Avvenire di Calabria

Chi ha ucciso Abele?

Una voce dalla comunità soccorsina

Francesca Cuzzocrea

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Nella notte tra il 23 e il 24 maggio si è consumato un efferato atto di violenza: il parroco della Parrocchia del Divino Soccorso di Reggio Calabria, Mons. Giorgio Costantino è stato aggredito e ferocemente malmenato nei locali parrocchiali da un branco di balordi che vi si sono introdotti nel cuore della notte. Già in diverse occasioni il parroco e le suore sono stati bersaglio di minacce e calunnia e la stessa abitazione fatta oggetto di gravi atti vandalici da parte di gruppi di ragazzotti che trascorrono regolarmente ed indisturbatamente buona parte delle ore notturne nella piazza antistante la chiesa, e che si rendono ogni notte artefici di azioni di disturbo alla quiete pubblica di quella parte di quartiere che si affaccia sulla piazza. Più volte il parroco, affiancato dalla comunità, aveva denunciato i fatti alle autorità competenti, e ancor con più forza a settembre dello scorso anno, dopo gli eclatanti e deplorevoli episodi di devastazione dei locali che ospitano Casa Accoglienza, la mensa parrocchiale dei poveri cui sono seguite le ennesime minacce.
Oggi, a poche ore dall’accaduto, mentre il nostro pastore lotta tra la morte e la vita, e mentre arrivano copiosi i messaggi di disapprovazione da un lato e di solidarietà dall’altro, ci chiediamo chi siano questi impuniti giovani, “cittadini” della notte, che ancora non hanno un nome, un volto. Avranno pur essi una casa, da cui escono di sera per fare rientro magari all’alba? Avranno una famiglia, dei genitori, dei parenti che chiedono conto dei loro silenzi e soprattutto della loro assenza? Chi sono questi figli? Dove vanno? Da dove vengono?
Sono figli di questo quartiere? Un quartiere che troppo spesso tace, che troppo spesso con omertoso silenzio o paura sottace episodi così eclatanti che sono ben visibili agli occhi di tutti.
Sono figli di questa comunità forse? Una comunità che forse non riesce comunicare con un linguaggio efficace e coinvolgente e che non riesce più ad appropriarsi degli spazi comuni lasciandoli appannaggio di mascalzoni che comodamente esercitano le loro nefandezze. Sono figli della nostra amministrazione comunale che tra le tante attese promessa, nei fatti lascia spazio all’incuria e al degrado persino del le strutture che le appartengono, oggi covo di prostituzione, spaccio e malaffare?
Sono forse figli delle autorità competenti e delle forze dell’ordine che non riescono evidentemente a garantire a dovere l’incolumità pubblica, l’ordine, la quiete dei cittadini, e soprattutto dei più deboli, dei bambini, delle donne, degli anziani?
Sono figli senza un dio, senza una meta e senza una patria? Figli di una generazione di disorientati che solo nel sopruso e nella prepotenza trovano sfogo alla loro vuotezza interiore o al loro dramma che non riescono diversamente a dire. Figli che non riescono a riappropriarsi della loro umanità, figli soli, lasciati a se stessi negli angoli bui.
E mentre, tra mille interrogativi, mi chiedo anch’io “Chi ha ucciso Abele?”, non mi sento più in grado di scagionare nessuno. Nemmeno me stessa.

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