Avvenire di Calabria

L'arcivescovo metropolita di Reggio Calabria - Bova ha presieduto la Santa Messa per i fedeli defunti al Cimitero monumentale di Condera

2 novembre, Morrone: «I defunti siano da esempio per la nostra vita»

L'esortazione di monsignor Morrone durante il momento di preghiera a cui hanno preso parte le massime autorità civili, politiche e militari della città

di Redazione Web

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Commemorazione dei defunti, ecco il racconto del 2 novembre a Reggio Calabria: la città ha pregato anche quest'anno al cimitero monumentale di Condera. L'arcivescovo metropolita di Reggio Calabria - Bova, monsignor Fortunato Morrone, ha presieduto la Santa Messa presso il sagrato dell'ossario.

L'arcivescovo metropolita di Reggio Calabria - Bova, monsignor Fortunato Morrone, ha presieduto, presso il sagrato dell'ossario del Cimitero monumentale di Condera, la celebrazione eucaristica in suffragio dei fedeli defunti. Erano presenti le massime autorità politiche, civili e militari e le associazioni d'arma e combattentistiche della città.


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«Siamo qui, uniti nella preghiera, nella certezza di contemplare la bontà del Signore nella terra dei viventi». Il vescovo, nella sua omelia, cita il versetto del Salmo della lettura del giorno. «Ma qual è la terra dei viventi?» chiede. Nel brano del Vangelo di oggi, tratto dal capitolo sesto di Giovanni, «Gesù - spiega Morrone - parla di presente che si distende al futuro. I tempi sono sempre al presente: la terra dei viventi è qui. La bontà del Signore la vediamo qui, in questa storia. Abbiamo avuto modo di contemplarla nella terra dei viventi, dei nostri amici e delle nostre amiche che ci hanno preceduti in questo cammino».

«Possiamo "gustare" la bontà soltanto là dove c'è vita al tempo dei viventi non dove sono presenti continue contrapposizioni, di ideali, nelle famiglie, dove l'uno è armato contro l'altro, dove ci sono interrogativi che disturbano la nostra quiete quotidiana».

Dinnanzi ai problemi che affliggono il nostro quotidiano e di cui prendiamo contezza, in particolare, dinnanzi ad eventi tristi che sconvolgono l'esistenza, come la malattia, la perdita del lavoro o la difficoltà di poter portare a casa il necessario per sfamare i propri figli, è proprio dai «cari amici e amiche defunti» che arriva il più importante esempio di come affrontare la vita, ha spiegato ancora l'arcivescovo di Reggio Calabria - Bova.


PER APPROFONDIRE: 2 novembre, anche i morti in guerra hanno un volto


Da qui l'esortazione dell'arcivescovo Morrone che conclude la celebrazione del 2 novembre a Reggio Calabria: «Impegniamo la nostra vita facendo memoria nel nostro cuore dei nostri defunti per il bene che hanno operato in noi, per la traccia di bella umanità che hanno lasciato in noi e che noi consegniamo agli altri perché si cresca e si vada avanti».

«Immettiamo quel poco di bene che abbiamo, che è tantissimo e che germoglia sempre, nel nostro quotidiano, e chiediamo ai nostri cari defunti - ha concluso il vescovo di Reggio Calabria - che ci aiutino a vivere al meglio la nostra esistenza. Facciamo tesoro del bene che già abita la nostra vita e che per noi ha un solo nome: il Signore della vita, il Dio dei viventi».

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