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Crisi al Comune, Perna si dimette, mentre Falcomatà cerca nuovi equilibri. L'ex vicesindaco descrive il primo cittadino sospeso come «una figura umanamente complessa che meriterebbe uno studio approfondito e particolare». Il vero nodo rimangono i malpancisti del Partito democratico, anche se l'ipotesi della sfiducia col passare delle ore si sgonfia. In ballo le deleghe assessorili.
Tonino Perna non fa più parte della Giunta comunale di Reggio Calabria. L'annuncio sabato durante una conferenza stampa rovente in cui il docente universitario non ha lesinato critiche all'operato del sindaco sospeso, Giuseppe Falcomatà.
«Non so nemmeno io come ha fatto a convincermi all'epoca ad accettare il ruolo di vice sindaco. Giuseppe Falcomatà è una figura umanamente complessa che meriterebbe uno studio approfondito e particolare. Ho creduto nella "svolta". I primi tempi c'era un'interlocuzione su tutto ma poi ho constatato che non c'è alcuna programmazione a Palazzo San Giorgio, per nessun tema», le accuse di Perna.
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Seppur sospeso dal ruolo di sindaco, Giuseppe Falcomatà ha avviato una serie di contatti con gli esponenti della sua maggioranza e i loro referenti politici. Tra questi l'ex assessore regionale, Nino De Gaetano, che in consiglio comunale vanta un gruppo di ben quattro consiglieri. Un vero e proprio "ago della bilancia". Falcomatà avrebbe incassato l'ok da De Gaetano: resta da capire il "prezzo" politico di questo appoggio che si tramuterà, quasi certamente, in un assessorato di primo piano.
Oltre a De Gaetano, Falcomatà e i suoi fedelissimi, tra cui molti assessori, sono a lavoro per ricucire lo strappo con i colleghi di maggioranza che presentano delle posizioni distanti dal primo cittadino. L'obiettivo è trovare la quadra per la necessaria ridistribuzione delle deleghe assessorili (tra cui quelle a oggi in capo a Muraca, sospeso al pari di Falcomatà) che potrebbe ricalibrare pesi e contrappesi nella maggioranza a Palazzo San Giorgio.
PER APPROFONDIRE: Processo Miramare, Falcomatà sospeso: l’atto del Prefetto
Mercoledì sarà il giorno del Redde rationem all'interno del Pd. Una data cruciale alla quale Giuseppe Falcomatà spera di arrivare con una fiducia cucita su misura dagli incontri che sta facendo in queste ore. Non è ormai un mistero che c'è una componente particolarmente "indomita" tra i democrat con riferimento specifico ai consiglieri espressione dei maggiorenti Seby Romeo e Mimmetto Battaglia che chiedono un rimpasto rombusto di Giunta.
Distanza anche tra le posizioni di Giuseppe Falcomatà e il capogruppo del Partito democratico in Consiglio regionale, Nicola Irto con quest'ultimo che, però, pare stia scegliendo una linea diversa con una fiducia "a tempo" e da discutere ad ogni Consiglio comunale. Una strategia data dai "numeri" del gruppo di Irto a Palazzo San Giorgio decisamente tra i più numerosi.
Nel centrodestra poche idee, ma confuse. Da un lato Forza Italia agita lo spauracchio delle dimissioni, ipotesi che non convince gli altri gruppi consiliari (Lega, Fratelli d'Italia e Coraggio Italia). La sensazione è che si vada allo scontro in aula su una mozione di sfiducia (stando alla finestra e guardando cosa farà il Pd) sul facente funzioni Brunetti. Mozione che sarà presentata in Consiglio comunale da Saverio Pazzano, leader de La Strada, che aveva offerto un "sostegno esterno" a Falcomatà, posizione ormai tramontata con un trasferimento netto tra le fila dell'opposizione.
Al momento è calato il silenzio dalle parti di Angela Marcianò. La principale accusatrice del caso Miramare, già condannata a un anno di detenzione per lo stesso reato di Falcomatà, non si è espressa. Silenzio anche da parte del consigliere di riferimento della sua lista civica, Filomena Iatì.
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