Avvenire di Calabria

Il patriarca Latino di Gerusalemme ha lanciato un monito dopo gli atti di violenza anticristiana delle ultime settimane

Gerusalemme, Pizzaballa: «Nessuno potrà mai possederla»

I cristiani sono comunque «chiamati a costruire unità»

di Redazione Web

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«Nessuno potrà possedere Gerusalemme in maniera esclusiva»: a ribadirlo è stato il patriarca latino di Gerusalemme, Pierbattista Pizzaballa, al termine della processione delle Palme che si è svolta nel pomeriggio di ieri nella Città Santa, compiendo il percorso che va dalla chiesa di Betfage, alla chiesa di Sant’Anna, presso la porta dei Leoni. Qui, nel cortile della chiesa, Pizzaballa ha ricordato, ai tanti fedeli accorsi, che «Gerusalemme non è solo conflitto e divisione, non è solo tensione politica e religiosa, non è solo possesso ed esclusione. È anche luogo di incontro, di fede, di preghiera, di gioia, di comunione e di unità».


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Nessuno può impossessarsi dell'anima della Città Santa

«Abbiamo assistito in queste ultime settimane a tanti episodi di violenza in questa città, anche contro chiese e simboli cristiani – ha affermato il patriarca –. Ma non dobbiamo avere paura di quanti vogliono dividere, di quanti vogliono escludere o vogliono impossessarsi dell’anima di questa Città Santa. Non ci riusciranno, perché la Città Santa è da sempre e sempre resterà casa di preghiera per tutti i popoli (Is 56,7), e nessuno la potrà possedere in maniera esclusiva. Come continuo a ripetere, noi apparteniamo a questa città e nessuno ci può separare dal nostro amore alla Città Santa, così come nessuno ci può separare dall’amore di Cristo».

Cristiani chiamati a costruire unità, anche a Gerusalemme

Da Pizzaballa anche un monito: «A quanti vogliono dividere, noi rispondiamo con il desiderio di costruire unità. A quanti esprimono odio e disprezzo, noi risponderemo con la forza risanatrice dell’amore, a quanti vogliono escludere noi risponderemo cercando di incontrare e di accogliere. Noi non rinunceremo mai al nostro amore per ciò che questa Città rappresenta – ha aggiunto Pizzaballa –. Essa è il luogo della morte e risurrezione di Cristo, il luogo della riconciliazione, di un amore che salva e che supera i confini di dolore e di morte. E questa è anche la nostra missione come Chiesa di Gerusalemme: costruire, unire, abbattere barriere, sperare contro ogni speranza, testimoniare con serena fiducia uno stile di vita libero dai lacci di qualsiasi forma di paura».

L'amore di Cristo è più forte di tutto

Perciò, è stata la conclusione, «nel nostro cuore, nel cuore dei cristiani di Gerusalemme, non c’è spazio per odio e per rancore. Noi non vogliamo odiare, né disprezzare. L’amore di Cristo che ci ha conquistato è più forte di qualsiasi esperienza contraria. E questa è e resta la nostra forza e questa sarà sempre la nostra testimonianza, nonostante i nostri tanti limiti. Non scoraggiamoci, dunque. Non perdiamoci d’animo. Non perdiamo la speranza. E non abbiamo paura, ma alziamo lo sguardo con fiducia e rinnoviamo ancora una volta il nostro impegno sincero e concreto di pace e di unità, con salda fiducia nella potenza dell’amore di Cristo».


PER APPROFONDIRE: Pasqua, Pizzaballa: «Abolire la parola ”nemico”»


La processione a Gerusalemme per l'inizio della Settimana Santa

Al termine la folla dei fedeli è stata benedetta con la reliquia della croce. Alla processione hanno partecipato anche i frati francescani della Custodia di Terra Santa che hanno animato tutto il percorso con canti e musica, accompagnando nel cammino il Patriarca, il Custode di Terra Santa, padre Francesco Patton e monsignor Tito Yllana, nunzio apostolico in Israele e Cipro e delegato in Gerusalemme e Palestina, e numerosi religiosi e autorità di altre confessioni cristiane. La processione da Betfage a Sant’Anna era stata preceduta, la mattina, nella basilica del Santo Sepolcro, da una processione e dalla Messa della Domenica delle Palme, presieduta dal Patriarca, che ha dato inizio alla Settimana Santa. All’interno dell’edicola del Santo Sepolcro, Pizzaballa ha benedetto le palme, provenienti da Gerico, e i rami delle piante di ulivo del Convento francescano di San Salvatore. Una volta distribuiti ai fedeli, è iniziata la tradizionale processione attorno al Sepolcro caratterizzata da tre giri intorno all’edicola, numero che ricorda i giorni trascorsi tra la morte e la resurrezione del Cristo.

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