordano la morte». Queste alcune delle dichiarazioni rilasciate dal pastore dell'arcidiocesi di fondazione paolina durante i lavori dell'assemblea pubblica del Terzo Settore (clicca quì per approfondire).
 
Prima di lasciarsi andare a questa amara conclusione, però, l'arcivescovo di Reggio Calabria -Bova aveva definito l'ultima proposta di dichiarare "fallimento" per l'Asp come «una violenta presa in giro da parte dello Stato». Nell'evidenziare questo atteggiamento, poi, monsignor Morosini ha tenuto a precisare che un comportamento simile ci fu durante l'emergenza-migranti.
 
«Chi guarda dall’esterno non può giudicare positivamente che lo Stato, dopo aver usufruito del lavoro spontaneo di enti e istituzioni che hanno fatto quello che lo Stato avrebbe dovuto fare, in materia di cura e della la salute di tante persone in situazioni davvero disperate, faccia venire meno il proprio apporto, quasi lavandosene le mani e dicendo: “Non ci sono soldi arranciatevi”».
 
Monsignor Morosini ribadendo la volontà a essere accanto alle donne e agli uomini delle organizzazioni sociali in qualsivoglia manifestazione di piazza ha motivato questa sua presa di posizione, partendo da una costazione da pastore della Chiesa reggina-bovese: «È immorale una situazione del genere. Lo Stato non può dichiarare il fallimento. Se il soldi non può prenderli da una parte, lo può fare da un’altra. Ma non può non rispondere a certe necessità che i cittadini reclamano. Soprattutto quando questi cittadini hanno lavorato al posto e per conto dello Stato stesso».
 
Infine, l'arcivescovo di Reggio Calabria ha rivolto la propria «piena solidarietà» ai tantissimi lavoratori che rischiano, a causa del dissesto dell'Asp, di perdere il proprio posto di lavoro.

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