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Al momento sono 170 le aziende e gli operatori del comparto – che hanno dato vita ad un Comitato spontaneo dei Bergamotticoltori di Reggio Calabria – ad aver sottoscritto una lettera inviata al ministro Lollobrigida in cui lo si invita sul territorio per rendersi conto dell'attuale situazione.
La lettera che i produttori della filiera del Bergamotto hanno inviato al ministro dell'agricoltura è accompagnata da una petizione a firma delle stesse aziende, rappresentative del territorio bergamotticolo dei 50 comuni della provincia di Reggio Calabria. La petizione è stata inviata anche al governatore della Calabria Roberto Occhiuto e ad altri rappresentanti istituzionali.
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In particolare, nella lettera, i produttori chiedono l’intervento del ministro a sostegno del comparto che, come non mai, quest’anno ha subito danni sia sotto l’aspetto economico che climatico. Il prodotto fresco – scrivono – «è pressoché invenduto in quanto la filiera agricola ancora una volta è stretta nella morsa industriale dell’essenza (olio essenziale): è la cosiddetta “borghesia del bergamotto” che decide se e quanto pagare il frutto fresco, se acquistarlo oppure non farlo raccogliere e lasciarlo invenduto sulle piante».
Per i produttori «strumento importante per valorizzare e salvaguardare il prodotto di qualità» è la richiesta di registrazione dell’IGP “Bergamotto di Reggio Calabria” presentata nel 2021 e approvata dalla Regione Calabria, con istruttoria conclusa al Ministero.
Ciò che preoccupa gli operatori del comparto è «la concorrenza sleale e quella extra territoriale» che «sta rovinando nel suo valore il Bergamotto di Reggio Calabria, approfittando della nomea che il prodotto in tanti decenni ha conquistato. Tale concorrenza crescente incrementerà lo stato di crisi già nel prossimo anno», scrivono ancora nella missiva indirizzata al ministro Lollobrigida.
«L'ottenimento dell’IGP del frutto e dei suoi derivati – proseguono – tutelerà invece una volta per tutte, seriamente e immediatamente, una produzione che da sempre è alla base dell’economia rurale del territorio e consentirà di poterla far conoscere in Europa e non solo, visto che i grandi acquirenti del prodotto fresco richiedono proprio l’IGP. L’Unione Europea da più di un decennio punta all’IGP per l’ortofrutta e alla DOP per le altre produzioni: il contrario sarebbe anacronistico in ogni caso».
PER APPROFONDIRE: L’oro di Reggio Calabria, il bergamotto, assediato dagli incendi: produzione a rischio
Da qui la richiesta, «in maniera accorata», attraverso la petizione, «di accelerare l’iter dell’IGP promosso nel 2021 da un apposito Comitato Promotore (circa 300 aziende ed enti per più di 500 ettari) e di individuare ulteriori azioni di salvaguardia e valorizzazione concreta per una filiera, quella agricola e del food, che merita finalmente la giusta attenzione».
«Una filiera – concludono i produttori – che vuole agire dal basso ma che spesso è soggetta a scelte dall’alto chiaramente influenzate da “poteri” e interessi consolidati, che agiscono ancora oggi non certo a tutela degli agricoltori, nel silenzio di molti enti, istituzioni, sindacati e associazioni di categoria, che affrontano il problema in maniera superficiale e solo con fini “politici” nel nome di presunte unitarietà».
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