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Lo studio del Consultorio familiare diocesano, intitolato al dottor Pasquale Raffa, è un luogo familiare a Chiara (nome di fantasia, ndr), 31 anni, accompagnata dalla mamma. In quelle stanze, Chiara, ha ritrovato il coraggio della maternità sei anni fa quando è nato suo figlio che da pochi giorni ha iniziato la prima elementare. «Quando ho scoperto di essere incinta – ci racconta – avevo 25 anni. Per me è stato uno shock. La prima persona che ho avvisato è stato mio fratello: lui subito mi ha tranquillizzata. Io ero molto spaventata, molto impaurita, anche perché per me è stato un fulmine a ciel sereno».
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Una gravidanza inattesa, concepita durante il fidanzamento col suo ragazzo dell’epoca, il quale, però, non ha voluto sostenere né Chiara né il loro figlio. La solitudine, altrettanto inattesa, che aveva spalancato le porte all’idea dell’aborto: «Una volta in ospedale, mi hanno consigliato di interrompere la gravidanza. Io ero molto combattuta: i figli non hanno colpe e, quindi, volevo portarla avanti, però, non mi sentivo sostenuta. Ero da sola, impaurita». Nonostante gli anni passati, non manca la commozione nel racconto di Chiara arrivata a un passo dall’interruzione della gravidanza: «Avevamo fissato l’intervento, ma la sera prima sono scoppiata in lacrime. Ho detto a mia madre: “Questa operazione non la voglio fare”. È stato quel sì che ha sconvolto tutto».
Guarda il reportage sul Consultorio diocesano "Pasquale Raffa":
Chiara, al momento della sua scelta, sapeva di essere «una ragazza–madre: il mio compagno aveva manifestato la volontà di non accompagnarmi in questo percorso di vita». Chiara è stata sostenuta dal personale medico e volontario del Consultorio diocesano nell’accompagnamento in una fase certamente delicato della sua esperienza di giovane mamma, dalla gravidanza ai primi passi assieme al suo bambino. Dalle preoccupazioni comprensibili all’esplosione della gioia di essere mamma: «Ringraziando Dio, il bambino è nato bellissimo, sanissimo, una roccia». Una vita totalmente cambiata: «La cosa positiva è che ho avuto la mia famiglia che mi ha appoggiato tantissimo. Certo ho dovuto abbandonare gli studi perché non potevo continuarli, molti amici si sono allontanati, però sono fiera della scelta che ho fatto».
Da quei suoi 25 anni, oggi, Chiara si sente totalmente diversa; se dovesse confrontarsi con una ragazza che oggi potrebbe vivere la sua stessa esperienza ci spiega che «le direi di affrontare le proprie responsabilità e di non avere paura di quello che avviene in un domani». L’esperienza di crescere un figlio è un impegno difficile, importante, però dà anche tante emozioni positive. «Io sono “tutta” per mio figlio. Vivo d’amore. Il resto è nulla: adesso, in confronto a prima, non c’è più niente da paragonare, niente». Gli occhi di Chiara quando parla di suo figlio si riempiono di lacrime, la forza della vita ha ancora la meglio sulla compostezza.
Un bambino vivace che chiara definisce «bellissimo e “terremoto”; da settembre ha iniziato la scuola, una nuova sfida che un po’ ci spaventa». Perché le chiediamo noi: «Mio figlio è un bimbo buono, si prende molto cura della mamma. C’è da dire anche questo. E poi ama molto studiare, gli piace imparare, gli piace uscire, perché pure io l’ho abituato a questo. È un bimbo sicuro perché gli ho insegnato a essere sicuro. Certo – conclude Chiara – rimango male quando accadono i soliti screzi tra i bambini; però deve imparare a farsi di strada».
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