“Lo scorso anno abbiamo perso una città come Bari: 320.901 italiani, per la precisione”. A lanciare l’allarme denatalità è Gigi De Palo, presidente Fondazione per la natalità, su Vita Pastorale, secondo il quale oggi 90.986 nascite registrate tra gennaio e marzo 2023 sono già un forte campanello di allarme. “Il calo della popolazione avrà ripercussioni importanti anche sull’economia”, sostiene l’autore dell’articolo: “L’effetto più immediato del crollo dei nuovi nati sarà la contrazione del valore del Pil. A oggi i lavoratori attivi presenti sul territorio nazionale nella fascia dai 20 ai 66 anni sono circa 36 milioni: nel 2032 saranno diminuiti di oltre 2 milioni. Numeri freddi, ma che sono preludio di condanna”. “L’allarme denatalità assume una particolare rilevanza anche in chiave giovanile”, la tesi di De Paolo: “Le nuove generazioni sono il futuro del Paese, ma sempre più giovani rinunciano a formare una famiglia. Le cause sono molteplici: precarietà lavorativa, difficoltà economiche, incertezze sul futuro e aspettative sociali in continua evoluzione. I giovani si trovano spesso ad affrontare ostacoli significativi per una stabilità finanziaria e lavorativa, presupposto essenziale per intraprendere un percorso familiare. Inoltre, le sfide nel conciliare lavoro e famiglia, e la pressione per dedicarsi a una carriera professionale, spesso mettono in secondo piano il desiderio di avere figli. Questo scenario solleva molte preoccupazioni, poiché una bassa natalità giovanile può portare a una riduzione della forza lavoro, compromettere la sostenibilità del sistema previdenziale e privare il Paese di una nuova generazione di cittadini attivi e creativi”.
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