Avvenire di Calabria

Autismo: Sinpia, dieci campanelli d’allarme per riconoscerlo. Fazzi, “diagnosi, cura e interventi abilitativi per reale inclusione”

di Redazione Web

Share on facebook
Share on twitter
Share on whatsapp
Share on telegram
Share on facebook
Share on twitter
Share on whatsapp
Share on telegram


Non perdere i nostri aggiornamenti, segui il nostro canale Telegram: VAI AL CANALE


Non rispondono al proprio nome dopo i dodici mesi; non si voltano verso gli oggetti quando un’altra persona li indica; evitano il contatto con gli occhi e vogliono stare da soli; hanno problemi a relazionarsi con gli altri o non presentano alcun interesse verso le altre persone; non amano essere abbracciati o coccolati o lo accettano solo quando è una loro iniziativa. Sono questi i primi cinque campanelli d’allarme ai quali la Sinpia (Società italiana di neuropsichiatria dell’infanzia e dell’adolescenza) invita  a prestare attenzione per riconoscere un disturbo dello spettro autistico, condizione che colpisce circa l’1% della popolazione. Alla vigilia della Giornata mondiale dedicata (2 aprile), la società scientifica elenca altri segnali da non sottovalutare: questi bambini appaiono assenti quando le altre persone parlano loro, ma reagiscono ad altri suoni; presentano un linguaggio immaturo e più in generale un ritardo nelle competenze linguistiche; ripetono le parole o le frasi che sentono invece di usare il linguaggio adeguato all’età e comunicativo, spesso compiono azioni ripetitive come battere le mani, dondolarsi o girare su sé stessi, hanno reazioni inusuali a odori, sapori, suoni o a come le cose si presentano al tatto.
“L’autismo – spiega Elisa Fazzi, presidente Sinpia direttore Uo Neuropsichiatria dell’infanzia e dell’adolescenza Asst Spedali Civili – è una condizione di fragilità specifica del neurosviluppo” che “sfida le famiglie che hanno tra i loro componenti una persona autistica, non è facile organizzare una vita di relazione e di comunicazione intra familiare che tenga conto delle specifiche attitudini del bambino autistico; sfida la società perché per raggiungere una reale inclusione è necessario ripensare e riformulare alcuni dei modelli che guidano tutt’ora il mondo della scuola e del lavoro; sfida anche il Ssn perché la diagnosi, la cura e gli interventi abilitativi vanno inseriti in un processo di cura continuo, sistematico, a diversi gradi di intensità in base al naturale incedere del ciclo di vita, che sappia tenere insieme alta tecnologia, competenze professionali specialistiche ma anche relazione e continuità di cura”.

 

Fonte: Agensir

Articoli Correlati

Tags: