Avvenire di Calabria

Don Italo Calabrò: un ricordo vivo nel cuore da 34 anni

Il territorio è ricco delle opere-segno da lui lasciate per chi è in difficoltà

di Redazione Web

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«Una fede incarnata nella storia e nelle sfide del tempo presente»

Il prossimo sedici giugno ricorre il trentaquattresimo anniversario della ascesa al cielo di don Italo Calabrò e come ogni anno la Diocesi, assieme alle realtà associative da Lui promosse, lo ricorderà con un momento di preghiera davanti alla sua tomba a san Giovanni di Sambatello e poi nel pomeriggio al Centro Gullì con la messa celebrata dal Vicario Don Pasqualino Catanese a cui seguirà un momento di convivialità.


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Quest’anno l’evento avrà un significato speciale perché avviene nell’anno in cui è stato avviato il processo per la causa di beatificazione, introdotto solennemente in Cattedrale dall’Arcivescovo Fortunato Morrone durante le ultime feste Mariane.

Il lavoro di ricerca per la beatificazione

Un lavoro che le diverse commissioni ed uffici nominati dalla Diocesi in questi mesi hanno iniziato a svolgere con impegno e dedizione, un servizio finalizzato alla raccolta di scritti e di testimonianze tese a raccontare l’eroicità delle sue virtù che la Chiesa secondo i suoi ordinamenti dovrà eventualmente confermare.

Un lavoro certosino, coordinato dal postulatore della causa Paolo Villotta, che ha già fatto emergere una copiosa e ricca documentazione di scritti suoi e su di Lui che rappresenteranno per il futuro un prezioso archivio dal quale tutti potranno attingere per approfondire la conoscenza del suo insegnamento, la sua testimonianza di vita in molteplici settori della sua azione pastorale.

Un patrimonio di vita esemplare di sacerdote, di educatore, di testimone della carità a cui tutti potranno guardare, in particolare le nuove generazioni, come un maestro di vita, un esempio da seguire per la propria vita alla scuola del vangelo.

La comunità di San Giovanni di Sambatello

Per noi don Italo Calabrò è già Santo e i miracoli li ha fatti anche a noi. Questa la frase che il Vescovo Fortunato Morrone ha ascoltato con gioia in occasione della Sua prima visita di preghiera che aveva fatto al piccolo cimitero di quel borgo dove il sacerdote ha voluto essere sepolto, dalla viva voce della gente di san Giovanni di Sambatello che ha avuto la fortuna di averlo come pastore per lunghissimi anni.

Il vescovo davanti a quella tomba, ascoltando le varie testimonianza di chi lo ha conosciuto, ha sentito il profumo di quella Chiesa che don Italo ha cercato di incarnare. La Chiesa che si fa ospedale da campo per i feriti della vita, che accoglie, che testimonia il volto bello del Gesù che si identifica negli ultimi, nei fragili.

Nel momento di preghiera, nel suo gesto di inginocchiarsi davanti alla tomba, c’era tutta la sua riconoscenza: sono venuto ad onorare un uomo di Dio. Un uomo che ha legato la sua esistenza a Gesù seguendolo passo e disponibile a fare la sua volontà, inviato per seminare amore e speranza in particolare tra i più piccoli ed indifesi. Voi tutti che lo avete conosciuto siete chiamati a continuare la sua opera ed anch’io come Vescovo lo terrò come grande riferimento per il mio servizio.

L'eredità di don Italo a monsignor Morrone

Da allora il Vescovo ha avuto la possibilità di visitare quasi tutte le opere da Lui fondate, della Piccola Opera Papa Giovanni, del Centro Giovanile I. Calabrò, di Casa Emmaus, della Coop Soleinsieme, dell’Agape, opere che ancora oggi sono l’eredità più importante lasciata e che accolgono centinaia di persone con disabilità, di minori strappati dall’abbandono e al destino mafioso, di donne vittime di violenza, di ammalati di mente, di anziani soli e di tanti altre ancora con le loro fragilità ma anche con la loro volontà di riscatto.

Il Vescovo con la Sua presenza non ha fatto mai mancare la Sua vicinanza ed il Suo incoraggiamento verso opere che indipendentemente di chi le gestisce sono patrimonio di tutta la Chiesa. Opere-segno come li chiama la Caritas, perché sono un segno dell’amore di Dio verso i più piccoli, centri il cui futuro riguarda tutta la comunità cristiana che li deve custodire con amore e sollecitudine assumendo la testimonianza della carità come responsabilità di tutti i cristiani, senza deleghe, come ripeteva continuamente don Italo.

Le parole di don Luigi Ciotti

Per don Luigi Ciotti è stato un sacerdote che è stato veramente capace di guardare sempre verso il cielo senza mai distrarsi dalle responsabilità verso la terra. Io, incontrandolo, ho trovato un uomo, un Sacerdote innamorato di Dio, il suo forte riferimento alla Parola di Dio, al Vangelo, la sua capacità di saldare la testimonianza cristiana con la responsabilità civile. Ho trovato un uomo, un Sacerdote innamorato di Dio, con il suo forte riferimento alla Parola di Dio, al Vangelo, con la sua capacità di saldare la testimonianza cristiana con la responsabilità civile.

Gli ultimi giorni di don Italo Calabrò

Amò e fece la volontà del Signore fino in fondo. Seppe, negli ultimi mesi della sua vita del terribile male che lo stava velocemente divorando. Continuò ad impegnarsi, ma il male ormai lo privava delle forze. Parlava della morte con estrema lucidità, riusciva persino a scherzarci su.

E volle ricevere l’Olio Santo davanti ai suoi parrocchiani durante una delle sue ultime messe domenicali a San Giovanni di Sambatello. È lì che ora riposa, nella nuda terra, in un piccolo cimitero tra le vigne. Nello stesso villaggio dove ha scritto come parroco alcune delle pagine più belle del suo impegno pastorale.


PER APPROFONDIRE: Reggio Calabria, i primi tre anni del vescovo Morrone: tra sinodalità e spinta «generativa»


In questi trentaquattro anni non ci ha mai veramente lasciato, ha continuato a parlare, a pregare per noi, ad incoraggiare tutti quelli che lo avevano conosciuto, ma anche i tantissimi soprattutto giovani che ancora oggi continuano a guardare a Lui come un faro che illumina il loro cammino alla sequela di Gesù, per vivere una fede incarnata nella storia e nelle sfide del tempo presente. Domenica 16 giugno tutta la sua grande comunità si raccoglierà per ringraziare il Signore del dono di don italo e per rinnovare l’impegno ad onorare il suo lascito spirituale: amate tutti quelli che incontrate nella vostra vita, nessuno escluso mai. (a cura di Mario Nasone)

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