Avvenire di Calabria

Il viaggio tra le realtà parrocchiali della diocesi di Reggio Calabria - Bova fa tappa bel piccolo borgo della zona pastorale di Melito

Bagaladi, la sfida di don Matteo: «Protagonisti insieme»

Da luglio dello scorso anno il sacerdote è amministratore parrocchiale: «Qui c'è una realtà viva che non vuole sentirsi perifieria»

di Francesco Chindemi

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Il nostro viaggio tra le realtà ecclesiali della diocesi reggina fa tappa nel piccolo borgo della zona pastorale di Melito, Bagaladi. Da luglio dell’anno scorso a guidare la parrocchia di San Teodoro Martire, c’è don Matteo De Pietro. Così il sacerdote racconta i suoi primi mesi di ministero pastorale: «Ho trovato accoglienza ma anche molta attesa. C’è voglia di sentirsi protagonisti di nuove sfide».

Non chiamatela «parrocchia di periferia». Qui, «c’è una realtà viva e ricca di potenzialità. Sicuramente, c’è bisogno di farla sentire più vicina al centro». La sfida di don Matteo de Pietro, inizia proprio da qui. Una doppia sfida per il sacerdote, ordinato presbitero il 25 giugno dello scorso anno e, appena dopo qualche giorno, nominato amministratore parrocchiale dell’importante parrocchia di San Teodoro Martire di Bagaladi.


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L’arcivescovo metropolita di Reggio Calabria - Bova, monsignor Fortunato Morrone ha voluto infatti che don Matteo iniziasse proprio dal centro preaspromontano dell’area grecanica il suo ministero pastorale. «Tutto è avvenuto sulle ali dell’entusiasmo. Il mio arrivo a Bagaladi, il 17 luglio, è coinciso con una grande accoglienza», racconta, sette mesi dopo, don Matteo.

Del resto, ricorda lo stesso sacerdote, «da ben nove mesi si attendeva l’arrivo di una nuova guida, nonostante il vicario zonale, don Domenico Nucara e gli altri sacerdoti che si sono alternati in tutto quel periodo, non abbiano mai fatto mancare la presenza del Signore in questa comunità».

C’era, comunque, da rimboccarsi le maniche e mettersi subito al lavoro. Innanzitutto in ascolto. «Capito il contesto, dopo una prima fase di conoscenza reciproca, si è deciso di ripartire dal tanto di buono già qui presente». In particolare, «abbiamo dato nuovo slancio alla liturgia, attraverso la ricostituzione del Gruppo liturgico, inoltre è stato individuato chi si potesse occupare dell’animazione della carità e chi potesse seguire il percorso sinodale».

La risposta è stata immediata. «Ho avuto proprio la netta sensazione - ancora la testimonianza di don Matteo che la comunità avesse “sete” di rinascita, di ritrovarsi in Dio». Una sete accentuata anche dalla pandemia che «oltre alle paure ha lasciato un grande desiderio di ritrovarsi, appunto, come comunità». In questi mesi si è, dunque, ripreso insieme un cammino agevolato dalla presenza di un laicato attivo e attento ai bisogni della comunità. Insieme a don Matteo si è dato vita anche ad un “gruppo famiglie” con il coinvolgimento di tante giovani famiglie dell’antico borgo pre-aspromontano. Grande attenzione, inoltre, viene dedicata all’attenzione dei più piccoli, attraverso le diverse attività di catechismo loro dedicate.

C’è anche la sfida alle povertà che non può essere tralasciata. Non solo attraverso aiuti concreti ai più bisognosi. «E sono tanti - afferma don Matteo - coloro che vivono in condizioni di povertà nel silenzio». Ci sono, però, altre forme di povertà che affliggono le piccole realtà, come Bagaladi. «Mi viene da pensare, ad esempio, - afferma don Matteo - alla distanza che impedisce a tanti nostri giovani di poter avere le stesse opportunità dei loro coetanei che vivono in città».


PER APPROFONDIRE: Don Matteo De Pietro, la bellezza di una vita donata agli ultimi


Tante le limitazioni a cui a fare da contraltare, tuttavia, ci sono quelle che lo stesso sacerdote definisce «tante buone risorse». Ed ecco l’altra «grande sfida» della parrocchia: «contribuire a metterle insieme, a “fare sinodo”, per il bene della comunità». Insieme a questo, c’è bisogno di farle conoscere anche al di fuori. Da qui l’auspicio e l’impegno: «avvicinare la periferia al centro e viceversa. Ma serve il contributo di tutti: della Chiesa e delle istituzioni».

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