Avvenire di Calabria

Da papa Francesco, all’attenzione da rivolgere prima di tutto al paziente e ai suoi bisogni. Ma anche l’emigrazione sanitaria

Diritto alla salute in Calabria, la garante Stanganelli: «La sanità non è un lusso»

Analisi a 360 gradi sui temi legati al settore rinvigoriti dal recente dibattito su Pnrr e autonomia differenziata

di Francesco Chindemi

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Dal “caso” Calabria rilevato dalla Corte dei Conti, alla necessità di ascoltare la voce, prima di tutto, dei pazienti. Dal Garante della Salute della Regione Calabria, un’analisi a 360 gradi sui temi legati al settore nella regione che guarda con preoccupazione alle prossime scelte politiche. Anna Maria Stanganelli affronta la spinosa questione rinvigorita dagli ultimi dibattiti che coinvolgono anche i cittadini.

Il Garante della Salute Stanganelli: «la sanità non può essere relegata a logiche numeriche»

«La salute non è un lusso. Un mondo che scarta gli ammalati che non assiste chi non può permettersi le cure è un modo cinico e che non ha futuro». Cita papa Francesco, la garante regionale della salute, Anna Maria Stanganelli.


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A più di un anno dal suo insediamento, il tema della sanità resta una questione pressante, rinvigorita dai dibattiti su questioni come il Pnrr e l’autonomia differenziata. Ne abbiamo discusso direttamente con la garante.

La Corte dei conti parla addirittura di “caso Calabria”. Ma gli utenti?

Il diritto alla salute, garantito dalla Costituzione, come ribadito dal Santo Padre durante una recente udienza con gli operatori sanitari, non deve basarsi su mere cifre economiche, ma concentrarsi sui bisogni reali delle persone. La sanità non può essere limitata a logiche di risparmio, che negli anni hanno solo indebolito un sistema già fragile.


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Il recente report di Gimbe sull’autonomia differenziata in sanità ha documentato dal 2010 enormi divari in ambito sanitario tra Nord e Sud del Paese e sollevato preoccupazioni riguardo all’equità di accesso alle cure. La situazione, soprattutto in regioni come la Calabria, è particolarmente critica, come evidenziato anche dalla Corte dei Conti. Bisogna considerare, in questo, il punto di vista degli utenti che spesso affrontano ostacoli nell’accesso e nella qualità dei servizi sanitari. Il “caso Calabria” solleva interrogativi sulle politiche sanitarie adottate e sull’efficacia delle risposte istituzionali nell’affrontare le sfide del settore.

Guardando all’autonomia differenziata, cosa pensa delle preoccupazioni espresse da medici e scienziati nel loro recente documento?

Le preoccupazioni sollevate dai medici e dagli scienziati, soprattutto per le regioni del Sud come la Calabria, sono ben fondate. Queste aree, già in ritardo, potrebbero risentire ulteriormente di una gestione autonoma, a meno che non siano accompagnate da adeguate risorse e strategie di sviluppo.


PER APPROFONDIRE: Relazione del Garante della Salute, colmata una lacuna di 14 anni


È importante considerare l’impatto che l’autonomia potrebbe avere sulla qualità dell’assistenza sanitaria e sull’accesso ai servizi, specialmente per le fasce più vulnerabili della popolazione.

👇 Ascolta l'episodio del Podcast Good Morning Calabria con la garante della salute Stanganelli

Il Pnrr, invece, potrà incidere sulla sanità in Calabria?

Il Pnrr offre un’opportunità importante per migliorare il sistema sanitario in Calabria. È essenziale investire le risorse in infrastrutture ospedaliere, tecnologie mediche, formazione del personale e servizi di prevenzione, al fine di garantire un’assistenza di qualità e ridurre le disuguaglianze nell’accesso alle cure. Attraverso una visione olistica e orientata al futuro, è possibile trasformare il settore sanitario calabrese, rendendolo più efficiente, resiliente e centrato sulle esigenze dei cittadini.

Da una parte il dibattito sul finanziamento dei Lep, dall’altra una regione che continua a “spendere” in sanità in uscita. In dieci anni quasi 3 miliardi di euro che, tradotto, all’anno fanno 300 milioni spesi dai calabresi per curarsi altrove? Si riuscirà a invertire questo trend?

Il dibattito sul finanziamento dei Livelli essenziali di prestazione è cruciale per garantire un’assistenza sanitaria equa e di qualità. Tuttavia, è altrettanto importante affrontare la questione dell’elevata spesa per cure fuori regione. Invertire questo trend richiede strategie mirate e investimenti adeguati nel sistema sanitario locale, nonché un’attenta valutazione delle politiche di razionalizzazione delle risorse.

In Calabria si torna a parlare in questi giorni di Registro tumori, rete ospedaliera. Intanto i comitati dei cittadini si dicono preoccupati... Su cosa bisogna puntare secondo lei?

Il tema del Registro Tumori e della rete ospedaliera è di vitale importanza per affrontare efficacemente la lotta contro il cancro e garantire un’assistenza appropriata ai pazienti. È fondamentale puntare sull’implementazione di un sistema di monitoraggio efficace e sull’ampliamento delle strutture e dei servizi dedicati alla cura e alla prevenzione oncologica, rispondendo così alle legittime preoccupazioni dei cittadini. La partecipazione attiva dei comitati dei cittadini può contribuire a garantire un’adeguata rappresentanza delle esigenze della comunità e a promuovere politiche sanitarie più efficaci.


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È necessario riuscire a cogliere i bisogni di chi si trova a vivere nelle periferie esistenziali della nostra società, seguendo l’esempio del buon samaritano, “fermarsi, accogliere, condividere, curare”. Tempo fa ebbi a dire che la dignità di un malato è la dignità dell’Italia e della nostra Calabria: su questo punto bisogna essere chiari per garantire la migliore opportunità di cura e di assistenza di prossimità a tutti indipendentemente dallo stato sociale. Su questo punto dobbiamo essere tutti solidali, Istituzioni comprese.

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