
Gianluca Palma, artigiano dell’immaginario e narratore dei piccoli borghi: «La “restanza” è un atto di cura»
Dal Salento, un esempio concreto e poetico di impegno civico e culturale: Gianluca Palma trasforma
Nelle ultime settimane, sul nostro sito abbiamo registrato un ampio seguito su un doppio botta–e–risposta tra quanti (come i gesuiti Bartolomeo Sorge e Francesco Occhetta) “etichettavano” il Sud come dispotico, a tal punto da essere un «peso per il traino del Nord», e quanti – compresi il nostro direttore, don Davide Imeneo, e uno dei maggiori intellettuali reggini, il professor Daniele Castrizio – che invitavano a commenti più legati alla realtà, superando gli stereotipi di un Sud coacervo di malaffare e arretratezza.
Un ulteriore elemento di riflessione è emerso dall’ultima indagine targata Eurispes, l’Istituto di Studi Politici, Economici e Sociali degli italiani. Tutto fuorché una voce meridionalista tout court. Dagli ultimi rilevamenti dell’Istituto, però, viene letteralmente “ribaltata” la vicenda meridionale. Sarebbero, infatti, 840 miliardi di euro sottratti al Mezzogiorno d’Italia dal 2000 al 2017, con un trend in continua aumento. Una spoliazione economica perpetuata....dallo Stato. Ad oggi, nessuno ha smentito le parole di Gian Maria Fara, presidente dell’Eurispes, che ha sintetizzato così: «Cifre mostruose, contenute in un Rapporto che non ha trovato un’adeguata eco sui mass media, in un momento in cui, si chiede l’autonomia differenziata». Ma da dove escono fuori questi numeri? «Lo Stato italiano ha speso 15.062 euro pro capite al Centro–Nord e 12.040 euro pro capite al Meridione. In altre parole, ciascun cittadino meridionale ha ricevuto in media 3.022 euro in meno rispetto a un suo connazionale residente al Centro–Nord.
Nel 2017, si rileva un’ulteriore diminuzione della spesa pubblica al Mezzogiorno, che arriva a 11.939 (– 0,8%), mentre al Centro–Nord si riscontra un aumento dell’1,6%». Lungi da noi cadere nel becero vittimismo tipico di un certo meridionalismo di facciata. Però, dal Rapporto Eurispes emerge un altro dato che vale la pena evidenziare: rispetto a quanto generalmente si pensi sul piano dell’utilizzo dei fondi pubblici. Alla fine del 2019, le Regioni italiane hanno speso in totale 7,4 miliardi (Fondi Fse). I progetti investono un ammontare complessivo di 25,8 miliardi di euro, cioè il 69% del totale dei vari programmi regionali. Le regioni in ritardo di sviluppo (Calabria, Campania, Puglia e Sicilia) registrano una spesa che è mediamente minore di quella media nazionale (18% contro 23%). Tuttavia, se consideriamo gli impegni di spesa, le stesse Regioni raggiungono in media il 72% dell’intera programmazione, che è un dato più alto del di tre punti percentuali (69%) rispetto alla media nazionale. Questi dati, quindi, smentirebbero una performance peggiore di queste Regioni rispetto alle altre.
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