Avvenire di Calabria

Il segretario generale della Cei interviene alla firma del protocollo di intesa per il progetto 'Liberi di Scegliere'

Galantino: «La Chiesa accanto a chi si dissocia dalle ‘ndrine»

Redazione Web

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“La mia presenza, la presenza della Chiesa italiana è un modo concreto per farci compagni di strada delle istituzioni in quei progetti che mettono al centro le persone più fragili. E per noi, persone fragili e coraggiose sono prima di tutto quelle mamme che, guardando negli occhi i loro bimbi, sentono il bisogno di prospettare loro una vita che sia davvero tale”. Lo ha detto questa mattina il segretario generale della Cei, mons. Nunzio Galantino, intervenuto nella sede della Direzione nazionale antimafia, in occasione della firma del protocollo d’intesa per il progetto “Liberi di scegliere” tra la Presidenza del Consiglio dei ministri, l’associazione Libera, il Tribunale per i minorenni di Reggio Calabria, la Procura della Repubblica e quella per i minorenni di Reggio Calabria, e anche la Procura nazionale antimafia e antiterrorismo. Si tratta di un’intesa, sostenuta dalla Conferenza episcopale italiana, che punta alla costruzione di una rete di tutela e protezione dei minori e delle famiglie che desiderino affrancarsi dalla ‘ndrangheta. “Vogliamo essere compagni di strada delle istituzioni e compagni responsabili di strada di chi sceglie stili e progetti di vita diversi da quelli segnati dal malaffare e dalla violenza – ha aggiunto -. Insomma, cerchiamo di dire con i fatti che i sistemi di mafia e tutto ciò che alleva a questi sistemi di vita non ci stanno bene, non ci appartengono e vogliamo fare tutto quello che è possibile per combatterli”. Un impegno che la Chiesa italiana porta avanti “con i fatti”. Il segretario generale della Cei ne ha citati alcuni: “In questo progetto, come nei ‘Corridoi umanitari’ e in tantissime altre realtà che vivono in zone ecclesiali periferiche, senza l’ossessione di farlo conoscere, la Chiesa cattolica investe l’8xmille destinato dai contribuenti italiani che mostrano così di confermarle la loro fiducia”. Uno strumento che consente anche altri interventi “sul fronte del contrasto alle mafie e della formazione a una vita segnata dalla giustizia e vissuta nella legalità”. Ne è esempio il percorso “Libera il bene: dal bene confiscato al bene comune”, realizzato da Libera. “Viene pensato nel 2011 in occasione dei venti anni della nota pastorale Cei ‘Educare alla legalità’. Oggi sono 156 le esperienze di riutilizzo sociale nate e sviluppatesi in 47 diocesi su un totale di 735 realtà sociali che gestiscono beni confiscati in Italia”.

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