Avvenire di Calabria

Crisi climatica: le api ingannate dalla Primavera anticipata

L'allarme lanciato dalla Coldiretti sulle criticità in atto negli ecosistemi

di Redazione Web

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L’ennesimo inverno con temperature alte mette così a rischio anche i raccolti

La Primavera anticipata di questo febbraio e le temperature ben al di sopra della norma hanno ingannato 50 miliardi di api. Risvegliate in anticipo per la finta Primavera. È quanto emerge da un monitoraggio della Coldiretti sugli effetti di un inverno bollente, dopo un 2023 che ha fatto registrare la caduta del 14% di precipitazioni in meno. Ed una temperatura superiore di 1,14 gradi rispetto alla media storica del periodo 1991-2020.


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Gli agricoltori vengono in aiuto

Le temperature fino a 20 gradi, fanno uscire dagli alveari le api che però – sottolinea la Coldiretti – rischiano di morire di freddo se sorprese fuori dalle arnie quando le temperature si abbassano al calare del sole. Peraltro la sostanziale carenza di fioriture, fa consumare energie, senza che ci siano raccolti. Con l’ulteriore problema della siccità e della conseguente carenza idrica. Così i produttori sono costretti ad intervenire con alimentazione zuccherina, per sostenere le famiglie di api, che rischiano perdite consistenti.

Le produzioni sono a rischio

In pericolo c’è la produzione di miele dopo che il raccolto del 2023 in Italia è stimato attorno ai 15 milioni di chili. Fra i più poveri del decennio schiacciato dagli eventi estremi frutto della progressiva tropicalizzazione del clima. Il ruolo delle api peraltro va ben oltre la produzione di miele con tre colture alimentari su quattro (75%) dipendono in una certa misura per resa e qualità dall’impollinazione dalle api. Tra queste: le mele, le pere, le fragole, le ciliegie, i cocomeri ed i meloni. In media una singola ape – precisa la Coldiretti – visita in genere circa 7000 fiori al giorno. E ci vogliono quattro milioni di esplorazioni floreali per produrre un chilogrammo di miele.

Un indicatore della crisi

La situazione delle api nostrane – continua la Coldiretti — rappresenta dunque un indicatore dello stato di salute dell’ambiente. E anche un campanello d’allarme delle eventuali criticità e difficoltà dell’ambiente. Il caldo fuori stagione infatti favorisce in tutte le piante il risveglio anticipato. Con il pericolo di esporre le coltivazioni ai danni di un prevedibile, successivo, forte abbassamento delle temperature e la conseguente perdita dei raccolti.

Le preoccupazioni per i raccolti

A preoccupare – continua la Coldiretti – è anche la siccità che mette a rischio le semine di cereali, legumi, ortaggi. Così come il foraggio nei pascoli che risulta in netto calo. La mancanza di acqua provoca ripercussioni anche sui costi per le imprese, aumentati anche a causa del rialzo delle quotazioni del foraggio.
C’è scarsità di neve in diversi settori dell’arco alpino. E su gran parte della dorsale appenninica. Una situazione di stress idrico che cresce ma mano che si scende verso Sud con apice nelle isole, che non è certo normale nel mese di gennaio.


PER APPROFONDIRE: Crisi climatica, Francesco: «Dobbiamo reagire». Ecco la Laudate Deum


Le nuove sfide da affrontare

L’agricoltura italiana è l’attività economica che più di tutte le altre vive quotidianamente le conseguenze dei cambiamenti climatici. Ma è anche il settore più impegnato per contrastarli - spiega Coldiretti.
«I cambiamenti climatici impongono una nuova sfida per le imprese agricole che devono interpretare le novità segnalate dalla meteorologia e gli effetti sui cicli delle colture, sulla gestione delle acque e sulla sicurezza del territorio».

Un obiettivo che richiede un impegno delle Istituzioni per accompagnare l'innovazione dall’agricoltura 4.0 con droni, robot e satelliti fino alla nuova genetica green no ogm.
Servono però anche – conclude Coldiretti – investimenti per manutenzione, risparmio, recupero e regimazione delle acque, con un sistema diffuso di piccoli invasi. Necessari a raccogliere l’acqua in eccesso per poi distribuirla nel momento del bisogno.

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