
La Messa in suffragio del Papa sarà giovedì in Cattedrale a Reggio
L’arcivescovo della Diocesi di Reggio Calabria – Bova, monsignor Fortunato Morrone parteciperà alla celebrazione esequiale
Colpisce e fa un certo effetto, entrando, vedere che la chiesa è gremita.
Colpisce perché è mercoledì, un giorno feriale come tanti. E sono le sei del pomeriggio. Qualcuno chiede: «C’è un matrimonio?». No, non c’è nessun matrimonio. Soltanto un battesimo, ma gli invitati sono pochi e si notano per i tradizionali abiti un pizzico più eleganti. Tutti gli altri, e sono tantissimi, sono qui per la messa vespertina infrasettimanale. Già questa è una notizia, perché in poche realtà parrocchiali di questi tempi secolarizzati si vede un colpo d’occhio simile. La parrocchia in questione è la Cattolica dei Greci, una realtà millenaria, che rappresenta la più antica chiesa nella diocesi di Reggio Calabria – Bova e anche dell’intera regione. Dall’altare si vede nitidamente la strada, via Aschenez, una delle più trafficate del centro reggino. E si vedono le auto in coda e tanta gente passare, guardare, fare il segno della croce e poi proseguire oltre. Il parroco – che ha il titolo della tradizione greca–ortodossa, ovvero “protopapa” – è don Valerio Chiovaro, subentrato a don Pippo Curatola nel settembre 2011.
Don Valerio è conosciuto in città per i tanti carismi che Dio ha gli ha concesso e che lo hanno portano a essere docente universitario, presidente dell’associazione Attendiamoci Onlus, cappellano della “Mediterranea” e tante cose ancora, sempre in mezzo alla gente e in particolare ai giovani. Esattamente come la “sua” parrocchia, che per sua stessa ammissione, raccoglie persone di grande cultura e prese qua e là. Non stanziali nel territorio, ma che accorrono da ogni dove proprio perché si sentono accolte.
«La presenza dei laici dà il senso della qualità della vita parrocchiale» spiega don Valerio, che cita il greco « para– òikos, stare in mezzo alle case, casa in mezzo alle case» evidenziando come dia proprio l’idea di questa parrocchia, immersa in mezzo al frastuono del centro città. Nonostante la strada sia molto trafficata, basta varcare il portone d’ingresso per sentire un silenzio speciale, che ti separa dal mondo per spingere all’eternità. Tutti insieme, i laici, il parroco, questo corpo che è la Chiesa. C’è una forte connotazione culturale nei fedeli e quindi il parroco sente l’obbligo di parlare la lingua del suo gregge: «Serve per farti capire» rammenta don Valerio,. Che sottolinea la presenza di un nucleo, uno zoccolo duro, che è tradizionalmente appartenente a questa parrocchia e al servizio della stessa.
Qualche esempio? C’è una famiglia che da sempre lava gli arredi sacri, un’altra che lava l’altare da generazioni. Il servizio che si tramanda. La chiesa è (quasi) sempre aperta e c’è anche un altoparlante fronte strada, che annuncia la Parola di Dio a chi passa, a chi lavora nei negozi circostanti.
Una sorta di linea diretta tra le vetrina dei negozi e la parrocchia. È don Valerio stesso, quando scorge i parrocchiani a sonnecchiare, che cita gli esercizi commerciali adiacenti. «Forse avete sbagliato porta», perché di fronte c’è un negozio di camere da letto. Andrea Viola è uno dei collaboratori del parroco e proprio frequentando la parrocchia è stato da poco ammesso agli ordini sacri per il diaconato: «Come tutte le vocazioni si verifica e si legge nella vita di tutti i giorni – spiega Andrea. – Mi facevo tante domande come a esempio: “Cosa mi rende davvero così felice di stare qui, con Dio?”». Domande poste al parroco e che poi – vagliate dalla Chiesa e nella Chiesa – lo hanno spinto verso questa strada. «Ho capito che nella dimensione ecclesiale tu scopri la tua chiamata». Non un percorso scontato, secondo Andrea, ma una verifica quotidiana.
Teresa fa parte del gruppo dei catechisti, circa 40 persone, con 240 bambini che vanno dalla prima elementare fino a tutte le scuole medie.
«Un’esperienza di arricchimento reciproco, proviamo a educarli alla fede in supporto ai genitori, perché i primi catechisti sono i genitori».
Evangelizzare con gioia, come dice Papa Francesco. Lei, Teresa, cura i bambini più piccoli, quelli di sei anni. Li ha abituati a iniziare l’incontro con una preghiera personale: «Stammi vicino Gesù quando litigo col fratellino e ti ringrazio per l’amore di mamma e papà» . Niente filosofie, ma concretezza. Poi a Natale c’è il presepe vivente e il quaresima le riflessioni – a misura di ragazzo – legate alla via Crucis. Tanti genitori sono presenti e hanno a cura la crescita spirituale dei propri figli.
Teresa dedica del tempo anche al post–comunione con rappresentazioni teatrali su personaggi e argomenti presi dal Nuovo Testamento. «Depositiamo il semino avendo sempre presente che la forza è nel seme e non in chi semina» chiosa Teresa. Per Sonia l’entrata nel gruppo di Santa Marta e, quindi, in parrocchia è arrivata perché ha sentito l’accoglienza e l’amore di Dio dopo la sofferenza della perdita di sua madre. «Sono entrata in questa chiesa per caso e don Valerio stava chiedendo aiuto per le attività: mi sarebbe piaciuto ma ero occupata ad accudire mia madre».
Quando la madre è morta, ha iniziato a dare il suo contributo e oggi è occupata anche nel servizio di apertura della Cattolica dei Greci durante le mattine, per dare così la possibilità a chi passa di potersi fermare e pregare. «Fare comunità è importantissimo in questo mondo moderno molto individualista – sottolinea Sonia –. Quando ci riuniamo nella preghiera ci sentiamo davvero tutti uniti e l’uno per l’altro». Anche il vice parroco, don Antonio, si è perfettamente inserito. Arriva dalla Tanzania e si scusa perché ancora non parla perfettamente la lingua italiana.
Confessa molte persone posizionato in disparte, in una delle navate laterali. Si sofferma ad ascoltare e conforta con parole di misericordia: «Da quando sono diventato prete sono contento di poter proclamare il Vangelo e poterlo mettere in pratica in questo servizio, portando la Comunione agli ammalati o facendo una catechesi. E naturalmente anche durante le confessioni». La parrocchia per lui ha una doppia dimensione, poiché è vice parroco sia alla Cattolica sia nella chiesa della Candelora, sempre al centro di Reggio. Così, pochi minuti e deve scappare nell’altra parrocchia, perché lo aspettano per la celebrazione della messa. Ma una vera istituzione, che il protopapa don Valerio definisce la “proto– mamma” è la signora Maria, un autentico pezzo di storia e di servizio nei confronti della chiesa. «Mi auguro che tante parrocchie abbiano persone speciali che danno la vita».
Non è facile per un sacerdote fare tutto ed ecco quanto è preziosa la presenza di gente al servizio. Lei si schernisce: «Faccio quello che posso», precisando che non serve la parrocchia o il parroco, ma serve direttamente Gesù Cristo. Fa tenerezza e colpisce allo stesso tempo lo zelo e l’amore con cui la signora Maria sistema ogni cosa perché possa avere inizio la messa. La chiesa è già gremita e il Vangelo del giorno è un monito per questa e per tutte le comunità parrocchiali: “Rimanete nel mio amore”. Il tralcio, come ogni battezzato, non può portare frutto se non resta attaccato alla vite, metafora dell’amore di Dio. Questo amore profondo che oggi fa dire a questi laici che hanno scoperto una dimensione nuova, trascendente dal proprio io e impegnata per portare questa buona notizia anche all’esterno. Le porte aperte sono un segno che la Chiesa esce, contagia, vive nel mondo senza appartenervi.
L’arcivescovo della Diocesi di Reggio Calabria – Bova, monsignor Fortunato Morrone parteciperà alla celebrazione esequiale
L’arcivescovo di Reggio Calabria – Bova e presidente della Cec invita la comunità a unirsi nella preghiera ricordando la celebrazione in Cattedrale venerdì 25 aprile alle 18
La diocesi di Reggio Calabria – Bova partecipa con profonda commozione al lutto della Chiesa