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Come si pone il mondo della catechesi rispetto alle persone con disabilità? Un passaggio epocale è rappresentato dall'adozione di nuovi linguaggi che consentono una crescente inclusione nei gruppi.
Già da qualche anno la Conferenza episcopale italiana (Cei) ha diffuso online i libri in simboli per il catechismo dei bambini autistici o con paralisi cerebrali. I testi delle narrazioni sono accompagnati da prototipi realizzati ad hoc.
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Le illustrazioni rappresentano persone e dettagli dei passi narrati. Gerusalemme, città rappresentata graficamente con il suo Gòlgota e, in cima, tre croci. Il volto di Cristo raffigurato con la rappresentazione del Pantocratore presente nel duomo di Monreale. Immagini che diventano prototipi individuati per comunicare episodi del Vangelo a persone con disabilità intellettiva, come bambini autistici o con paralisi cerebrali, e che trovano spazio in alcuni libri in simboli destinati alla catechesi.
A realizzarli è stato il Settore disabili dell’Ufficio catechistico nazionale della Cei. Un lavoro che ha portato alla narrazione, attraverso la comunicazione aumentativa alternativa (Caa), di alcuni brani biblici. Si tratta per lo più di parabole, come quella del seminatore, o di episodi come l’ingresso di Gesù a Gerusalemme nella Domenica delle Palme e l’ultima cena. Il primo passaggio di questo lavoro consiste nella semplificazione del testo biblico, attraverso una suddivisione in sequenze e una facilitazione della formula linguistica.
Subito dopo, è stata realizzata la trasposizione dal codice alfabetico fonografico al codice in simboli e pittogrammi. È, in questa fase delicata, che si è riuscito a elaborarne i nuovi simboli con una valenza appropriata sia dal punto di vista biblico-catechetico sia sul versante metacognitivo. Per sviluppare questo processo, alcuni specialisti di diverse disabilità, vari responsabili del settore riuniti in un “Tavolo dei linguaggi”, hanno lavorato assieme. E con loro, genitori, insegnanti, biblisti dell’Apostolato biblico, liturgisti e operatori pastorali.
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Un lavoro corale che ha già dato come frutti alcuni testi che oggi ampliano la serie dei passi biblici tradotti. «Abbiamo cercato di far dialogare una lingua con l’altra in una prospettiva di inclusione, perché ogni persona con la propria disabilità potesse approcciarsi alla Parola di Dio» spiega la professoressa Fiorenza Pestelli, membro del gruppo nazionale di esperti del Settore catechesi disabili: «L’idea era quella di permettere la comprensione del testo biblico attraverso la creazione di uno spazio di comunicazione tra persone sorde, cieche e persone con la sindrome dello spettro autistico in modo da metterli in dialogo nonostante le disabilità diverse».
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