
Terra Santa ferita dalla guerra, il sostegno della Caritas diocesana di Reggio Calabria
La raccolta dell’Avvento di Fraternità sarà destinato alla Terra Santa all’insegna di un legame speciale avviato nel 2016.
Un famoso proverbio dice: «Il pesce grande mangia sempre il pesce piccolo». Ciò che è grande in altezza, in quantità, in larghezza in ampiezza sembra avere la meglio sempre in qualsiasi situazione, dall’economia alla politica, dallo sport allo spettacolo, come se ci fosse una legge, scritta da chissà chi, che afferma che lì dove c’è abbondanza si può «imperare».
L’ho capito quando in Terra Santa mi sono accorta che le cosiddette «minoranze», non solo non avevano il loro spazio, spazio che da ingenua credevo fosse un sacrosanto diritto, ma che addirittura quei “confini esistenziali” erano e sono in pericolo e quindi bisognosi di essere «protetti» per permettere alla gente d continuare ad esistere.
Parlo dei cristiani in Terra Santa, quella minoranza religiosa che di anno in anno si sta assottigliando, sta diminuendo, sta scomparendo. In settant’anni si è passati dal 10% all’1,5%; in alcune località, come Betlemme si è arrivati allo 0.8%, perché tanti, troppi se ne stanno andando perché qualcuno ha deciso che «non c’è più posto per loro », perché in coscienza c’è una fedeltà identitaria da mantenere, perché «non interessiamo più a nessuno». Come è successo al signor Basha che partito dall’Italia, dopo aver conseguito la laurea in pedagogia speciale e un dottorato è arrivato a Betlemme, con la moglie italiana e due figli, per «fare qualcosa nel mio paese», alla fine, dopo più di 10 anni si è visto costretto a lasciare la sua Palestina per ritornare a Roma.
Ma può una minoranza scomparire perché il «potente di turno» deve allargare i suoi confini? E mi riferisco anche a tutte le minoranze presenti in questo nostro pianeta. Può la Terra Santa rimanere senza cristiani autoctoni? Cristiani delle varie confessioni che sono lì a ricordarci che la salvezza dell’umanità, la salvezza dell’uomo, qualsiasi uomo, di me che scrivo, di te che leggi, è germogliata in quella terra dove il Salvatore nostro Gesù Cristo è nato, morto e risorto? I cristiani di Terra Santa non possono scomparire. Abbiamo bisogno di loro. Abbiamo bisogno della loro presenza, ma soprattutto dalla loro fede provata e perché provata vera e profonda. Tornando in Italia, due anni fa, ho capito lo spessore di quella fede convinta, sicura, solida che non vacilla al primo «vento che si abbatte gagliardo», che non barcolla al primo venditore di promesse e, di questa fede ne ho molta nostalgia. «Non abbandonateci» mi ripetevano alcuni cristiani, «non lasciateci soli», mi dicevano i dipendenti cristiani che lavoravano al Caritas Baby Hospital dove per tredici anni ho prestato il mio servizio «abbiamo bisogno di voi» ribadivano.
Ma forse carissimi fratelli cristiani di Terra Santa, siamo noi, cristiani di quell’occidente saturo e autosufficiente, che abbiamo bisogno della vostra testimonianza di fede così ferma e decisa; siamo noi, cristiani di quell’occidente che “guarda e passa dall’altra parte” che abbiamo bisogno della vostra fedeltà al Vangelo e soprattutto ai valori evangelici; siamo noi che da questo occidente senza umanità ha bisogno di sentirsi ripetere «qui Dio si è fatto uomo e con la sua nascita ha dato dignità ad ogni uomo». Allora fratelli cristiani di Terra Santa, minoranza che non fa più notizia, «voi non lasciateci soli» e con la vostra fede decisa aiutateci a ritrovare le radici della nostra fede perché quando saremo anche noi “piccolo gregge” (e non manca molto) sapremo come voi, essere fedeli al Vangelo di nostro Signore Gesù Cristo nonostante tutto e tutti.
* suora elisabettina
La raccolta dell’Avvento di Fraternità sarà destinato alla Terra Santa all’insegna di un legame speciale avviato nel 2016.
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Nello scenario del conflitto israelo palestinese, c’è chi continua ad alimentare la speranza per un futuro di pace, concordia e fraternità in Terra Santa. Un piccolo grande contributo arriva anche dalla terra di Calabria.