Avvenire di Calabria

Intervista esclusiva al vescovo Sorrentino: «La polis è il luogo dove si costruisce fraternità»

Cattolici in politica? «No alla dispersione»

Davide Imeneo

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Venerdì 17 monsignor Sorrentino, vescovo di Assisi, ha partecipato alla presentazione del suo libro su Giuseppe Toniolo, “L’economista di Dio”, per l’occasione gli abbiamo rivolto qualche domanda.

Giuseppe Toniolo, un cattolico impegnato beatificato dalla Chiesa, quindi ci si può santificare anche attraverso la politica?

Certamente. Quella del Toniolo è una tipica forma di santità laicale. Il magistero della Chiesa ha più volte sottolineato che la politica è un’alta forma di carità. Mira, infatti, al bene comune. A condizione, ovviamente, che si tratti di politica nel senso più alto del termine, ben diverso da quella politica “sporca” che tanti denunciano e che ci fa assistere spesso a cronache desolanti. La “polis”, la città, è il luogo dove si costruisce la fraternità. Dedicarvisi da credenti, e cioè ricordando che siamo fratelli perché abbiamo un solo Padre, è una testimonianza di prim’ordine. È l’espressione di un amore che sa valicare le differenze e gli interessi di parte, per essere a servizio della pace. Toniolo fece questo tipo di “politica” che, peraltro, al suo tempo non si poteva chiamare così per la contingenza della Questione romana, che faceva sentire il Papa “prigioniero” del nuovo Stato italiano e lo induceva a chiedere ai cattolici una protesta espressa con l’astensione politica. Si parlava, dunque, di impegno sociale. Ma era una preparazione alla politica. E questo fu il perno dell’impegno e del pensiero del Toniolo, a partire dal concetto del “primato della società civile”.

I cattolici oggi sono marginalizzati dalla vita pubblica, è possibile un loro nuovo impegno nella politica e nella società italiana?

Possibile e auspicabile. I  cattolici devono far sentire la loro voce per il bene comune. Difficile tuttavia che ciò avvenga oggi attraverso un "partito cattolico”. Già al tempo del Toniolo si pensava che l'unità partitica dei cattolici fosse improbabile. Quando si scende dai valori condivisi alla loro declinazione concreta, le differenze, anche tra i cattolici, emergono inevitabilmente. È tuttavia possibile quello che fu il grande merito del Toniolo: lavorare ad una unità pre-politica, che aiuti i cattolici a rafforzare il loro contributo unitario e a non lasciarsi indebolire e marginalizzare dalla dispersione nelle diverse formazioni partitiche. Se poi si creano condizioni di convergenza anche partitica non sarebbe  certo da scandalizzarsi.  Ritengo urgente promuovere, come fece il Toniolo, una conoscenza più adeguata della dottrina sociale della Chiesa e una rinnovata presa di coscienza dei cattolici rispetto al loro doveri civili e politici.

Oggi l’economia è vista come speculazione, come può definire il beato Toniolo “l’economista di Dio”?

Fin dalla sua prima lezione universitaria a Padova, nel 1873, il giovane economista si distinse per una tesi che andava contro corrente. Il titolo era: L’etica come fattore intrinseco delle leggi economiche. Prendeva così le distanze da teorie e dinamismi economici e finanziari segnati da prospettive individualistiche e materialistiche, incentrate solo sul profitto, sull’accumulo e la speculazione, incapaci di misurarsi con la legge dell’amore che è la sostanza dell’etica cristiana. Toniolo mostrò che le leggi economiche non sono ineluttabili. Coinvolgono l’uomo nella sua totalità, come persona in relazione, capace di scelte che possono dare alle stesse leggi dell’utile il calore della gratuità, della generosità, in definitive della fraternità. Ho chiamato Toniolo “economista di Dio” proprio perché è stato capace di calare la legge di Dio sul terreno dell’economia.

La famiglia era centrale nella vita e nel pensiero di Toniolo, ci sono elementi di attualità ancora oggi?

Toniolo era un credente a tutto tondo, e lo esprimeva anche nella sua splendida famiglia – moglie e sette figli – facendone una vera “Chiesa domestica”. Ma amava considerare la famiglia anche dal punto di vista di una sana sociologia e di una vitale economia. Nella pesante situazione economica che ci ha ampiamente provati negli ultimi anni, abbiamo potuto constatare come la famiglia, pur tanto in crisi, si è rivelata uno dei principali ammortizzatori sociali. Anche a prescindere dalla fede, la famiglia è necessaria alla società ed è una garanzia per l’economia. Ciò stride con le tendenze di un liberismo senza vincoli che ha bisogno di isolare le persone, fino a sentire la famiglia non una risorsa ma un ostacolo. Una vera patologia! Toniolo sposa la visione di una sociologia organica, in cui non c’è spazio per l’individualismo. La persona umana è relazione e lo mostra innanzitutto in famiglia. Da questo nucleo si espandono ulteriori relazioni, convergenti al bene comune e attente ai più deboli. Era qui, per Toniolo, anche il concetto di una autentica democrazia, non ridotta a meccanismi elettorali e procedurali. La famiglia, rispettata e sostenuta dalla politica, è il segreto di un buon funzionamento dell’ordine economico e sociale, è il fulcro della democrazia.

È possibile riproporre, attualizzandoli, la partecipazione agli utili e la compartecipazione al capitale dell’impresa all’interno di una società, come la nostra, liberalcapitalista, consumista e fondata sulla precarietà?

È possibile ma occorre una grande conversione. L’economia e la finanza globale fanno fatica ad accogliere questi concetti. Siamo stritolati da una concorrenza spietata che porta spesso le aziende, per non soccombere, allo sfruttamento dell’uomo che lavora. Bisogna resistere a questa tentazione. Se si mettono in moto meccanismi partecipativi, fino alla partecipazione agli utili, le imprese vedranno che il mondo del lavoro, rispettato e coinvolto, diventa capace di nuova solidarietà e di migliore condivisione dei rischi, anche quando si tratta di affrontare la fatica della concorrenza. Naturalmente il problema si risolve perseguendo l’obiettivo di una nuova cultura del lavoro a livello globale. Alla globalizzazione dell’economia deve seguire la globalizzazione della solidarietà.

Un messaggio per i giovani calabresi?

Toniolo non era un freddo pensatore, tantomeno un semplice attivista sociale. Era innanzitutto un uomo di speranza e la attingeva dal Vangelo e dall’Eucaristia. Ai giovani calabresi dico: siate, nonostante tutto, giovani di speranza.

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