
La Messa in suffragio del Papa sarà giovedì in Cattedrale a Reggio
L’arcivescovo della Diocesi di Reggio Calabria – Bova, monsignor Fortunato Morrone parteciperà alla celebrazione esequiale
La crisi ecologica non è più una minaccia lontana ma una realtà tangibile che tocca ogni aspetto della vita quotidiana: dalle migrazioni climatiche alla scarsità di risorse naturali, fino alla perdita della biodiversità. In questo scenario, la voce di papa Francesco continua a rappresentare un punto di riferimento morale e culturale.
Fin dall’inizio del suo pontificato ha posto la questione ambientale al centro del suo magistero, non come un tema accessorio, ma come parte integrante di un nuovo umanesimo. Con l’esortazione apostolica Laudato si’, pubblicata nel 2015, ha dato una svolta epocale alla posizione della Chiesa cattolica sul tema, denunciando apertamente i modelli economici insostenibili e promuovendo una conversione ecologica globale.
Nel contesto attuale, segnato da eventi estremi sempre più frequenti e da una crescente disuguaglianza sociale, il messaggio del Pontefice acquista una forza rinnovata. La dimensione ecologica non può essere separata da quella sociale. Il degrado ambientale colpisce con maggiore violenza proprio le popolazioni più vulnerabili, rendendo evidente che la giustizia climatica è anche giustizia sociale.
PER APPROFONDIRE: Ecologia integrale, le buone prassi per salvaguardare l’ambiente
L’ultimo rapporto dell’Ipcc ha ribadito che le fasce più povere del pianeta, pur essendo le meno responsabili delle emissioni di gas serra, sono le più esposte agli effetti devastanti del riscaldamento globale. In questo quadro, l’invito di papa Francesco a superare la «cultura dello scarto» risuona come una denuncia, ma anche come una proposta: recuperare un rapporto armonico con la natura e riconoscere la dignità di ogni creatura.
L’ecologia integrale proposta dal Papa non si limita alla tutela ambientale in senso stretto, ma coinvolge il modo in cui si concepiscono i beni comuni, il lavoro, la produzione e i consumi. La terra non è una merce da sfruttare, ma un’eredità da custodire. E questa custodia non riguarda solo il presente, ma anche le generazioni future.
Il principio della destinazione universale dei beni, già presente nella tradizione della dottrina sociale della Chiesa, viene oggi reinterpretato alla luce della crisi climatica come un imperativo etico a garantire equità intergenerazionale. Le nuove generazioni hanno diritto a un pianeta vivibile, e questo diritto esige oggi scelte coraggiose e strutturali, non più rimandabili.
Questa visione è sempre più condivisa anche al di fuori del perimetro ecclesiale. Il concetto di giustizia climatica è entrato nel lessico delle istituzioni internazionali e delle nuove generazioni, come dimostrano i movimenti giovanili per il clima. Il messaggio della Laudato si’ è stato ripreso in sedi globali come le conferenze delle Nazioni Unite sul clima, contribuendo a un cambio di paradigma. Anche il mondo della finanza, da tempo refrattario a logiche diverse dal profitto, sta iniziando a recepire l’urgenza di nuovi criteri etici e ambientali.
L’impennata degli investimenti Esg (Environmental, Social and Governance) negli ultimi anni è un segnale di questa transizione, seppur ancora parziale e ambigua.
Papa Francesco ha rinnovato il suo appello nell’esortazione apostolica Laudate Deum, in cui ribadisce che «il tempo delle parole è finito» e che «occorre passare all’azione». La posta in gioco è la sopravvivenza stessa della vita sul pianeta, ma anche la qualità della convivenza umana. L’ambiente non è una questione settoriale, è la condizione di possibilità di ogni altro diritto.
Di fronte a questo scenario, la responsabilità del credente si allarga: non si tratta solo di un dovere morale individuale, ma di un impegno collettivo e politico. La custodia del creato è parte integrante della fede vissuta e non può essere separata dalla giustizia sociale, dalla solidarietà, dalla pace.
Quello che emerge è una nuova alleanza tra fede e ragione, tra etica e scienza, tra spiritualità e azione concreta. Una prospettiva che interpella credenti e non credenti, e che chiede a tutti di ripensare radicalmente lo stile di vita, le priorità economiche e il rapporto con il pianeta.
Non si tratta solo di cambiare politiche, ma di cambiare mentalità. E forse proprio in questo cambio di sguardo risiede la sfida più grande, ma anche la speranza più concreta.
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