
Limbadi, il 6 maggio si illumina per Maria Chindamo: memoria viva contro la ‘ndrangheta
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Confisca ai beni di Dominique Suraci: sono trenta milioni di euro che la Dia di Reggio Calabria ha sottratto a quello che – secondo la Direzione distrettuale antimafia reggina – sarebbe uno dei legami più solidi tra l'imprenditoria ed il vertice della 'ndrangheta, quella Santa, capace di indirizzare i processi economici e politici in Calabria, svelata nelle recenti indagini, "Fata Morgana" e "Mammasantissima".
Il nome di Suraci compare, infatti, nelle diverse ordinanze, anche se la sua figura è diventata preminente già nei procedimenti penali, "Assenzio" e "Sistema", antesignani delle ultime operazioni della Dda. Personalità complessa, quella di Suraci, che è anche stato – fino al suo arresto – un consigliere comunale nel centrodestra reggino, quello del "Modello Reggio" dell'ex governatore della Calabria, Giuseppe Scopelliti. La sua posizione, - ritenuta prima del suo arresto di primissimo piano, su scala nazionale, del settore della grande distribuzione organizzata - si è aggravata in seguito alle dichiarazioni, a suo carico, dei collaboratori di giustizia Enrico De Rose e M. G. Il primo, appartenente alla Reggio da bere, è l'ex immobiliarista del boss Nino Caridi, storico alleato delle cosche egemoni in città, i Tegano-De Stefano, mentre il secondo, già noto alle forze dell'ordine per reati minori, è il dominus del sistema criminale, ideato sempre dagli "arcoti", sul riciclaggio nel gioco d'azzardo, sgominato dall'operazione Gambling. I due, entrambi nel cerchio magico di Dominque Suraci per molti anni, confermano come l'imprenditore sia diretta emanazione dei De Stefano – Tegano, ma al pari di alcuni componenti della Santa, tra cui il Senatore e collega di partito, Totò Caridi, pare che anche a Suraci sia possibile gestire affari per tutte le consorterie della provincia, su disposizione dell'organo superiore della 'ndrangheta. Un uomo di potere, quindi. Un uomo con tantissimi soldi che avrebbe fatto del riciclaggio – secondo gli inquirenti – una vera e propria "arte".
Accuse pesanti per Suraci: un vortice di affari illeciti che, secondo quanto trapela dalla Procura di Reggio Calabria, coinvolgerebbe un vasto numeri di imprenditori apparentemente puliti, proprio grazie all'opera «invisibile» del mago della finanza per i clan, Domenico Giovanni Suraci, al secolo Dominique, a cui ieri sono stati confiscati il patrimonio aziendale di 8 società operanti nei settori della grande distribuzione alimentare e in quello immobiliare, 5 trust, 4 immobili di pregio e svariati rapporti finaziari (conti correnti e polizze assicurative) per un valore monstre di 30 milioni di euro.
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