Avvenire di Calabria

L'anestesista rianimatore all'Ospedale Humanitas Gavazzeni di Bergamo è cresciuto nella parrocchia della Candelora a Reggio Calabria

Coronavirus. Claudio Roscitano, un capo-scout reggino in corsia

Il suo intervento a Radio Uno: «Il paziente ci chiede di sostituirlo nella relazione con la famiglia: questo è l'unico modo per consolaro»

Redazione Web

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Da Reggio Calabria a Bergamo. Claudio Roscitano ha vissuto questo viaggio senza zaino sulle spalle, quello che ha sempre caricato quando c'erano da fare le uscite coi suoi scout della Candelora, parrocchia del centro storico di Reggio Calabria. È un'anestesista rianimatore all'Ospedale Humanitas Gavazzeni della città orobica, l'epicentro della diffusione del Cov-Sars-2, il virus che ha generato una pandemia senza precedenti nel terzo millennio.

Il medico reggino è intervenuto ai microfoni di Radio Uno per descrivere la situazione attuale presso il presidio sanitario in cui opera: «La situazione in ospedale è estremamente complessa - dice Roscitano - perché, nonostante siamo confortati dal numero dei tamponi positivi in calo, purtroppo il numero di pazienti cristici è estramamente alto. Nel momento in cui ne parlo abbiamo quattordici codici rosso in atto, tutti per Covid-19». «Purtroppo l'età media si sta abbassando di molto, quì a Bergamo - spiega - e un altro fattore di forte rischio è rappresentato dai medici di famiglia: proprio presso l'Humanitas Gavazzeni è deceduto il primo medico di base per Coronavirus».

«L'enorme quantità di pazienti in gravi condizioni cliniche rendono estremamente complesso dare a tutti l'assistenza; quello che sta accadendo è una vera e propria trasformazione dell'ospedale per non incorrere nello scenario di "scegliere chi curare"», afferma Roscitano. Sotto il profilo emotivo «non siamo abituati a gestire così tanti pazienti in queste condizioni; ridurli in isolamento vuol dire negargli quel conforto che è tipico della vicinanza di una famiglia durante il ricovero. Anche questo aspetto ricade sulle nostre spalle». Ma come? «L'elemento nuovo - chiosa l'anestesista reggino - è la richiesta del paziente che ci chiede di sostituirlo nella relazione con la famiglia: questo è l'unico modo per consolaro è riportargli l'attenzione che i propri cari hanno nei suoi confronti».

«Ogni tanto ho paura degli scenari sanitari, sociali ed economici, - conclude Roscitano - ma anche per i miei genitori che vivono distanti da me e che sono soggetti potenzialmente a rischio. L'unico messaggio da dare è stiamo a casa e manteniamo le norme indicate».

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