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Si è tenuto a Reggio Calabria (22 25 aprile) il Convegno di primavera 2023 del Sae, Segretariato attività ecumeniche – Aps, dal titolo «“Vi lascio la pace, vi do la mia pace” (Gv 14, 37) – Il Vangelo della Pace: sfida per i credenti e profezia per il mondo».
La pace è desiderio, profezia e promessa che percorre tutta la Scrittura; il Vangelo è affidato alle mani e alla responsabilità credenti: in un tempo segnato dalla guerra, occorrono chiese capaci di comunione, convertite a una logica evangelica di nonviolenza. Gli interrogativi posti da questa sfida in ambito geopolitico, socio-ambientale, ecumenico e interreligioso hanno interpellato le e i partecipanti, che si sono confrontati con esperienze di comunità locali, in periferie esistenziali spesso lacerate da conflitti e ingiustizie endemiche.
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La Calabria è ponte tra Oriente e Occidente, grembo di pace e fraternità al cuore di un Mediterraneo lacerato. In questo contesto anche l’Assemblea delle socie e dei soci del Sae, che ha preceduto l’inizio dei lavori, è stata occasione per sperimentare che il conflitto non si oppone alla pace, se viene gestito come opportunità di apprendimento e trasformato creativamente.
Il convegno ha offerto momenti di approfondimento in plenaria, nei pomeriggi del 23 e del 24 aprile: la riflessione a due voci «Il Vangelo della pace: sfida e profezia nell’orizzonte geopolitico e interreligioso», con interventi del pastore battista Luca Maria Negro e del professor Antonino Mantineo, dell’Università “Magna Graecia” di Catanzaro; e la tavola rotonda «Esperienze ecclesiali locali come pedagogia della pace», preceduta dalla riflessione: «Le chiese di fronte alla sfida della pace» del teologo cattolico Simone Morandini (Comitato esecutivo Sae).
Negro ha ricordato che secondo Bonhoeffer il bisogno di sicurezza nasce dalla sfiducia e sfocia spesso nella guerra; ha citato autorevoli voci contemporanee, da E. Morin al vescovo di Roma, dalla XI Assemblea del Cec all’Assise generale della Fcei, fino al recente Congresso della Fdei (23-24 marzo), in cui le donne evangeliche hanno approvato una mozione che spinge a trovare vie nuove verso una pace con giustizia per l’intero creato.
Mantineo ha messo in discussione l’idea che far tacere le armi significhi assolvere l’aggressore; ha ricordato che lo stesso Fondo monetario internazionale incoraggia a incrementare il multilateralismo, piuttosto che la bulimia militare; i lavori si sono conclusi con l’invito a trovare un guizzo di fantasia anche piccolissimo che aiuti il processo di pace. Nel secondo pomeriggio, Morandini ha prima individuato i punti di difficoltà per la sfida della pace, poi le connessioni non banali tra guerra e ingiustizia sociale, crisi ambientale (con lo slogan «effetto serra, effetto guerra») e migrazioni.
Della tavola rotonda (moderata da Riccardo Maccioni, caporedattore di Avvenire, che ha usato l’immagine dell’ecumenismo del grembiule) ricordiamo il contributo di Bruna Mangiola, operatrice migrantes della Caritas diocesana: i volontari non distribuiscono cose, ma relazioni e, in ogni persona che incontrano, vengono «visitati dall’umano».
E poi Vincenzo Linarello, presidente di Goel (Gruppo Cooperativo, Reti di solidarietà e impegno per la liberazione dalle mafie), ha valorizzato un’etica efficace, il cui scopo non sia vincere, ma convincere, superare la depressione sociale e creare opportunità festose di ripartenza, dopo le minacce o le violenze, scardinando il sistema di potere fondato sulla paura.
Il dibattito, cui ha partecipato il vescovo dell'arcidiocesi di Reggio Calabria - Bova, monsignor Fortunato Morrone, ha colto il nesso tra pace e giustizia di genere e la necessità di puntare sul protagonismo politico e imprenditoriale delle donne, che sono la parte più libera, forte e preparata della società, proprio perché finora messe ai margini.
Il cammino in cerca della pace ha condotto le corsiste e i corsisti al Parco archeologico Archeoderi (Bova Marina), che custodisce i resti di una delle più antiche sinagoghe in Italia (con un mosaico che conserva tracce di una menorah e un nodo di Salomone, oggi simbolo del sito).
Subito dopo, Miriam Jaskierowicz Arman (Universal Peace federation) ha condiviso la riflessione «Da Pesach a Shavuot». Il momento più intenso è stata la celebrazione ecumenica «Il Vangelo della pace», animata da un coro interconfessionale e presieduta dal pastore valdese Rosario Confessore.
Gigliola Pedullà, responsabile Sae di Reggio Calabria, e don Antonino Pangallo, rettore del Seminario, hanno spiegato i segni che accompagnavano la riflessione biblica: la pietra pomice di Lipari, che simboleggia la cristiana e il cristiano, provenienti dal fuoco dello Spirito e dall’acqua del battesimo, e l’essenza di bergamotto (ibrido che ricorda la nostra condizione di innesti di grazia), capace di attirare, valorizzare e integrare gli altri profumi.
Gli organizzatori, con la loro calorosa e sapiente accoglienza, hanno realizzato quella «eu-topia di un’esperienza di condivisione ecumenica, come profezia di pace per un mondo nuovo», che si prefiggevano.
La croce di legno che ha accompagnato i lavori del convegno primaverile del Sae, è stata realizzata con i relitti di Lampedusa.
A far bella mostra di sé al tavolo dei relatori, non solo limoni ma anche i bergamotti di Reggio Calabria (il Consorzio reggino ha fatto omaggio di 60 boccettine di olio essenziale ai convegnisti provenienti da fuori città).
I lavori sono stati intermezzati dal coro ecumenico reggino, apprezzato per i canti, ma soprattutto per il significato ecumenico rappresentato dalla «sinfonia di voci diverse, espressione dell’amore e della gioia del Signore».
PER APPROFONDIRE: Dialogo e Pace, Reggio Calabria e il convegno di primavera del Sae
I convegnisti, inoltre, hanno potuto ammirare le bellezze reggine (dal Castello alla Chiesa degli Ottimati), ma anche della vicina Scilla, con il borgo di Chianalea. Tappa, anche, alla Sinagoga di Bova Marina e al Museo archeologico.
* chiesa metodista di Bologna e Modena Sae Bologna
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