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«Nessuno può salvarsi da solo», è il messaggio che ha accompagnato la marcia della pace organizzata dalla diocesi di Catanzaro - Squillace, che si è svolta in occasione della 56esima Giornata mondiale della Pace.
Giovani e meno giovani, autorità civili e religiose, hanno preso parte alla marcia della pace organizzata dalla diocesi di Catanzaro - Squillace. L'incontro è stato aperto dall'intervento del sindaco di Catanzaro, Nicola Fiorita e dalle testimonianze che hanno arricchito il momento di riflessione.
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Una partecipazione corale. «Questo è il senso del messaggio del Papa e noi lo abbiamo realizzato. Tutti insieme, piccoli e grandi dobbiamo costruire la pace», ha detto poi l'arcivescovo Claudio Maniago.
Al termine della marcia della pace, si è svolta la celebrazione Eucaristica presso la parrocchia di Sant'Anna. Nella sua omelia, ancora il vescovo Maniago, ha ricordato che la pace è una di quelle parole, come amore, fratellanza, che sono un contenitore grande: «hanno senso solo se sono riempite e riempite dalla nostra vita di tutti i giorni».
Ricordando che il Santo Padre tutti gli anni dà un messaggio per la pace «a tutti gli uomini e le donne di buona volontà sulla terra, un messaggio che nella sua semplicità è rivolto davvero a tutti», l’arcivescovo ha confidato che quest’anno ha voluto inviare il messaggio di papa Francesco a tutti i sindaci della diocesi insieme agli auguri di buon anno, affinché la lettura del messaggio fosse «benaugurante» in quanto «è un invito anche un po’ ad avere fiducia.
E come si può incominciare l’anno con un po’ di fiducia?. «Lo si può fare - ha detto Maniago - ricollocando tutte le difficoltà e le sofferenze in un contesto di speranza».
«Dobbiamo costruire la pace – ha poi sottolineato l’arcivescovo –. La dobbiamo costruire in famiglia, la dobbiamo costruire nelle nostre comunità una cultura di pace, che permette poi a un paese di essere un paese operatore di pace.
Dire basta alla guerra, dire che la guerra è una follia, «ha senso se nasce dal cuore, cioè da una vita, che tutti i giorni si impegna a vivere la pace, a smorzare le guerre che ci sono nella nostra vita personale, quante volte siamo in guerra con noi stessi, nelle nostre famiglie purtroppo, nelle nostre comunità, nelle chiese, nella società in cui viviamo».
«Non si può costruire se non in pace, non si può costruire se non tutti insieme, lo abbiamo detto stasera. Allora è questo che dobbiamo vivere nella nostra vita di tutti i giorni: la consapevolezza - ha concluso il presule - che soltanto insieme, soltanto dicendo più frequentemente noi e non io potremo davvero costruire una cultura di pace».
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