Avvenire di Calabria

Immaginare una ripartenza, valutando le precondizioni in modo paritetico, calpesta i diritti di tantissimi, tra madri e padri di famiglia, che cercano di sbarcare il lunario

Fase Due, i diritti di tutti prima degli interessi di alcuni

Federico Minniti

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Siamo sulla stessa barca, ma qualcuno rischia di scivolare tra le onde prima degli altri. Eppure lo abbiamo sentito più volte (o forse anche detto): il Coronavirus «'o ssaje ched"e? È una livella». Vorremmo tanto che l'adagio parafrasato del maestro De Curtis fosse vero, ma - a 43 giorni dalla quarantena nazionale - possiamo dire che così non è. Il nemico invisibile, infatti, non è giunto in un'epoca di perequazione sociale. Tutt'altro; per questo nella grande barca tra le onde c'è chi sta messo peggio. Il Covid-19 sta svelando le disuguaglianze presenti nel nostro Paese: in balia dell'emergenza, ad esempio, ci sono i precari, i fuorisede o, peggio ancora, i lavoratori in nero. A questi aggiungiamoci le giovani «partite Iva». A loro sì, il Coronavirus appare come «a livella». Immaginare una ripartenza, valutando le precondizioni del Paese in modo paritetico, equivale a calpestare i diritti di tantissimi, tra madri e padri di famiglia, che cercano di sbarcare il lunario ogni mese e che, adesso, si vedono in cassaintegrazione (che in Calabria si stima sarà percepita in piena estate) o con 600 euro sul conto corrente.

 
La «Fase Due» tanto agognata, quindi, rischia di essere un elefante che muove i suoi passi nella cristalleria. Quali sono i provvedimenti per i tantissimi lavoratori a rischio? Verrà rivisto e aggiornato l'ennesimo "reddito d'emergenza"? Anche in questo caso, l'ulteriore azzardo è quello di confondere (come è stato fatto in passato con l'operazione "reddito di cittadinanza") la lotta alla povertà con una misura di politica attiva del lavoro. Anche perché c'è chi sta peggio. Molto peggio.
 
Ieri abbiamo intervistato il magistrato antimafia, Stefano Musolino (per vedere la versione integrale vai al video, clicca quì): ci attendevamo un'analisi sulle possibili infiltrazioni della 'ndrangheta nella ricostruzione, visto il massiccio investimento di denaro pubblico che gli alligatori delle mafie sembrerebbero pronti ad accaparrarsi. Musolino, invece, ha parlato al tempo presente, senza lanciarsi in previsioni. E, in fondo, lo ha fatto mutuando delle riflessioni di don Lorenzo Milani. «Non c'è ingiustizia più grande che fare parti uguali tra disuguali» scriveva il prete di Barbiana nella sua "Lettera a una professoressa". Il pm antimafia ha parlato di «uguaglianza sostanziale» spiegando il paradigma «tanti soldi, tanti diritti/pochi soldi, pochi diritti». Un fatto tutt'altro che ipotetico se si pensa ai quartieri-ghetto della città di Reggio Calabria: quei non-luoghi e spazi della marginalità che - in realtà - si moltiplicano in virtù di un impoverimento generale in cui - laddove la Politica non intervenga in modo qualificato - è altamente probabile che ci sguazzi il malaffare.
 
C'è poco da stare allegri: se una Città riesce a prendersi cuore dei più fragili, come i senza fissa dimora, solo grazie all'impegno della Caritas e delle associazioni di volontariato, il segnale è inquietante e lancia un grido d'allarme: rischiamo una rigenerazione delle povertà. Dopo aver parlato per un decennio di «nuovi» poveri, dopo il Coronavirus è probabile che la platea si allarghi: l'assenza di accesso al credito e di investimenti pubblico/privati sul territorio portano a derive pericolosissime, come l'usura e il disagio sociale. La «Fase Due» può iniziare il 4 maggio, ma a un costo: che nella bilancia tra interessi e diritti ci sia uno squilibrio. A favore di quest'ultimi.

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