Avvenire di Calabria

A tu per tu con Giuseppe Raffa per fare il punto in merito alla disfatta dei moderati reggini dopo le scorse amministrative

Centrodestra, Giuseppe Raffa: «Tutto da rifare»

Tatiana Muraca

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[L’intervista è stata fatta prima dell’improvvisa scomparsa della governatrice Jole Santelli]

Dopo il risultato del primo e del secondo turno elettorale alle amministrative di Reggio Calabria, si tirano un po’ le somme su quanto accaduto. Se da una parte si ha un vincitore, dall’altra c’è la parte “lesa”, che ha visto il candidato a sindaco Antonino Minicuci perdere al ballottaggio con il sindaco Giuseppe Falcomatà. Dubbi e polemiche hanno riguardato e stanno riguardando il centrodestra reggino, su cui abbiamo cercato di fare il punto con un esponente storico della coalizione, Giuseppe Raffa

Innanzitutto, cosa ne pensa del risultato di queste amministrative?

Mi sembra un risultato che in qualche misura era prevedibile. Non per meriti del riconfermato sindaco Falcomatà, ma per due valutazioni. La prima è la continuità amministrativa che spesso è la regola nel nostro Paese nelle elezioni dirette. Si pensi a ciò che è avvenuto alle regionali, dove a parte le Marche, ennesima roccaforte rossa “caduta”, i cittadini hanno scelto di dare fiducia per un secondo mandato. L’altra valutazione è che il centrodestra a Reggio ha sbagliato candidato ed era evidente a tutti fin dal primo momento che sarebbe finita così.

Emerge chiaramente una crisi tra i ranghi del centrodestra, a cosa la imputa?

C’è molto da lavorare, occorre ricostruire completamente una coalizione che, con gli ultimi colpi a vuoto, rischia di disperdere il patrimonio di credibilità che, con l’impegno di tutti noi che ci eravamo spesi in prima persona, era stato costruito alle regionali. Sulla città sono emerse spinte che hanno contribuito a creare confusione ma, oltre a questo, ha pesato più di tutto la mancanza di un progetto e di una visione sulla città. Il voto di pancia può servire per brevi periodi e a chi è populista, non a una coalizione che ha tradizione e progetti di governo.

Lei è stato presidente della Provincia con Minicuci segretario generale. Era davvero l’uomo giusto per Reggio?

La risposta credo l’abbiano data gli elettori al ballottaggio. Nulla da eccepire sul piano personale, ma non tutti nascono per fare politica ed è un grave errore non rendersi conto dei propri limiti in questo campo. Le sirene elettorali sono ammalianti ma possono trasformarsi in mostri peggiori di Scilla e Cariddi. I reggini hanno scelto, proprio come nell’Odissea, quello che hanno ritenuto essere “il male minore”.

Se la sente di dirci uno o più nomi che secondo Lei avrebbero potuto portare ad un diverso risultato elettorale…

Rischierei di fare torto a qualcuno perché nel centrodestra reggino ci sono tante energie che si sarebbero potute spendere e presentare all’elettorato con un patrimonio di competenza e autorevolezza. C’era anche chi, generosamente, aveva dato la propria disponibilità a candidarsi in una battaglia non facile. Hanno prevalso altre logiche e i risultati sono sotto gli occhi di tutti. Con il rischio non solo di aver perso le elezioni ma anche di aver “bruciato” delle importanti energie politiche della coalizione.

Lei ha ottenuto un ottimo risultato alle scorse regionali, è il primo degli esclusi. Si aspettava un’attenzione diversa dal suo partito e dalla presidente Santelli?

Personalmente, quando mi candido, lo faccio soprattutto per dare voce e rappresentanza ai tanti amici che vedono in me un punto di riferimento umano e politico. Dispiace per come sono andate le cose: pur a fronte di un risultato lusinghiero, di cui continuo a essere grato alle tante persone che mi hanno dato fiducia, non è scattato il seggio in Consiglio regionale a causa delle dinamiche ciniche della politica, laddove un seggio parlamentare rifiutato a Reggio e accettato a Crotone, un partito lungimirante, avrebbe chiesto e preteso scelte diverse.

Cosa si aspetta di vedere da qui ai prossimi 5 anni sia da parte della maggioranza che dell’opposizione?

La mia città viene prima di tutto, per cui spero vivamente che sia Falcomatà che Santelli mettano da parte le diversità di visione politica per riscoprire pienamente il significato delle loro funzioni istituzionali. Servono meno litigiosità e più spirito di squadra per il bene della Calabria. Quando si riveste un ruolo come quello di sindaco o di presidente della Regione si rappresentano tutti i cittadini, non solo i propri elettori. Mi auguro che non ci siano più le polemiche disdicevoli della campagna elettorale, in cui l’uno rinfacciava all’altra, e viceversa, la causa della crisi dei rifiuti. Prima bisognava togliere la spazzatura dalle strade e dai portoni dei reggini, poi stabilire di chi fosse la responsabilità.

Cosa si sente di dire in merito ad una rinascita del centrodestra dopo questa fase di down?

Bisogna ripartire dai territori, dalle persone che fanno politica per passione e non per interesse, da chi è un punto di riferimento sempre e non solo in campagna elettorale. Il centrodestra deve ricostruire tutto, partendo da zero, perché sono stati commessi degli errori che peseranno sui prossimi anni. Solo ricostruendo sulle macerie e investendo sui giovani, sui professionisti, sulle donne, su chi si è sempre speso e sa governare la nave quando il mare è in tempesta, riusciremo a recuperare la giusta rotta.

La Città metropolitana è ancora un’opportunità per Reggio? Come sfruttarla al meglio?

La Città metropolitana di Reggio è nata in condizioni perfette perché ha ereditato tanto da un’amministrazione provinciale sana e rigorosa. L’opportunità è certamente importante, a condizione che si esca dalla dimensione del provincialismo nel quale è stata relegata finora, per assumere un ruolo di riferimento nella rete delle Città metropolitane italiane. Pesa certamente come un macigno la legge Delrio che ogni giorno di più dimostra di essere stata una catastrofe: si è inventata l’elezione di secondo livello del sindaco metropolitano, per cui l’ultimo vertice provinciale eletto direttamente dal popolo è stato quello da me guidato. Adesso la Città metropolitana è diventata un ente di “apparato”, con le stesse competenze di prima ma senza risorse. Delrio voleva fare un lifting e ha finito per sfregiare un livello istituzionale importantissimo.

In ultimo, se se la sente di dirlo, ha dei progetti personali “in ballo”? Lei e il suo entourage intendete compiere dei passi per rifondare il centro destra a Reggio?

Io non sono mai cambiato: resto sempre un medico cattolico impegnato in politica e nel sociale, che cerca di spendersi al meglio per il prossimo. Non mi sono mai sottratto e non mi sottrarrò in futuro. La porta del mio studio è sempre aperta. Innanzitutto, però, per i miei pazienti che hanno bisogno di me. Mi sorge però un dubbio, ma il centrodestra reggino ha veramente voglia di rigenerarsi, di abbandonare le logiche che portano alcuni a governare al ribasso quelle sacche di potere, spesso gestito in modo individuale e rischiando di perdere di vista la bussola che, dovrebbe essere sempre finalizzata al bene comune? Il tempo ci dirà se veramente, si vuole fare tesoro di questa sconfitta per invertire comportamenti che hanno paradossalmente allontanato la gente dalla politica, relegando questa nobile espressione di impegno sociale, a mero esercizio di potere. 

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