Avvenire di Calabria

Don Claudio Roberti racconta il suo ritorno missionario in Madagascar

Da pochi giorni è iniziata una nuova stagione dell'apostolato del sacerdote reggino

di Claudio Roberti

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Ospitiamo la testimonianza di don Claudio Roberti, sacerdote della arcidiocesi di Reggio Calabria - Bova fidei donum in Madagascar. Don Claudio ha vissuto per decenni la dimensione missionaria nell'isola della terra rossa. Nel 2021 aveva fatto ritorno a Reggio Calabria ed è stato nominato parroco di Ortì e parroco di San Giorgio Extra. Da qualche settimana ha fatto ritorno in Madagascar, oggi collabora con il vescovo Gaetano Di Pierro.

La testimonianza di don Claudio Roberti, missionario in Madagascar

Inizio questo breve articolo ripercorrendo le tappe del ritorno in Madagascar come missionario.
Nel mese di maggio il vescovo Fabien del Madagascar passò a Reggio per visitare i suoi seminaristi e per concordare la data di ordinazione sacerdotale dei quattro diaconi che avevano completato l’iter formativo.
In quella occasione invitò il nostro Arcivescovo a venire in Madagascar. Ero presente anch’io a quell’incontro e per incoraggiare il vescovo a partecipare all’ordinazione dei quattro giovani in Madagascar gli proposi di accompagnarlo. Il nostro Arcivescovo accettò l’invito.

Qualche giorno dopo l’Arcivescovo mi disse che non poteva venire a causa dei tropi impegni. Pochi giorni dopo l’equipe dei formatori del Seminario, tramite don Emanuel, mi informò che avevano deciso di andare in Madagascar per rappresentare la diocesi per l’ordinazione dei quattro ragazzi Malagasy. Dissi a don Emanuele che io mi tiravo indietro vista l’ottima rappresentanza della diocesi e considerati gli impegni soprattutto per la parrocchia di Orti. Il vicerettore mi disse che se non andavo con loro neanche loro sarebbero andati. Allora ho accettato con gioia di partire anch’io e come avevo detto precedentemente all’Arcivescovo dissi anche al team del seminario che sarei rimasto in Madagascar qualche giorno in più.

Arrivato in Madagascar una settimana prima degli amici del Seminario sono andato a visitare il vescovo Gaetano nella diocesi di Farafangana. In quell’occasione lui mi chiese se me la sentivo di tornare in Madagascar per un breve periodo e aiutarlo per la conclusione del suo ministero ormai prossima considerata la sua età. Allora risposi che ero disponibile ma che doveva accordarsi con l’Arcivescovo di Reggio Calabria. Il Vescovo Gaetano ha scritto una lettera di domanda all’Arcivescovo che al rientro in Italia ho consegnato per le mani del Vicario Generale.

Successivamente per telefono l’Arcivescovo mi confermò di aver ricevuto la lettera e che era favorevole alla richiesta ricevuta. Anche lui mi chiese paternamente se me la sentivo. Ero contento di poter tornare in Madagascar come missionario. Mi dispiaceva però lasciare le molte persone che seguivo come parroco. E poi anche il cambio di vita è un problema: adattarsi alle comodità in Italia è facile; ritornare nella precarietà a una certa età è difficile. Qualche giorno di preghiera e poi comunicai al Vescovo Gaetano l’orientamento dell’Arcivescovo. Il Vescovo Gaetano mi chiese allora di preparare il mio rientro in Madagascar in coincidenza al suo rientro dall’Italia dopo la visita ad limina dei vescovi del Madagascar. Successivamente il Vescovo Gaetano passò da Reggio e dopo un incontro con l’Arcivescovo fu firmata la convenzione per il mio servizio triennale nella diocesi di Farafangana nel sud est del Madagascar. Il giorno prima della partenza ho potuto salutare l’Arcivescovo e ricevere la sua benedizione per la missione.
Ripensando alle tappe che mi hanno riportato in Madagascar vedo bene che il Signore ha disposto tutto secondo la Sua volontà. Sono edificato dall’Arcivescovo che non ha negato al suo confratello in Madagascar un aiuto che la diocesi di Reggio, ricca di sacerdoti, poteva dare.

Fidei donum, il dono di un sacerdote ad un’altra diocesi: così prevale la carità e la solidarietà

Anche un po’ di numeri possono dare l’idea della opportunità del gesto di carità pastorale dell’Arcivescovo di Reggio.
La diocesi di Farafangana ha una popolazione di un milione e cinquecentomila abitanti di cui solo 250.000 cattolici circa su un territorio 23 volte più grande della diocesi di Reggio e con 9 preti diocesani e una trentina di religiosi missionari. Un prete in più certamente è di grande aiuto.

Oggi tutti dicono che la missione si può fare dappertutto anzi sarebbe auspicabile farla nella propria terra dove la secolarizzazione ha ormai fagocitato tutte le dinamiche religiose e ha anche trasformato, corrompendole, la rete di relazioni tra le persone con il creato e le altre creature.
È vero che ogni parte del mondo ha bisogno di missionari cioè di cristiani. A Reggio ce ne sono tantissimi in Madagascar pochissimi.

Due sacerdoti fidei donum, due «porte per uscire»

La mia presenza in Madagascar è come un’altra porta che la Chiesa Reggina ha aperto in terre lontane. Come grazie al coraggioso don Valerio, fidei donum in Terra santa, è permesso e facilitato l’accesso esperienzale e di conoscenza dei luoghi dove è sgorgata la salvezza, così anche in una terra da missio ad gentes è possibile, come già in passato, accostarsi all’esperienza di evangelizzazione in avamposto, il che permette - come in terra santa - di accedere al vero nucleo del kerigma e lasciarsi alle spalle tutti gli orpelli pastorali frutto delle ideologie imperanti nelle nostre società post cristiane…

Il nostro arcivescovo seguendo le indicazioni date dallo Spirito ha donato alla comunità diocesana due modalità per vivere e conoscere la fede e due porte per uscire, come augurato dal Papa, dalle ammuffite pareti dei luoghi comuni e del campanilismo espressioni della vanagloria che avvelena tante realtà parrocchiali e tanti movimenti e associazioni.
Ormai siamo sommersi da oceani di parole sfornate da pseudo teologie che sono piuttosto popologie dove il popolo è una entità amorfa ideologizzata, genderizzata e soggetta a molteplici dittature secondo i gusti degli intellettuali di turno.
Le scienze cosiddette umane e le tecnologie sono le sirene che come per il mito di Ulisse tra Scilla e Cariddi ci spingono verso terra con le malie di un sedicente nuovo umanesimo, che fa a meno dell’uomo Gesù, per farci naufragare e non ci lasciano avanzare verso il largo dove il Signore ci attende, verso il cielo.
I canti popolari ‘tu scendi dalle stelle’ e l’altro ‘Dio si è fatto come noi per farci come Lui’ ci ricordano che la Salvezza viene dall’alto viene da Dio e non dai populismi né dalle popolatrie imperanti. Un missionario in terra d’Africa e un altro in Terra Santa sono certamente strumenti di Grazia per la nostra comunità diocesana che permettono di vivificare lo zelo per una vita cristiana e una sequela senza compromessi e lanciarla verso l’incontro con il Signore Gesù che viene a salvarci ieri, oggi e sempre con e nella sua Chiesa. Buon Natale

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