Avvenire di Calabria

Il 6 dicembre si terrà la recita del Rosario per le vittime di tratta, la preghiera col vescovo Morrone alla Stazione centrale

Mai più schiave, a Reggio Calabria veglia di preghiera contro la tratta delle donne

Suor Eva Furiani (unità di strada "Delicati segni di speranza"): «Il nostro intento è accendere i riflettori su un problema oggi trasferitosi nel chiuso degli appartamenti»

di Francesco Chindemi

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Si rinnova l’appuntamento con la veglia per le donne vittime della tratta di esseri umani, un crimine orrendo, che purtroppo produce effetti anche a Reggio Calabria.

Il momento di preghiera per le donne vittime di tratta sarà celebrato il 6 dicembre presso la Stazione centrale di Reggio Calabria, a partire dalle 21. Tutti i partecipanti, guidati dall’arcivescovo Morrone, pregheranno il Rosario.


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L’iniziativa è promossa dalla Caritas diocesana e ha come finalità sostenere la preziosa opera svolta dall’unità di strada della Chiesa reggina denominata “Delicati segni di speranza”, da anni al fianco delle donne schiavizzate dalla rete della prostituzione di strada. Ne abbiamo parlato con suor Eva Furiani, superiora delle Alcantarine di Archi e coordinatrice dell’unità insieme a Francesca Postorino.

“Dal buio alla luce” è la frase scelta per il Rosario di quest’anno. Perché?

Negli ultimi anni il problema della prostituzione, complice anche la pandemia, si è sempre più spostato dalla strada al chiuso delle abitazioni. Il fenomeno è molto meno evidente, ma non è scomparso. Si consuma, insomma, al “buio”. L’intento è portare, appunto, alla luce ciò che sappiamo e donare speranza a chi vive in una situazione di schiavitù.

In che modo?

Il nostro auspicio è che qualcuna di queste donne o ragazze, alcune delle quali davvero giovanissime, abbia il coraggio di venire alla luce e liberarsi dalla condizione in cui si trova. Noi, dal canto nostro, cerchiamo di dar loro voce anche con iniziative come la Veglia che rinnoveremo il 6 dicembre.

Importante anche l’opera di sensibilizzazione

Quest’anno abbiamo invitato alla veglia i più giovani. È importante far capire loro, che sono il futuro, la dimensione reale di un problema di cui si

parla tanto, spesso però in modo distorto.

Insieme a questo momento di preghiera, qual è l’impegno di “Delicati segni di speranza”?

L’unità di strada nasce come risposta cristiana al grido di queste “figlie” maltrattate e umiliate. Ci accostiamo a loro in maniera delicata, ma nel chiuso di un appartamento è più difficile. Per questo è bene far emergere dalla tenebre ciò che altrimenti rimarrebbe sconosciuto.

Quali risultati intendete ottenere?

Il nostro desiderio è essere una piccola luce per queste donne. Pregare insieme, chiamarle per nome, stare loro accanto durante una visita medica, sembrano gesti insignificanti, ma per una persona che viene trattata come un oggetto vuol dir molto.

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