Avvenire di Calabria

L’apertura il 17 dicembre di un anno fa, al taglio del nastro c’era anche l’arcivescovo Morrone che ha benedetto i locali

Emporio di Campo Calabro, un anno fa nasceva il market solidale

Frutto dell’intuizione del parroco e dei fedeli il progetto è finanziato coi fondi dell’8xmille e donazioni private

di Redazione Web

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Voci e testimonianze dall'emporio solidale di Campo Calabro che tra un mese taglierà il primo importante traguardo. Abbiamo fatto il punto, insieme ai volontari, sul primo anno di servizio dedicato ai poveri e ai più bisognosi del territorio.

Emporio di Campo Calabro, un vero «esercizio d'amore»

«Ci avviciniamo a spegnere la prima candelina e sono molto contenta, insieme agli altri volontari, di quanto fin qui coltivato». Venusia è una delle volontarie dell’emporio di Campo Calabro. La incontriamo assieme ad altri operatori con cui, da circa un anno a questa parte, si ritrovano ogni martedì per la distribuzione di alimenti e altri beni di prima necessità agli avventori del minimarket della solidarietà. 


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Voluto dal parroco di Campo Calabro, don Francesco Megale, l’emporio solidale Caritas “Sarèpta - in Campo per la Vita”, tra un mese compirà il primo anno di servizio. Il 17 dicembre 2021 veniva, infatti, tagliato il nastro alla presenza, tra gli altri, dell’arcivescovo metropolita di Reggio Calabria - Bova, monsignor Fortunato Morrone che ne benediceva i locali. Presente anche la direttrice della Caritas diocesana, Mariangela Ambrogio, che, insieme al vescovo, ha fin da subito sostenuto l’avvio dell’iniziativa di solidarietà, l’evento fu salutato con grande soddisfazione. 

Un sogno diventato realtà. «Il più bel regalo che la nostra comunità potesse ricevere», il commento a caldo del parroco di Santa Maria Maddalena, don Francesco Megale, il giorno stesso dell’inaugurazione. Questa realtà, aveva aggiunto, poi, il vescovo Morrone rivolgendosi ai giovani e ai presenti, «è un vero e proprio esercizio d’amore».

Un'opera-segno nata grazie al sostegno alla Chiesa e ai sacerdoti

Si tratta del secondo “market della solida-rietà” Caritas che sorge nel territorio dell’arcidiocesi reggina- bovese. L’emporio di Campo Calabro è nato grazie ai fondi erogati attraverso l’8xmille e in parte grazie alle donazioni di privati.

Una risposta di carità che ha attecchito su un terreno già reso fertile, come ricorda Santo Nostro, componente del Consiglio pastorale della parrocchia e incaricato parrocchiale di Sovvenire. «Se oggi l’emporio è realtà - dice - lo si deve alla caparbietà dei nostri parroci che hanno saputo ben educare la nostra comunità all’amore per il prossimo: prima don Nino Palmenta e, oggi, don Francesco Megale. Sostenere, dunque, l’opera di sacerdoti intraprendenti come quelli che abbiamo avuto la grazia di incontrare lungo il nostro cammino comunitario conclude Santo Nostro - è un dovere».

Tanti i volontari coinvolti nell’iniziativa solidale che nel giro di un anno è diventata un vero e proprio punto di riferimento per diverse famiglie non solo di Campo Calabro, ma dell’intera zona pastorale. «Da quando abbiamo aperto, nel dicembre dello scorso anno, fino ad oggi – continua Venusia – abbiamo registrato un incremento delle persone che si rivolgono a noi», aggiunge. Dalle 50 famiglie inizialmente accolte e già seguite dalla Caritas, oggi se ne contano ben 84».

Un esercito di carità impegnato nel servizio quotidiano

L’emporio aperto nei locali messi a disposizione dall’amministrazione comunale in via Sant’Angelo 9, dove hanno sede anche un centro civico e la locale sezione Avis, fin da subito è apparso come un progetto ambizioso, non fine a se stesso. Del resto, è nato in un contesto già sensibile alle problematiche degli ultimi, forte dell’esperienza della testimonianza della Caritas di Campo Calabro e del centro di ascolto parrocchiale “Sant’Antonio”. Don Francesco Megale ha fatto da collettore all’ulteriore bisogno di donarsi al prossimo, davvero, in stile sinodale.


PER APPROFONDIRE: Emporio di Campo Calabro, don Megale: «Uniti possiamo»


Oggi operatori, semplici cittadini e volontari, non solo di tutti i gruppi parrocchiali, ma anche di altre realtà associative del territorio, insieme al parroco, sono lo specchio del volto di una Chiesa in uscita che si apre alle nuove povertà.

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