Avvenire di Calabria

Si parla tanto (e spesso a sproposito) di diritti e inclusione: ma Reggio Calabria è diventata una città a misura di persona con disabilità?

A Reggio Calabria l’autonomia per persone con disabilità è ancora un miraggio

A sentire i diretti interessati sembrerebbe proprio di no: il binomio autonomia e disabilità è quanto mai lontano nonostante gli sforzi della politica

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Si parla tanto (e spesso a sproposito) di diritti e inclusione: ma Reggio Calabria è diventata una città a misura di persona con disabilità? A sentire i diretti interessati sembrerebbe proprio di no: il binomio autonomia e disabilità è quanto mai lontano nonostante gli sforzi fatti dalla politica.

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Quale autonomia per le persone con disabilità a Reggio Calabria? L'intervista alla campionessa paralimpica Anna Barbaro

Dopo il successo paralimpico di Tokyo, Anna Barbaro è diventata un simbolo per le persone con disabilità di Reggio Calabria. Abbiamo scelto di confrontarci con lei sulla dimensione dell’autonomia delle persone con disabilità sul territorio reggino.

Reggio è una città a misura di persona con disabilità?

Purtroppo no. E questo mi dispiace molto; la mia impressione è che, spesso, si cerchi di copiare goffamente ciò che si fa in alcune grandi città, ma si perdono di vista le questioni basilari. Ma le responsabilità vanno divise equamente: politica e cittadini.

Perché?

Porto un esempio: hanno introdotto l’uso dei monopattini nel centro cittadino, ma il risultato è che questi vengano abbandonati dove capita. Il mio esempio è legato a un’esperienza personale: stavo camminando con mia figlia e, proprio nel punto in cui c’era il percorso tattile che indicava la presenza delle strisce pedonali, c’era “parcheggiato” un monopattino. Se fossi stata sola, senza mio marito, sarei rimasta immobile lì. Ma questo è solo uno dei tanti problemi “terra terra” che viviamo quotidianamente.


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Quali sono gli altri?

Vogliamo parlare della spazzatura lasciata impunemente sui marciapiedi o l’allestimento selvaggio dei gazebo che non permettono per ampie aree di poter camminare sui marciapiedi. Chi fa questa azioni pensa minimamente che in città ci sono persone con disabilità? Da quello che fanno credo assolutamente di no.

Una questione di civiltà?

Assolutamente sì. Non è il politico che abbandona la spazzatura o il monopattino ovunque, ma la gente comune. Però è il politico che permette di “bloccare” le strade alle attività private oppure “dimentica” di manutenere le segnaletiche orizzontali, gli scivoli per carrozzine, i ciottoli nelle isole pedonali. Piccole attenzioni che mancando denotano l’assenza di un’attenzione generale alle disabilità se non a parole.

Impossibile parlare di autonomia negli spostamenti?

A Reggio Calabria se parliamo di trasporto pubblico ci riferiamo a treni o autobus. Personalmente, rispetto alle ferrovie, mi sono arresa. Troppo pericoloso: si pensi che i treni non si fermano quasi mai a livello del marciapiede del binario. Rispetto agli autobus, per fortuna, c’è qualche possibilità in più. Di recente sono stati introdotti i bus “parlanti” che sono un passo in avanti. C’è, però, tanta strada ancora da fare… Non basta fare qualcosa. Questo è il grande tema da affrontare con maturità; qualsiasi cosa venga fatta in una città deve partire da una domanda essenziale: ne possono fruire tutti? Personalmente se non avessi avuto Nora, il mio cane-guida, avrei rischiato il totale isolamento. Sono stata fortunata; però, ciò che mi auguro è che parta questo cambio di mentalità. Se avverrà, cambierà automaticamente la città e il suo livello di vivibilità per tutti.

A proposito di futuro, sei diventata mamma da poco. Non hai paura?

Ho avuto tante emozioni: tutti vedevano la sua ecografia, per me erano solo due cuori che battevano insieme. Anche rispetto alla maternità mi sono scontrato con la difficoltà di trovare gli “strumenti del mestiere” pensati per chi non vede. Però, dopo averla tenuta tra le braccia, ho pensato: «Qualsiasi mamma anche se non è perfetta è la mamma perfetta per suo figlio».


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Il punto di vista dei genitori: «Ci sentiamo soli»

Mirella Gangeri è una voce libera. Da sempre in prima linea per i diritti delle persone con disabilità, è la presidente dell’Agedi, l’associazione che raggruppa tantissimi genitori-caregiver di Reggio Calabria. Con lei abbiamo parlato di post-Covid partendo proprio dalle difficoltà incontrate nel “ricominciare”: «Potrò sembrare ripetitiva, ma siamo alle solite: è tutto affidato alla “creatività” di noi famiglie; il Comune annuncia novità, ma finora di cose concrete ne abbiamo viste ben poche».

Eppure, sentendo l’assessore al Welfare, Demetrio Delfino (le cui intervista è presente in questa pagina), d’iniziative in campo ce ne sarebbero tante: «Vogliamo parlare del “progetto individualizzato” che è alla base di tutti i servizi? Le famiglie devono fare tutto da sole, mi chiedo quante - fino a oggi - hanno aderito a questo progetto e come il Comune voglia coinvolgere tutto il resto delle persone con disabilità del territorio».

Così ai familiari non resta che industriarsi con progettualità volte ad aumentare l’autonomia dei propri figli o parenti: «Abbiamo avviato diversi laboratori per le autonomie che sono sviluppati nella prospettiva del “Dopo di Noi”». In concreto, Mirella Gangeri ci elenca le attività avviate dall’Agedi: «Parliamo di una scuola-cucina e di un laboratorio di fitness». Accanto a queste attività pratiche ci sono degli spazi di riflessioni dedicati ai genitori in tema di «inserimento socio-lavorativo e sessualità».

«Non possiamo e non dobbiamo precludere nessuna opportunità ai nostri figli - conclude Gangeri - che già vivono in un territorio “povero” in tema di Politiche sociali. Una cosa è certa: noi genitori non ci stancheremo mai di lavorare per migliorare le condizioni di vita dei nostri figli».


PER APPROFONDIRE: Disabilità a Reggio Calabria, l'autonomia entra in classe


La posizione del Comune, parla l'assessore Delfino

Due anni da assessore al Welfare del Comune di Reggio Calabria. Un lasso di tempo che coincide in toto con l’emergenza pandemica e con la ripresa, un “nuovo inizio” che rimescolato le carte delle priorità.

Demetrio Delfino ci attende per illustrarci le iniziative messe in atto in questo periodo e quelle ormai prossime all’avvio grazie, soprattutto, all’intervento dei fondi del Pnrr. L’assessore, all’inizio della nostra intervista, ci dà un’anteprima: «I primi di febbraio saranno presentati i risultati di un’azione sperimentale che riguarda l’inserimento lavorativo di persone con disabilità».

Si tratta di 10 reggini che sono stati collocati in altrettante realtà produttive del territorio grazie al “filtro” di due soggetti NoProfit che avevano partecipato a un bando comunale: «Abbiamo preferito fare prima di dire», ha puntualizzato l’assessore evidenziando «il bel clima di lavoro che si respira tra funzionari e dirigente nel Settore».

Un gioco di squadra che punta a un successo più ampio: partendo dalle esperienze pregresse è in arrivo a Reggio Calabria oltre un milione di euro per un progetto finanziato dal Pnrr dal titolo “Abilmente”. Questa idea progettuale si fonda su tre direttrici: l’autonomia, l’abitare e il lavoro.

Alla base di tutto ci sono i progetti individualizzati che rappresentano un lavoro corale a braccetto con Asp e altre realtà istituzionali del territorio. Il servizio - che è su richiesta dei cittadini ed è iniziato da pochissimo tempo - ha visto attualmente 7 richieste ufficiali. Un po’ poche a dire il vero.

Delfino onestamente ammette che, per quanto l’impegno sia massimo, le difficoltà non manchino. Su un aspetto dibattuto, il Centro diurno di Catona per disabili adulti parla di «soluzione definitiva» aprendo anche spazio di progettualità proprio per quell’area.

«Non voglio raccontare il libro dei sogni, ma a Catona sorgerà il Polo per le disabilità di Reggio Calabria: nei locali adiacenti al Centro diurno abbiamo iniziato i lavori per la casa del “Dopo di Noi”». Tempi per la realizzazione non ancora definiti, ma l’assessore Delfino si lascia andare a un commento conclusivo: «Se riuscissi a finirlo nel tempo di questa legislatura, potrei anche ritirarmi a vita privata».

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