Avvenire di Calabria

Caritas, gemellaggio Reggio – Palestina

L’iniziativa consiste nel creare una sensibilità, un ponte tra l’Italia, e le origini della fede palestinese

Redazione Web

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Parlare oggi di Palestina è un tabù. Si rischia di cadere nella politica internazionale, di non essere perfettamente diplomatici, di schierarsi con i musulmani o ancora peggio con i terroristi.
La Caritas italiana ha ascoltato il grido di aiuto giunto dalle comunità cristiane residenti in Palestina e sta cercando di coinvolgere le Caritas diocesane per creare un canale umanitario strutturato in gemellaggio/pellegrinaggio tra diocesi e parrocchie gravitanti intorno a Gerusalemme, Betlemme, Ramallah ed Efraim.
Alcune diocesi, tra le quali quella di Reggio – Bova, hanno aderito alla proposta cercando di capire cosa si cela dietro ai bisogni dei popoli palestinesi.
Una delegazione guidata dal direttore don Antonino Pangallo, arrivata a Tel Aviv e subito successivamente a Betlemme, è stata ospitata da un convento di suore carmelitane di antica fondazione e ha sostato alcuni giorni in terra santa.
Con prudenza sono stati attraversati muri di cemento armato, torrette di controllo, fili spinati e diversi checkpoint presidiati da truppe israeliane. Fa un po’ impressione tutto ciò, ma la protezione delle guide è stata avvertita sin dai primi istanti.
I problemi, però, svaniscono davanti alla conoscenza sempre più diretta e personale delle piccole comunità cristiane, dei loro pastori, dei laici impegnati, delle famiglie preoccupate di conservare e trasmettere il tesoro che hanno ricevuto come eredità da Gesù e da suoi apostoli.
In questo consiste, dunque, l’iniziativa della Caritas italiana: creare una sensibilità, un ponte tra l’Italia, e le origini della fede palestinese. La preoccupazione dei papi lungo la storia e di tante congregazioni religiose di custodire le origini, è chiara se si contemplano i luoghi vivi della memoria di Cristo e dei Vangeli.
E questa eredità è pietra viva parlante e toccante.
I gemellaggi/pellegrinaggi divengono allora un’occasione per nutrire e custodire le radici, ma anche per un proficuo e profondo rinnovamento della fede cristiana talvolta intrisa di abitudini e stanchezze.
Guardando i popoli palestinesi che tra tante difficoltà trovano nella fede la forza per affrontare e superare le fatiche quotidiane, ogni cristiano può attingere speranza da Cristo crocifisso per sentirsi veramente fratello del vicino, come del lontano.
Allora, può crescere quella consapevolezza interiore che sempre più – alla luce dell’incarnazione – invoca il Dio di Abramo, di Isacco e di Giacobbe, l’unico Dio che abbraccia tutti in un’unica famiglia.

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