Avvenire di Calabria

L'ultima storia riguarda una donna che col suo bimbo ha passato la notte alla Stazione Centrale di Reggio Calabria

Covid-19, c’è gente che dorme per strada: l’appello della Caritas

Federico Minniti

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Una mamma e il suo bambino hanno dormito in Stazione. La notizia più triste della giornata arriva dalla voce di don Nino Pangallo, direttore della Caritas diocesana di Reggio Calabria - Bova. Il suo è un accorato appello alle Istituzioni affinché «in questa situazione inedita» riescano «a fare rete». Proprio per questo motivo si susseguono videoconferenze, telefonate e e-mail per concretizzare dei servizi ormai non più rinviabili a favore dei senza fissa dimora.

Al "Palloncino" ci saranno le docce, ma non l'alloggio. «Finalmente è arrivato il nulla osta sanitario per l'utilizzo della palestra comunale, detta "Palloncino", per le docce dei senzatetto. Attenzione, però, c'è poco da esultare: sono passati 15 giorni da quando abbiamo iniziato a sollecitare questa soluzione: ancora la gente non può lavarsi. A questo va aggiunto che lo stesso nulla osta non è arrivato per quanto concerne l'accoglienza h24 dei senza fissa dimora. Al netto di questa difficoltà, rimane il dubbio di chi dovrà gestire la struttura in questa fase perché le responsabilità in atto sono molteplici e c'è bisogno di chiarezza anche in questa direzione».

Il dubbio sui beni confiscati alla Regione. «Sappiamo che alcune case confiscate alla 'ndrangheta sono state affidate alla Regione Calabria per la gestione di quest'emergenza. L'obiettivo originario è quello di trasformarle a case della salute per la quarantena dei soggetti positivi che non richiedono ospedalizzazione; da una nostra ricognizione esistono immobili che da subito potrebbero essere disponibili anche per i nostri amici senza fissa dimora: perché non si collabora in tal senso?».

L'azione delle Autorità sanitarie. «Abbiamo, invece, regitrato una grande disponibilità dall'Asp e dal Grande Ospedale Metropolitano: ci hanno garantito che nei prossimi giorni effettueranno un monitoraggio in strada e nei nostri centri d'accoglienza. L'obiettivo è quello di comprendere le singole situazioni di vulnerabilità. Ma anche su questo, la domanda che ci poniamo è: chi farà da raccordo a tutte queste attività?»

La richiesta d'aiuto alla Prefettura. «Urge risolvere questa emergenza: l'accoglienza dei senza fissa dimora non può essere messa in second'ordine. "Restiamo a casa", va bene. Ma chi non ha casa? Rischiano di essere mine vaganti. C'è gente che ancora dorme per strada, questo non è più tollerabile. Abbiamo scritto al Prefetto affinché venga istituito un tavolo urgente di coordinamento a favore dei più vulnerabili. Lo Stato deve offrire un riparo ai suoi cittadini più fragili. Ne va della dignità dei senza fissa dimora, ma anche della sicurezza pubblica: persone per strada senza controlli e prevenzione possono diventare portatori sani del Virus senza che nessuno se ne accorga».

Sempre più gente chiede da mangiare. «Abbiamo affrontato delle situazioni emergenziali, tra Saline Joniche e Villa San Giovanni, che hanno messo a dura prova la capacità di approvvigionamento delle risorse. Ma tutti hanno ricevuto un pasto caldo. È chiaro che ora le iniziative si moltiplicano: dai buoni-pasto governativi, che sarà cura dei singoli 25 comuni che ricadono nel territorio diocesano, alla spesa sospesa annunciata dal sindaco Falcomatà. Noi chiediamo che, anche in questo caso, venga fatta chiarezza; venga istituito un solo numero di telefono affinché si possa servire al meglio chi ha bisogno. Ricordiamo che, a oggi, continuiamo ad aiutare 490 famiglia all'Emporio solidale diocesano: sono dati che devono far riflettere, ma devono spronare chi di competenza a capire che bisogna intervenire subito».
 

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