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Si è insediato a Firenze il Consiglio dei Giovani del Mediterraneo. Dopo tre giorni trascorsi a Roma, al via nel capoluogo toscano i lavori veri e propri.
Insieme ai tre delegati italiani (due ragazze pugliesi ed una siciliana) sono in tutto quaranta i giovani, provenienti da diversi Paesi che si affacciano sul Mediterraneo, facenti parte del Consiglio dei giovani del Mediterraneo, opera segno del Convegno dei vescovi, che si è tenuto a Firenze dal 23 al 27 febbraio 2022. Si sono incontrati per la prima volta a Roma lunedì e si confronteranno fino al 17 luglio.
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Indicati dalle rispettive Conferenze episcopali o Sinodi delle Chiese orientali cattoliche, provengono da Italia, Francia, Spagna, Slovenia, Croazia, Albania, Bosnia, Montenegro, Grecia, Cipro, Malta, Turchia, Iraq, Siria, Libano, Terra Santa, Egitto, Algeria e Tunisia.
Il Consiglio dei Giovani del Mediterraneo si è insediato formalmente oggi a Palazzo Vecchio a Firenze, dove i ragazzi sono stati accolti dai saluti del sindaco Nardella e del cardinale Betori, arcivescovo di Firenze.
Sono intervenuti anche monsignor Giuseppe Baturi, segretario generale della Conferenza episcopale italiana, la delegata libanese Théa Ajami, per i giovani, e Patrizia Giunti, presidente della Fondazione La Pira, a nome delle quattro realtà alle quali i vescovi hanno affidato la conduzione del progetto: la Fondazione “Giorgio La Pira”, la Fondazione “Giovanni Paolo II”, il Centro internazionale studenti “Giorgio La Pira” e l’Opera per la gioventù “Giorgio La Pira”.
I lavori veri e propri hanno preso il via presso il Centro internazionale studenti. Le sessioni di lavoro saranno l’occasione per presentare da parte dei vari delegati proposte di gemellaggi o scambi giovanili bilaterali e plurilaterali, collaborazioni in ambito universitario, esperienze di dialogo ecumenico e interreligioso o altre proposte in ambito culturale o esperienziale.
Questo per un percorso di fratellanza e di accoglienza reciproca, per sconfiggere insieme paure e pregiudizi, aprendo un dialogo interpersonale, tra le comunità, tra le Chiese, tra appartenenti a religioni diverse; un dialogo che costruisca integrazione, opportunità di sviluppo con il rilancio di politiche di partenariato, che possiamo sintetizzare con la parola “pace”.
Uno dei compiti del Consiglio sarà anche quello di collegare tra di loro le tante comunità delle Chiese del Mediterraneo, del Vicino e Medio Oriente, creando unità e condivisione ecclesiale, presupposto necessario del dialogo ecumenico e interreligioso, che è uno degli orizzonti imprescindibili del Consiglio.
«Cercate indomiti il grande, il bello e il necessario. Non lasciatevi costringere in compromessi senza respiro. Non abbiate paura della sete di radicalità e della ricerca del definitivo. Andate incontro ai vostri contemporanei e sostenetene la speranza, partecipate alla costruzione di un mondo migliore. Difendete la vita e contribuite a fare del nostro mare un crocevia di pace e armonia». Lo ha detto monsignor Giuseppe Baturi, arcivescovo di Cagliari e segretario generale della Cei, in apertura del convegno dei giovani del Mediterraneo nel salone dei Duecento in Palazzo Vecchio a Firenze.
Al centro del discorso di monsignor Baturi alcune piste di lavoro tratte dalla Carta di Firenze, il documento sottoscritto dai vescovi e dai sindaci del Mediterraneo al termine della seconda tappa del convegno “Mediterraneo frontiera di pace”, che li aveva radunati a Firenze nei giorni dello scoppio della guerra in Ucraina. In primis, il riconoscimento della diversità come patrimonio condiviso per tutta l’umanità.
PER APPROFONDIRE:
«La sfida è che la diversità delle culture e delle storie possa essere motivo di ricchezza, di incontro e non di estraneità – ha ricordato Baturi -. La pace nel Mediterraneo avrà effetto in tutte le parti del mondo». Poi, la domanda rivolta ai giovani riuniti in Palazzo Vecchio: «Sapremo sviluppare valori per i quali queste civiltà del Mediterraneo potranno incontrarsi? Dipende da noi e, un po’, dipende anche da voi».
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