Avvenire di Calabria

Intervista al presidente della Regione Calabria sulla riforma Calderoli

Autonomia differenziata, Occhiuto: «Va bene, ma prima garantire i diritti»

Il Governatore calabrese guarda ai possibili vantaggi legati alla riforma per le regioni del Sud

di Francesco Chindemi

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L’autonomia differenziata come opportunità per il Sud, ma attenzione ai diritti da non calpestare, il presidente della Regione Calabria, Roberto Occhiuto, attivo nel dibattito sulla riforma, indica in questa intervista ad Avvenire di Calabria, la via da seguire.

C’è chi intravede dietro l’autonomia differenziata il tentativo di una secessione “mascherata”. Pensa sia così? 

Dipende da come viene realizzata. Io non ho preclusioni, ma attuiamo prima ciò che è doveroso e poi, anche un attimo dopo, passiamo all’autonomia differenziata. Mi riferisco alla piena applicazione degli articoli 117 e 119 della Costituzione che riguardano diritti civili e sociali da tutelare per tutti i cittadini e la perequazione, anche quella infrastrutturale.


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Se tutto ciò fosse garantito, in termini di fiscalità il Sud potrebbe persino guadagnarci. Facciamo prima questo e poi passiamo all’articolo 116.

Presidente Occhiuto: autonomia differenziata e servizi primari. Come si coniuga la riforma col gap già esistente tra la Calabria e le regioni del centro nord proponenti? 

Sui servizi primari la Costituzione prevede che ci sia il rispetto uniforme su tutto il territorio nazionale. Ma oggi non è così perché si finanzia ciascuna Regione secondo la spesa storica: chi aveva meno e ha potuto spendere di meno, avrà sempre meno. Stabiliamo invece i Lep - i Livelli essenziali delle prestazioni - sui fabbisogni standard, facciamo la perequazione, e dopo può partire l’autonomia differenziata, ma su criteri giusti.

In particolare preoccupano gli effetti su settori vitali come sanità o istruzione.

Sono materie molto delicate che rischiano di aumentare le divaricazioni sociali tra le Regioni più ricche e quelle più povere, a partire dalla formazione dei saperi nella scuola o dal rispetto dei livelli essenziali di assistenza in sanità. Affidarne il governo e l’organizzazione solo alle Regioni decreterebbe il venir meno dell’uguaglianza sociale costituzionale.

Poi ci sono i paradossi come il porto di Gioia Tauro da cui la Regione non ha alcun beneficio in termini di ricchezza. Come si potrebbe intervenire? 

Sul Porto di Gioia Tauro, che è un’eccellenza mondiale e rappresenta un volano di sviluppo per tutto il Paese, la Calabria potrebbe ricavare grandi utili se solo avessimo delle percentuali sugli oneri doganali. Questo hub commerciale movimenta più di 3,5 milioni di container all’anno, ma al nostro territorio rimangono le briciole. Bisogna cambiare paradigma: rispetto a un Nord che ha proposte e alza la voce mi piacerebbe un Sud più capace di affermare le proprie ragioni mettendo in campo competenze e opportunità. 

In che modo l’autonomia differenziata può, invece, rappresentare un’opportunità per il mezzogiorno?

Come detto, l’autonomia differenziata è prevista dalla nostra Costituzione come possibilità, mentre la parità e l’uniformità dei diritti è un obbligo. Acquisito questo dato, un’attenta riforma federalista può rappresentare un’occasione di sviluppo anche per il Sud. Ho più volte fatto l’esempio delle energie alternative: siccome la Calabria produce molta più energia di quella che consuma, poter gestire in prima persona la fiscalità rappresenterebbe un vantaggio importante per i cittadini calabresi, che oggi invece pagano le loro bollette quanto i veneti e i lombardi. 

C’è una discussione in atto sull’autonomia differenziata. Qual è la sua proposta? Le regioni del sud avranno voce in capitolo? 

Le Regioni del Mezzogiorno stanno già ricoprendo un ruolo attivo nella discussione in corso sull’autonomia differenziata, dando un contributo prezioso in termini di sostenibilità complessiva della proposta. Ma restano centrali i cosiddetti Lep, ovvero i diritti civili e sociali, per i quali bisogna definire i fabbisogni. La ridistribuzione dei finanziamenti non potrà prescindere da un esame della condizione reale dei servizi, dei diritti primari e costituzionalmente garantiti, che dovranno essere soddisfatti in modo omogeneo e uniforme da Nord a Sud. Ecco perché parliamo di Lep e di obbligatorio superamento del parametro della spesa storica, che andrebbe a enfatizzare i divari territoriali e a creare ulteriori e odiose sperequazioni.

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