Avvenire di Calabria

L'arcivescovo ha celebrato una santa messa dopo aver ascoltato le testimonianza di operatori sanitari e pazienti

Giornata del Malato, il grazie di Morrone ai sanitari

Il presule: «Qui si respira un'aria di autentica umanità in cui attraverso la sofferenza impariamo ad essere più umani»

di Redazione web

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«Non c'è migliore testimonianza del vostro vissuto». Lo ha detto l’arcivescovo, monsignor Fortunato Morrone rivolgendosi a medici e operatori sanitari del Grande ospedale metropolitano di Reggio Calabria, in occasione delle celebrazioni per la Giornata mondiale del Malato. Nell’Aula “Spinelli” del Gom, il presule ha incontrato tutti coloro che vivono quotidianamente la realtà ospedaliera, tra cui anche i pazienti. Ha ascoltato le loro testimonianze, condividendo con essi un momento di preghiera durante la celebrazione della Santa Messa.


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La celebrazione è stata organizzata dalla capellania del Gom, retta da don Stefano Iacopino che ha coinvolto la Direzione generale, sanitari e pazienti dell'ospedale reggino. Nel corso della sua omelia, Morrone ha utilizzato la metafora del «casco che dà ossigeno e protezione a quanti si affidano alle vostre cure», per descrivere il prezioso servizio svolto dai sanitari. «Una scuola di umanità», l’ha definita, in cui i pazienti non sono numeri, ma considerati nella loro dignità di esseri umani.

Un momento della celebrazione, una paziente con l'arcivescovo Morrone

Il pensiero del vescovo va ai giorni più critici della pandemia. Ma anche per la battaglia quotidiana condotta contro la malattia. La Giornata del Malato è occasione per assumere maggiore consapevolezza di chi porta le ferite nel corpo e nello spirto, ma anche in cui «si prende consapevolezza dell’impegno svolto ogni giorno da chi opera per la cura del prossimo». Certamente, ancora Morrone rivolgendosi al personale ospedaliero, «le persone che incontrate segnano la vostra vita, dilatando il vostro spazio umano, contaminando di questa umanità gli altri anche fuori dalle corsie d'ospedale».

«La malattia – ha detto poi l’arcivescovo – non è un bene, ma ci insegna ad essere più umani». L’esempio, ancora Morrone, è la Croce che «in sé non rappresentata il bene, in quanto strumento di estrema sofferenza, ma ci ha insegnato a riconoscere le nostre fragilità dinnanzi al Signore, al quale noi tutti ci rivolgiamo chiamandolo Padre».

«Il vostro lavoro – ha concluso monsignor Morrone – è un lavoro di intercessione. Attraverso la vostra presenza continua l’opera di Dio su questo mondo. Siate consapevoli di ciò. Lo dico ai credenti e non solo: laddove c’è un sorriso, vicinanza e competenza, c’è la presenza del Signore».

Giornata del Malato al Gom, le parole del Cappellano don Iacopino

Un sentito ringraziamento a Morrone «per la sua presenza e disponibilità», lo ha espresso don Stefano Iacopino, cappellano del Grande ospedale metropolitano. «Mai come in questo periodo ancora segnato dalla pandemia - le sue parole - siamo costretti a confrontarci con i tempi della malattia e della morte. Nonostante questo cerchiamo sempre di far sentire la nostra presenza ai pazienti». Don Iacopino ha ricordato, inoltre, il significato della Giornata mondiale del Malto: «Da sempre - ha detto - occasione per sensibilizzare le nostre comunità parrocchiali sull'importanza di farsi carico delle situazioni di fragilità e solitudine provocate dalla malattia e dalle sofferenze, non solo fisiche».

Infine anche il suo ringraziamento al personale sanitario, «bisognoso anch'esso di qualcuno che si prenda cura di dei suoi bisogni spirituali». Il medico, anche se non si professa credente, ha poi aggiunto, «attraverso il suo spirito di servizio rivela una somiglianza con Gesù». Infine il ringraziamento per quanto fatto, soprattutto in questi ultimi due anni. «Le vostre testimonianze - ha concluso il cappellano rivolgendosi al personale ospedaliero - sono straordinarie».

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