Intervista al coordinatore della casa d'accoglienza reggina che da anni si occupa del fenomeno in riva allo Stretto
Casa Annunziata, a Reggio Calabria un «rifugio» dalla schiavitù
Giovanni Fortugno: «Così salviamo tante ragazze da un destino che sembra per loro essere già segnato: la strada»
di Redazione Web
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Giovani e donne vittima di tratta, in vista della veglia di preghiera in programma questa sera alle 21 alla stazione centrale di Reggio Calabria, ne abbiamo parlato con Giovanni Fortugno che da anni coordina da anni l’attività svolta da Casa Annunziata a tutela dei migranti minorenni non accompagnati che sbarcano in Calabria. Nella sua testimonianza l’opera preziosa a difesa di molte giovani salvate da abusi e sfruttamento. Le priorità, dice, sono: « Assicurare alternative, protezione e tanta serenità dopo i molti traumi subiti».
Un «rifugio» dalla schiavitù, l'altro volto "buono" di Casa Annunziata
È un’altra faccia drammatica dei flussi migratori. Minorenni condotte in Europa per alimentare il mercato del sesso.
La Casa accoglienza “Annunziata”, realtà reggina nata da una costola della Comunità Papa Giovanni XXIII, accanto all’opera di accoglienza e inclusione di giovani immigrati, è impegnata in prima linea nel fornire aiuto e alternative a ragazze vittime di tratta e sfruttamento sessuale.
«Non è un lavoro facile », ammette Giovanni Fortugno che coordina le attività presso l’importante presidio di prossimità sorto, qualche anno fa, col sostegno dell’arcidiocesi reggina e della Caritas diocesana. «Per queste ragazze dice - c’è un destino già segnato: la strada. Ma oggi ci troviamo di fronte ad un nuovo fenomeno, purtroppo, diffuso anche nella nostra città».
A cosa si riferisce?
Fino a un paio di anni vi era una presenza più marcata in strada di giovani ragazze nigeriane destinate allo sfruttamento sessuale. Con il lockdown il fenomeno si è spostato nel chiuso delle abitazioni. Il cambio delle rotte migratorie ha, inoltre, inciso sul “mercato” di essere umani.
In che senso?
Ci sono anche ragazzine europee che vengono avviate alla prostituzione. In quest’ultimo periodo, come centro, ci stiamo occupando di accogliere e proteggere minori rumene o bulgare, spesso vendute già in tenera età a uomini maturi. Arrivano dalla Grecia, in particolare, nel sud Italia, per poi essere messe in strada anche all’età di dodici anni.
Che tipo di aiuto fornite a queste ragazze?
Il nostro compito è innanzitutto metterle in sicurezza. Tenga conto che molte di esse, è il caso ad esempio delle nigeriane, sono spesso vittime di ricatto, esercitato anche attraverso rituali magici della loro tradizione, come i riti voodoo. Cerchiamo di creare per loro percorsi che restituiscano serenità: scolastici, formativi, lavorativi. Percorsi incentrati, soprattutto, sulla socializzazione e la crescita culturale. Fondamentale, inoltre, è l’affiancamento psicologico, proprio per i traumi subiti prima, durante il viaggio, dove si consuma già gran parte delle violenze e degli abusi, ma anche dopo.
Come garantire loro sicurezza?
La tratta di esseri umani non finisce nel momento in cui queste ragazze arrivano in Italia o nella nostra città. Anche a Reggio Calabria ci sono i cosiddetti “passeur” che intercettano le ragazze per farle giungere nelle località di destinazione.
C’è un sistema di rete e sicurezza e protezione di cui facciamo parte che ci permette in qualche modo di isolare le ragazze dal rischio di essere “riacquistate”. Determinante è il lavoro svolto in sinergia con altre realtà del territorio, procura antimafia, procura minorile e forze dell’ordine.
Cos’altro c’è da fare?
Tanta informazione a partire dalle scuole. C’è da fare tanto e iniziative, come il momento di preghiera di martedì che la diocesi rinnova, ogni anno, la prima settimana di dicembre, servono ad accendere i riflettori su un fenomeno che non può che essere definito con un solo termine: schiavitù.
Le parole del cardinale durante la consegna del premio “Giorgio La Pira – Città di Cassano” . Il presidente della Cei è intrevenuto sui temi cruciali della giustizia italiana e del fenomeno migratorio.
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