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Droga, salvarsi è possibile: «Così abbiamo detto no alla dipendenza»
Una giovane ex tossicodipendente e la madre di un ragazzo spiegano come si può uscire dal drammatico tunnel delle dipendenze. Il pm Musolino parla di «droghe come fregatura».
Lo Stato non dimentica nessuno. La giustizia farà sempre il suo corso. Di mezzo, questa volta, c’è un umile e valido servitore dello Stato: il giudice Antonino Scopelliti. Il magistrato reggino fu ucciso nel 1991, mentre faceva rientro al suo paese, Campo Calabro, dopo aver trascorso parte della giornata al mare. Ignoti lo hanno atteso in uno dei tornanti, che percorreva a bordo della sua autovettura, e lo hanno freddato con diversi colpi di arma da fuoco. Il proditorio disegno criminale ha avuto buon gioco grazie al fatto che il magistrato non disponeva di alcuna protezione, sebbene rappresentasse la pubblica accusa in Cassazione in processi di mafia! Varie le ipotesi al vaglio sulle cause dell’efferato omicidio: la più accreditata, circolata in ambienti malavitosi e giudiziari, parla di un “favore” chiesto da Cosa Nostra alla ‘Ndrangheta calabrese, in quanto l’integerrimo giudice reggino avrebbe sostenuto l’accusa in Cassazione contro “padrini” siciliani. Un quarto di secolo dopo, esecutori e mandanti non hanno ancora un nome ed un volto.Le indagini però proseguono. Una speranza si staglia all’orizzonte. È il capo della procura reggina ad alimentarla e c’è da credere che porterà frutti. A margine dell’operazione “Sansone”, che ha permesso di disarticolare la cosca Condello che teneva in pugno i commercianti di Villa S. Giovanni, il dott de Raho ha fatto una importante digressione: “noi non dimentichiamo l’omicidio del giudice Antonino Scopelliti, chi lo ha compiuto prima o poi verrà scoperto, meglio prima”. L’operazione giudiziaria ha avuto luogo nel territorio dove il giudice risiedeva.
Una giovane ex tossicodipendente e la madre di un ragazzo spiegano come si può uscire dal drammatico tunnel delle dipendenze. Il pm Musolino parla di «droghe come fregatura».
Il Pontefice pronunciò parole forti contro i mafiosi e di speranza per i giovani. Frasi ancora attuali che rappresentano un invito a un rinnovato impegno per il bene comune.
Secondo la Direzione Investigativa Antimafia, i clan calabresi continuano a detenere il primato rispetto alle altre mafie operative in Italia.