Avvenire di Calabria

Chi ha dovuto subire maltrattamenti entra in un percorso finalizzato al recupero dell’autostima

Centro Margherita, una «casa» per le vittime

Redazione Web

Share on facebook
Share on twitter
Share on whatsapp
Share on telegram
Share on facebook
Share on twitter
Share on whatsapp
Share on telegram

di Rita Amelia Brath * - La violenza sulle donne. Un fenomeno in continua espansione alimentato dalla persistenza di antichi stereotipi e vecchi luoghi comuni alla luce dei quali, tanto nella quotidianità della famiglia quanto sui luoghi di lavoro che nell’esercizio quotidiano dei ruoli che essi ricoprono, ed il più delle volte per motivi afferenti o legati alla sfera sessuale, mettono in luce una indiscussa, rilevante e sicuramente odiosa, disparità di genere che nasce da una inveterata ed ingiustificata, sotto il profilo giuridico e del comportamento di civile convivenza, contrapposizione tra l’uomo considerato il soggetto «dominante, forte e attivo», e la donna sottomessa «fragile e passiva».

Basta ripercorrere la storia del genere umano per rendersi conto che la violenza sulle donne è sempre esistita ed ha mantenuto, senza una vera e propria ragione logica nel tempo gli stessi aspetti, le stesse modalità, le stesse caratteristiche, alle quali oggi si sono aggiunte ulteriori strategie di controllo più sottili e devastanti. Abusi e molestie sessuali, maltrattamento, violenza fisica e psicologica, stalking, mobbing, prostituzione, sfruttamento, pedofilia, tratta di minori, schiavitù sessuale minorile e non, sono tematiche che quotidianamente, attraversano le pagine della cronaca suscitando in chi ascolta o legge, un senso di paura e di impotenza. La debole sensibilità sociale e, talvolta, anche familiare, che le vittime avvertono intorno a loro, unita al timore di una tutela che, in caso di denunzia, definire inesistente appare un eufemismo, le porta a rivolgersi tardivamente agli sportelli d’ascolto che viceversa sono i luoghi di sincera solidarietà.

Le operatrici volontarie dello sportello sono sempre pronte ad accogliere ed ascoltare le dolorose confidenze sussurrate con palese vergogna dalle vittime. Sono loro a confortarle nei momenti di smarrimento e di disorientamento. Elemento additivo all’ascolto, il ricorso all’ausilio specialistico di una equipe socio- psico-pedagogica e legale che l’associazione mette a disposizione di chi ne ha bisogno con la garanzia di assicurare alla vittima, oltre che il proprio grande impegno, tutti gli indispensabili momenti di supporto teorico e pratico da esplicarsi attraverso un qualificato ed adeguato percorso personalizzato, progettato e finalizzato al recupero del’autostima, al raggiungimento di una propria autonomia ed alla riorganizzazione della vita futura. Ma l’impegno associativo non finisce qui. Altra importante campo di attività riguarda la predisposizione di percorsi ed interventi finalizzati alla prevenzione attraverso l’uso di strategie mirate all’educazione, alla sensibilizzazione, al riconoscimento e alla realizzazione delle pari opportunità in ogni ambito della vita pubblica e privata, primo fra tutti la scuola, con la quale si collabora attivamente per implementare la formazione degli studenti mediante la preziosa opera di soggetti volontari, che operano quali facilitatori.

Purtroppo però è doloroso sottolineare che le associazioni di volontariato come la nostra, malgrado l’alto livello di impegno e di professionalità che sono in condizione di mettere in campo, faticano a farsi riconoscere dalle istituzioni come vera e preziosa risorsa per la crescita culturale, la formazione della coscienza critica dei giovani. Tutto ciò nonostante l’impegno gratuito dei volontari e uno Stato, con il suo apparato politico e burocratico, incapace nel dare risposte compiute ai numerosi ed endemici problemi che emergono da un tessuto sociale sempre più in sofferenza.

* presidente del Centro Margherita

Articoli Correlati