
Corrado Alvaro, la voce inquieta che scuote il sud
Era il 1895 quando Alvaro nasceva a San Luca, ai piedi dell’Aspromonte, eppure il suo
Giuseppe Giorgi si è arreso, «prima o poi doveva succedere» commenta con le figlie, quando i suoi piedi scalzi toccano il pavimento di casa calandosi dal bunker ricavato sopra il camino in cucina. Chiede «calma» Giorgi ai propri familiari.
Uscendo di casa è affiancato dal tenente colonnello Alessandro Mucci e dai suoi militari dello squadrone “Cacciatori di Calabria” dei carabinieri che lo hanno arrestato. Fuori dall’uscio degli uomini, parenti e vicini di casa, lo salutano. Uno di loro gli bacia la mano in segno di ossequioso rispetto. Tutto davanti alle telecamere dei cronisti. Il boss-invisibile, “u Capra”, è un tipo noto a San Luca nonostante sia latitante dal 1994.
«Un gesto ignobile, un atto tribale e imprevedibile» ha commentato Federico Cafiero De Raho, procuratore della Repubblica di Reggio Calabria che ha difeso l’operato dell’Arma: «Non è certo né condivisione né tantomeno segno di debolezza dello Stato; i carabinieri erano impegnati a guardarsi intorno. L'importante era portare via Giorgi senza problemi ed è quello che è stato fatto». Nessun tentennamento, quindi, dinnanzi ai saluti deferenti al capo-cosca. Una «atavica suggestione psicologica della gente verso queste persone» l’ha definita monsignor Francesco Oliva, vescovo della diocesi di Locri - Gerace. «I criminali - ha chiosato il presule - non meritano alcun “rispetto”».
«Occorre una rivoluzione culturale forte», ha detto don Pino De Masi, prete di frontiera che sulla Piana di Gioia Tauro da sempre è in combutta contro i clan di ‘ndrangheta. «I mafiosi sono uomini da disprezzare», ha spiegato don Pino che però ha rivolto il suo sguardo all’oggi di tanti giovani calabresi: «C'è una lacuna di valori da colmare. Quello, fisicamente, ha fatto il baciamano, ma c'è chi continua a inchinarsi. Occorre lavorare soprattutto con gli adulti. Ci sono ancora genitori - afferma il sacerdote - che ai figli dicono di farsi i fatti loro, di rispettare certa gente». Della stessa opinione è anche il referenti regionale di Libera, don Ennio Stamile: «È una vergogna intollerabile il bacio a mani di morte e di sofferenza».
Sul fronte politico si registra la presa di posizione di Matteo Salvini, segretario nazionale della Lega Nord, che ha parlato di un episodio «imbarazzante» affermando che quell’immagine del baciamano «non è l'immagine vera della Calabria». Dichiarazioni speculari a quelle della segreteria generale della Cgil Calabria: «A queste latitudini, fa più notizia il baciamano dopo un arresto di un pericoloso latitante che l'impegno di 200 ragazzi e ragazze di San Luca che cercano di costruirsi un futuro», ha detto il sindacalista cigiellino Angelo Sposato, «le colpe dei padri non ricadano sui figli, la Calabria non è quella vista in televisione».
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