La devozione alla Madonna della Consolazione e il “nuovo” santuario: un legame tra fede e storia
Dallo storico Laganà a padre Pasquale Triulcio, un’occasione per scoprire e approfondire la storia della Basilica minore dell’Eremo.
Da Bolzano a Reggio Calabria, la carenza di medici e infermieri attraversa tutta l’Italia, e le due realtà agli antipodi dello Stivale risultano essere le province italiane con una delle sproporzioni più marcate tra personale sanitario e popolazione. È quanto emerge da un'indagine di Cittadinanzattiva che analizza "desertificazione sanitaria" del Belpaese. Le zone interne sono le più colpite.
L'analisi curata da Cittadinanzattiva ha utilizzato dati ufficiali del Ministero della Salute relativi al 2020 riguardo alle seguenti figure sanitarie: pediatri di libera scelta, medici di medicina generale, ginecologi, cardiologi e farmacisti (questi ultimi tre ospedalieri), per ciascuna provincia italiana.
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Dal Nord al Sud emerge uno spaccato preoccupante: mancano medici, sia di famiglia che ospedalieri, ma anche infermieri e pediatri. In particolare nelle zone periferiche e ultra-periferiche delle aree interne, è evidente la cosiddetta desertificazione sanitaria, ossia territori in cui le persone hanno difficoltà ad accedere alle cure a causa, ad esempio, dei lunghi tempi di attesa, della scarsità di personale sanitario o delle ampie distanze dal punto di erogazione delle cure.
Sono 39 le province più in sofferenza, e si concentrano in 9 regioni: Lombardia, Piemonte, Friuli Venezia Giulia, Calabria, Veneto, Emilia Romagna, Trentino Alto Adige e Lazio.
In, particolare, approfondendo il dato regionale, in Calabria i maggiori squilibri si registrano nelle province di Cosenza, Crotone, Reggio e Vibo.
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Silvia Giandoriggio: «Hanno tranciato le docce pubbliche presenti nell’area che avevamo sistemato in questo sito frequentato da famiglie, bambini, anziani e persone con disabilità».
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